Di Roberto Pellegrino
Non ha la scorta né un conto in banca, e per il fisco uruguaiano è un
“nullatenente”. José Alberto Mujica Cordano è da due anni il presidente
dell’Uruguay. Dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio
da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto 800 euro, e devolve
il resto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo
delle zone più povere del Paese. Dice: «questi soldi, anche se sono
pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive
con molto meno».
Non possiede un conto in banca, né tantomeno ha una carta di
credito nel suo portafoglio. Vive con poco più che 20mila pesos al mese
(800 euro) e non ha bisogno di una scorta, benché José Alberto "Pepe"
Mujica Cordano, classe 1934, ricopra da due anni l'alta carica di
presidente della Repubblica dell'Uruguay.
Non è un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato
alla politica. E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che poco
reclamizza la sua austera condotta. È soltanto un esempio di buona
politica che viene dal Sudamerica. Ogni mese dei 250mila pesos (circa 10
mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé
soltanto quegli 800 euro che in Uruguay equivalgono allo stipendio di un
impiegato bancario. Il resto, il 90% dei suoi emolumenti, è devoluto al
Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più
povere dell'Uruguay attraverso la costruzione di abitazioni con acqua e
luce. Anche per questo e non solo per i suoi trascorsi, Pepe, come ama
farsi chiamare dai premier stranieri in visita fino al fattorino, è
amato e rispettato tanto quanto il nostro ex presidente Sandro Pertini
con cui condivide il fatto di essere stato arrestato e imprigionato.
Ex guerrigliero ai tempi della dittatura di Jorge Pacheco Areco,
Mujica fu leader della corrente di liberazione Tupamaros,
organizzazione radicale marxista ispirata alla Revolución cubana. Nel
nel marzo del 2010 ha stravinto le presidenziali con il Movimento de
participación popular (Mpp). Fu un evento storico culminato con due
settimane di festeggiamenti nella capitale di Montevideo. È descritto
come un uomo per bene, la cui sete di vendetta non ha mai guidato le sue
scelte politiche, nemmeno contro i suoi aguzzini che lo tennero in
prigione per 15 anni nel terribile carcere di Punta Carretas, la
Alcatraz del Cono Sur.
Per il Fisco uruguaiano, Pepe Mujica è un nullatenente,
il cui unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca di colore
celeste (il nostro Maggiolino). Abita a Rincón del Cerro, nella
periferia di Montevideo, in una fattoria tra cavalli, mucche e galline,
proprietà della moglie, la senatrice Lucía Topolansky. E quando gli
chiedono il motivo di tanta austerità e di questo stipendio da fame, lui
non esita a rispondere: «Questi soldi, anche se sono pochi, mi devono
bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno».
Fin dalla sua elezione Pepe Mujica ha chiesto di non avere una scorta e
come un'auto presidenziale ha chiesto un'utilitaria, una Chevrolet Corsa
che usa solo durante gli incontri ufficiali. La sua unica scorta
è Manuela, una bastardina che lo segue ovunque anche tra i marmi del
Palacio Legislativo.
I suoi aficionados, ancora lo ricordano da giovane: quando,
dopo la caduta della dittatura militare, correva verso il parlamento
sulla sua Vespa. E da titolare della più alta carica dello Stato, lo
stile di vita di Pepe Mujica non è poi tanto cambiato. Ha una zazzera
abbondante, grigia e spesso scompigliata, non indossa mai la cravatta e
nelle foto ufficiali ha l'aria, più che di un presidente, di uno che si
trova lì per caso accanto ad altri capi di Stato. Anche la sua pensione
di senatore, da anni, la dona interamente in beneficenza. Niente
sprechi, niente protocolli. Auto blu e parlamentari baby-pensionati «¡No
pasarán!» mai in Uruguay, il secondo stato più piccolo del
Sudamerica che si è ritagliato un ruolo importante in politica ed
economia.
Oltre alla generosità, Pepe è anche ricordato per essere “il
Presidente della porta accanto”. Si ferma sempre a parlare con i
cittadini, saluta il salumiere e l'ortolano del suo quartiere, abbraccia
i piccoli giocatori della squadra di calcio Huracán, che va a vedere
ogni domenica. E la gente lo ama. Adora il suo modo di governare e lo
segue anche in Spagna, unico Paese europeo che ha visitato dopo la sua
elezione. Mercoledì, il presidente Pepe ha persino aperto le porte della
sua residenza ufficiale ai senza tetto: ha disposto che una vasta area
del Palacio Suarez y Reyes ospiti chi non ha niente. È questa l’idea di
politica che ha Pepe.
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