Il gemello malefico del fracking. Cosa ruota attorno alla miniera di Nuraxi Figus

ago 31, 2012 0 comments
Fratelli minatori del Sulcis, non fatevi intortare. Questo post è scritto da una che – come voi – ha un disperato bisogno di lavorare. Ma sapete cosa implica il lavoro che ora state lottando per ottenere?
I giornali scrivono che vi siete barricati a circa 400 metri di profondità nella miniera di carbone di Nuraxi Figus a Gonnesa, in Sardegna, “per convincere il Governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggiodi CO2 nel sottosuolo.” Questo e tutti gli altri link sono in fondo.
In sostanza vogliono costruire una centrale elettrica da 450 MW alimentata col carbonedella miniera e spedire nel sottosuolo una parte dell’anidride carbonica (il principale gas dell’effetto serra) sprigionatosi dalla combustione del carbone: il cosiddetto Ccs, Carbon capture and storage. Quanta anidride carbonica vogliono seppellire e quanta usciràcomunque nell’atmosfera, non l’ho trovato scritto da nessuna parte (alla faccia della pulizia), ma questo è veramente il meno.
Voglio portare alla vostra attenzione due cose. Primo: la prestigiosa Accademia delle Scienze americana dice che il Ccs può innescare terremoti più del famigerato fracking.
Seconda cosa. Sul sito della Sotacarbo, la società che ha presentato il progetto per la centrale, si legge che essa ha fatto domanda di finanziamenti per uno studio di pre-fattibilità sull’applicazione della tecnologia ECBM (Enhanced Coal Bed Methane) al bacino carbonifero del Sulcis. Una versione “enhanced”, più potente, del Coal Bed Methane, una tecnica per estrarre metano ddi giacimenti di carbone che è stata a sua volta definita “il gemello malefico del fracking”.
Al Coal Bed Methane viene associato il rischio di inquinamento delle falde sotterranee d’acqua: e l’acqua pulita è indispensabile per ogni forma di vita, per ogni attività umana.
Innanzitutto il Ccs. L’anidride carbonica messa sottoterra per certi versi presenta analogie con lo stoccaggio delle scorie nucleari, nel senso che bisogna individuare un luogogeologicamente stabile per omnia saecula saecolorum, sennò tornerà nell’atmosfera.
La famosa storia della miniera di Asse, in Germania, dimostra che luoghi individuati come geologicamente stabili posso benissimo destabilizzarsi in tempi sorprendentemente brevi.
Fra l’altro la CO2 è, a determinate concentrazioni, un gas letale. In caso si verificasse una fuga consistente?
Ma soprattutto c’è il recentissimo studio del National Research Council (l’Accademia delle scienze americana) intitolato “Induced Seismicity Potential in Energy Technologies”, 300 pagine sulla relazione fra i terremoti e l’uso di varie tecniche legate all’energia: estrazione di idrocarburi con metodi convenzionali, fracking, Ccs e quant’altro.
Lo studio ha analizzato da questo punto di vista i terremoti verificatisi in passato. Non dice se e dove una tecnica è in grado di innescare terremoti. Però è illuminante. Cito una parte del riassunto che ne ha fatto il prestigioso Scientific American; il neretto è mio:
Overall, technologies that basically balance the amount of fluid removed or injected, such as conventional oil wells, induced fewer seismic events than those that involve net injection or extraction. “The two techniques with the largest imbalance are carbon sequestration and wastewater injection,” said Murray Hitzman (…) chairman of the committee that wrote the report
Se un geologo vorrà fornire una migliore traduzione tecnica, i commenti sono a sua disposizione. Io leggo:
Nell’insieme, le tecnologie che fondamentalmente mantengono in equilibrio la quantità dei fluidi estratti o iniettati [nel sottosuolo, va da sè] come i pozzi di petrolio convenzionali hanno innescato meno terremoti rispetto a quelle che richiedono estrazione netta o iniezione netta. “Le due tecniche con il maggiore disequilibrio sono il sequestro del carbonio [il Ccs come quello che vogliono fare nel Sulcis] e l’iniezione di acque di scarto”, ha detto Murray Hitzman, presidente della commissione che ha redatto il rapporto.
Ma non è tutto. Il punto d’arrivo sperato per il Sulcis è il ECBM (Enhanced Coal Bed Methane). Significa, detto in parole povere, iniettare nel sottosuolo anidride carbonica allo stato supercritico per fare uscire il metano.
A temperatura ambiente l’anidride carbonica è allo stato di gas. Per portarla allo stato supercritico bisogna sottoporla ad una pressione di circa 7 atmosfere. Diventa una sorta difluido, e come tale viene iniettata sottoterra. E’ una tecnica analoga al fracking: solo che per far uscire il gas intrappolato nelle rocce iniettano anidride carbonica fluida anzichè acqua.
Non so se arriveranno a questo, ma a questo sperano di arrivare. E’ una tecnica talmente d’avanguardia che non sono neanche ben noti i possibili effetti collaterali.
Nel 2006 uno studio del Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo si è limitato a costruirne un modello. Ho trovato anche uno studio australiano del Csiro, più recente: praticamente un inno sotto forma di stime e previsioni applicate alla realtà locale.
In ogni caso l’estrazione di metano dal carbone è parente del fracking. Di solito si pensa subito al rischio che il fracking inneschi terremoti ma c’è anche un altro problema: la possibilità che una parte del metano fatto uscire sottoterra dalle rocce, insieme ad eventuali altre sostanze, possa raggiungere la falda sotterranea d’acqua. E’ la famosa acqua che prende fuoco del film Gasland.
Ecco, fratelli minatori del Sulcis, voi volete lavorare e nessuno meglio di me può capirvi. Pensate però per favore a ciò che vi chiederanno di fare alla Terra, alla vostra terra. E, vi supplico, non lasciatevi intortare.
Dall’ufficio stampa della Regione Sardegna Cappellacci presenta il progetto per il Sulcis
Sul sito di Sotacarbo carbone Sulcis e tecnologia ECBM nel Sulcis
Induced Seismicity Potential in Energy Technologies, lo studio dell’Accademia delle scienze americana, e il riassunto che ne ha fatto Scientific American
Su English Wikipedia ECBM, Enhanced coal bed methane
Dallo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo Enhanced coal bed methane recovery
Post scriptum. Io (a differenza di altri) non mi arrabbio se qualcuno scrive sugli argomenti di cui tratto per prima. In questi casi il bon ton del web suggerisce di mettere un link al mio post: ma si tratta di buona educazione e ho constatato quanto essa sia sconosciuta.
Mi scoccia però quando si pubblicano post retrodatati per farli sembrare precedenti al mio e poi si va a dire in giro che ho copiato. Se capita di nuovo non mi limito a scocciarmi. Chi ha orecchie per intendere, anche stavolta intenda 

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