Di Massimo Fini
ilfattoquotidiano.it
Populismo giudiziario”, termine coniato, a quanto pare, da Luciano
Violante, è diventato immediatamente il nuovo mantra (vedi, puntuale,
l’articolo di Angelo Panebianco sul “Corriere” del 21/8) di quella
vastissima e variegata “fairy band” di intellettuali, giornalisti e
politici la cui principale ragione in ditta è attaccare la magistratura
per sottrarre gli esponenti della classe dirigente al rispetto di
quelle leggi cui tutti noi, sprezzantemente definiti “gente comune”,
siamo invece tenuti.
Già il termine “populismo” è di definizione
incerta e quanto mai vaga (“atteggiamento genericamente democratico e
socialista, senza solide basi dottrinali” dice il Palazzi), ma il
“populismo giudiziario” è un animale che, come “il tasso col
sovrattasso” di una famosa, benché antica, vignetta di Giovanni Mosca,
poteva nascere solo in Italia.
Il “populismo giudiziario”, come il “garantismo” e il “giustizialismo”,
altri neologismi inventati negli anni Novanta ad usi dei politici
inquisiti, indica qualcosa che semplicemente non esiste.
Nel caso invece in cui un magistrato non applichi la legge
ma la distorca consapevolmente commette un reato gravissimo e, se se ne
hanno gli estremi, va denunciato alla più vicina Procura della
Repubblica competente per territorio. Ma questo non è mai avvenuto. Si
preferisce parlare genericamente, e furbescamente, di “populismo
giudiziario”. Violante, non contento di essersi inventato il “populismo
giudiziario”, accusa “Il Fatto”, Grillo e Di Pietro di aver creato un
blocco “che sta reindirizzando il risorgente populismo italiano”. Embè,
se anche fosse, da quando in qua, in una democrazia, un movimento di
opinione non è libero di esprimersi senza essere minacciato di garrota?
In ogni caso “Fatto”, Cinque Stelle, Idv sono diversi per funzioni e
contenuti, ma da una cosa sono accomunati: l’intransigente difesa del
rispetto della legalità e, in particolare, del principio, basilare in
una democrazia, dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla
legge. Perché la verità, al di là dei paralogismi paragiuridici di
Violante e compari, è un’altra. E la conosciamo tutti benissimo.
Da quando, nel I992, la Magistratura italiana, liberata dalla
repressione del consociativismo partitocratico grazie alla comparsa,
dopo vent’anni, di un movimento di opposizione, la Lega, è andata a
frugare anche fra le mutande sporche di “lorsignori” è in atto un feroce
tentativo di rimetterle la mordacchia, con leggi “ad personam” e “ad
personas”, ispezioni, provvedimenti disciplinari, accuse indimostrate e
indimostrabili, minacce, insulti e truffe linguistiche: “garantismo”,
“giustizialismo”, “indebita supplenza”, “uscire da Tangentopoli” - con
un’amnistia naturalmente – “soluzione politica”, “pacificazione
nazionale”. Ora è la volta del “populismo giudiziario”.
Fonte:Come Don Chisciotte
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