Di Marlowe A questo punto sono attese
un’addizionale su pircing e tatuaggi, un’accisa sulla cresta di Hamsik
ed El Shaarawy - lì si può davvero abbattere il debito pubblico -, uno
spread sulla trippa con pecorino, sul cacio e pepe e sull’impepata di
cozze. E se gli Usa ci dichiareranno guerra per via della Coca-Cola, e
magari tenteranno rappresaglie sul nostro prosciutto crudo, sulla
mortadella e sul parmigiano, noi risponderemo con un dazio sugli iPhone.
La tassa sulle bibite gassate che il ministro della Salute Renato
Balduzzi intende introdurre per decreto è una buona idea, anzi ottima, e
va a colmare due lacune. La prima: questo governo mette fine a tanti
mesi di spensierati sgravi fiscali, dalle case alla benzina, dai
depositi bancari alle bollette. Una situazione che non poteva durare e
ci allontanava dall’Europa. La seconda: la tassa è il coronamento di un
sistema sanitario e di sicurezza sociale altrimenti perfetto. Da noi,
come è noto, non esistono file ai pronto soccorso né disagi in corsia, i
reparti sono puliti e gli ospedali attrezzati, al Sud come al Nord
tutto funziona con efficienza e basso prezzo, e nessuno ruba. Tassare la
Coca-Cola, pardon le «bibite gassate a zuccherate» (si attende un agile
regolamento attuativo) è esattamente ciò di cui tutti sentivamo la
mancanza. Neppure il gettito atteso sono bruscolini: 250 milioni, spiega
il ministro, «al massimo tre centesimi a bottiglietta», quindi gratis
per contribuenti che hanno l’Irpef, i carburanti e le imposte sulle case
più basse del mondo. Ma ancora più meritevole è la motivazione della
gabella: «Se scoraggiare i consumi significa promuovere uno stile di
vita più razionale e sobrio non è un risultato malvagio». Massima
sobrietà, dunque. A questo punto sono attese un’addizionale su pircing e
tatuaggi, un’accisa sulla cresta di Hamsik ed El Shaarawy - lì si può
davvero abbattere il debito pubblico -, uno spread sulla trippa con
pecorino, sul cacio e pepe e sull’impepata di cozze. E se gli Usa ci
dichiareranno guerra per via della Coca-Cola, e magari tenteranno
rappresaglie sul nostro prosciutto crudo, sulla mortadella e sul
parmigiano, noi risponderemo con un dazio sugli iPhone, le barzellette
spinte e i film con Johnny Deep. Del resto «scoraggiare i consumi» è
esattamente ciò che ci vuole in questo momento, visto che in ogni
settore le vendite vanno a meraviglia e aziende e negozi non sanno più
dove mettere soldi e dipendenti. Diciamo la verità: miglior debutto per
l’attuazione concreta dell’agenda crescita del governo Monti non poteva
esserci. Finiamola qui, perché da scherzare c’è davvero poco. E proviamo
a capire che cosa stia risvegliando gli umori più bizzarri, anzi
masochistici, di questo o quel ministro. Desiderio di farsi belli per le
elezioni? Qualche lobby in agguato? Andando sullo specifico, cioè sulla
salute, è evidente che l’abuso di bevande gassate non fa bene, e non
solo la Coca-Cola: ma il governo ritiene che siano più nocive degli
hamburger, magari fra tre strati di formaggio e pane, o di certi
prodotti dietetici acquistabili liberamente? Pensa che il prosecco e il
mohito siano più salutari? La Coldiretti è già scesa in campo
approfittando per chiedere un aumento della percentuale di frutta nei
succhi: a quanto pare ogni volta che beviamo un’aranciata la percentuale
di agrumi è solo del 12%, il resto sono additivi, coloranti e acqua.
Che facciamo, tassiamo tutto? Nel piano Balduzzi non manca, secondo noi,
un aspetto positivo: la riorganizzazione in poliambulatori «H 24» dei
medici di base. Lo vogliamo però tradotto anche quello in decreto,
altrimenti restano solo le tasse. Il resto, se permettete, è velleità,
ipocrisia, fuffa. Per il latte fresco e il sushi il commerciante dovrà
consigliare «o il congelamento a meno 20 gradi per un giorno o la
cottura». Immaginiamo i risultati. Slot machine e giochi vari devono
essere collocati ad almeno 500 metri da scuole, case di riposo e luoghi
di culto. Che cosa si vuole colpire: l’estetica o la sostanza (i ragazzi
si muovono in motorino, in tram, a piedi, senza parlare di internet)?
Se l’obiettivo è la seconda, allora perché lo Stato si fa d’oro con le
scommesse, circa 10 miliardi incassati dall’Erario nel 2011? Fumo: c’è
il divieto, giusto, di vendere sigarette ai minorenni. Ora rafforzato da
multe ai commercianti e dall’obbligo per i distributori notturni «di
dotarsi di un sistema di rilevamento dell’età attraverso la lettura di
documenti in cui sia stata indicata la data di nascita». Ma ci stanno
prendendo in giro? Ci siamo già dimenticati la fine ingloriosa delle
meraviglie del «borsellino elettronico» e dei «conti a zero spese»
promessi a tutti i pensionati sotto i mille euro, causa soppressione del
contante? Ci spiace per Balduzzi, ma più che prendersi a cuore la
salute questo piano produrrà solo tasse, multe e il diffondersi
esponenziale di quella tendenza allo Stato-tutore, o spia, che per molti
dovrebbe dalla mattina a quando andiamo a letto (e anche oltre)
prenderci a carico, tracciarci, videosorvegliarci, indagarci nei conti
correnti e pretendere un Pin ogni tre mesi; uno stato orwelliano che,
appunto, determini i nostri «stili di vita», possibilmente sobri, e
prevalentemente con qualche obiettivo fiscale. Uno Stato che vuol sapere
in tempo reale non solo quanto guadagniamo e le tasse che paghiamo, ma
anche come e dove decidiamo di spendere soldi e risparmi per ricavarne
identikit sintetici «di benessere» nei quali incasellarci, a guai a chi
sgarra. Uno Stato che fa finta di nulla se la benzina supera i due euro,
o se qualche anziano viene dimenticato in una casa di riposo o un
malato grave muore in corsia, però ritiene di dover cominciare a
risolvere i problemi della salute con un’altra tassa, stavolta sulle
bollicine. Questi Stati tuttologi ed etici ricordano precedenti vicini e
lontani. Anche la Francia promuove campagne contro la Coca-Cola e la
Nutella a favore delle bevande nazionali; così come pensò di imporre
l’uso della parola ordinateur al posto di computer. Non ha avuto buona
sorte. Altrettanto Mussolini, che volle trasformare il tennis in
pallacorda e il cashmere in casimiro. «Sabato 18, alle ore 20,45 in
telecronaca diretta da Wembley, Inghilterra-Italia valevole per la
qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma
formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di
fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo,
familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero»: oggi,
oltre all’abbonamento in pay tv (soggetto a redditometro), il ragioner
Ugo ci pagherebbe un paio di addizionali.
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