Dalle cime del potere, da Colle a Monti, l’Italia si vede minuscola, così microscopica che la sua crisi si taglia con un professorino. E’ bastato un cattedratico-chic per convincere il mondo che siamo virtuosi e parsimoniosi, tutt’altra cosa dello scialacquio della banda del nano con bandana. Non nei numeri impietosi,i quali ovviamente dicono il contrario, ma nello stile, nelle parole e negli atti spettacolari degli uomini colti che ci colgono in fallo inviandoci la finanza a casa, nel ristorante, durante la tintarella di sole e di luna per far conoscere il terrore all’evasore.
I giornaloni alticci, che alle elevate vette politiche e morali del dirla tutta preferiscono l’informazione parziale o persino il non dir niente che piace al salotto vorace, la prendono per buona, anzi la rilanciano facendo l’eco al perito che ci vuole tutti periti e seppelliti sotto cumuli di tasse e montagne di rincari. Un disastro generale che sulla stampa diventa un mezzo paradiso universale il quale contiene all’interno un inferno fiscale.
Tra un po’ non avremo nemmeno più i soldi per comprare la benzina con la quale darci fuoco. Condannati a soffrire e a batterci il corpo come flagellanti, abbindolati dai sacerdoti di rito bocconiano, adoratori dello spread e dei mercati, siamo vittime dei teologi dell’irreversibilità dogmatica dell’euro che ci vogliono smorti ma non morti. Altrimenti, chi paga la bolletta? Prendere lezioni di sobrietà da tali accademici devoti a Sankt Moritz e al bene proprio, succeduti al Gran Paraculo del pene proprio, è uno schiaffo alla dignità e alle speranze del popolo italiano.
Quanto ancora cercheranno di descrivere il massone Mario Monti, iscritto alla Trilaterale e al Bilderberg, come un fratello d’Italia laddove egli è fratello delle logge e basta? Ma come, a colpi di P2 abbiamo svillaneggiato tutta la classe dirigente precedente e maintenant si fa Premier e senatore un franco muratore senza che nessuno stigmatizzi il compasso ferale? Uno come Andreotti, non proprio uno stinco di santo e spesso a braccetto col diavolo, cosparso di merda e d’infamia fino a qualche anno fa, ebbe almeno il coraggio di declinare gli inviti delle consorterie internazionali perché riteneva sufficienti a metterci in ceppi i legami ufficiali con i governi occidentali e le regole del gioco di Yalta.
Oltre questa subalternità c’era la vera e propria sudditanza. Troppo per chiunque, ma non per i nuovi venuti, senza onore e memoria, da Sinistra col furore degli ipocriti, i quali hanno regalato la nostra sovranità a Washington e a Bruxelles, per guadagnarci, dalla svendita dello Stato, qualche posto e qualche prebenda. Questi disonorati mollaccioni che oggi si tingono di fascino istituzionale e perbenismo liberale, hanno venduto l’anima, la storia, l’identità, i valori (e se le mamme fossero state a tiro avrebbero ceduto pure quelle) della loro tradizione per assumere, con indosso la veste democratica dei traditori, il ruolo dei moralizzatori. Tra i propugnatori del colpo di mano per via processuale negli anni ’90, adesso che si sentono minacciati, denunciano l’eversione giudiziaria che attenta all’integrità costituzionale dello Stato. Luciano Violante, vero deus ex-machina di quella stagione persecutoria, non prova nemmeno un po’ di vergogna nel dire che c’è un tentativo di destabilizzazione messo in atto dai togati contro la sua parte politica? Hanno sputtanato, ferito, suicidato con il codice penale in mano e la giustizia nelle mutande appena ieri ed oggi diventano alfieri delle prerogative inviolabili del Capo dello Stato. Cossiga lo scrivevano con la kappa ed il primo cavaliere di Repubblica (Von Scalfawitz), che attualmente difende a spada tratta il Colle, voleva staccargli il collo. Con cosa dovremmo scrivere noi ora il nome del Capocollo? Con la kakka? Oppure, recuperando il linguaggio violento di quelle annate dovremmo soprannominarlo, quest’uomo con la nomina senatoriale rapida e l’imposizione governativa facile, Herr Fuhrer? Purtroppo quei momenti sono passati e viviamo in tempi non ideologizzati, ci accontenteremo, pertanto, di appellarlo Il Furetto del colletto ( http://it.wikipedia.org/wiki/Mustela_putorius_furo ).
I giornaloni alticci, che alle elevate vette politiche e morali del dirla tutta preferiscono l’informazione parziale o persino il non dir niente che piace al salotto vorace, la prendono per buona, anzi la rilanciano facendo l’eco al perito che ci vuole tutti periti e seppelliti sotto cumuli di tasse e montagne di rincari. Un disastro generale che sulla stampa diventa un mezzo paradiso universale il quale contiene all’interno un inferno fiscale.
Tra un po’ non avremo nemmeno più i soldi per comprare la benzina con la quale darci fuoco. Condannati a soffrire e a batterci il corpo come flagellanti, abbindolati dai sacerdoti di rito bocconiano, adoratori dello spread e dei mercati, siamo vittime dei teologi dell’irreversibilità dogmatica dell’euro che ci vogliono smorti ma non morti. Altrimenti, chi paga la bolletta? Prendere lezioni di sobrietà da tali accademici devoti a Sankt Moritz e al bene proprio, succeduti al Gran Paraculo del pene proprio, è uno schiaffo alla dignità e alle speranze del popolo italiano.
Quanto ancora cercheranno di descrivere il massone Mario Monti, iscritto alla Trilaterale e al Bilderberg, come un fratello d’Italia laddove egli è fratello delle logge e basta? Ma come, a colpi di P2 abbiamo svillaneggiato tutta la classe dirigente precedente e maintenant si fa Premier e senatore un franco muratore senza che nessuno stigmatizzi il compasso ferale? Uno come Andreotti, non proprio uno stinco di santo e spesso a braccetto col diavolo, cosparso di merda e d’infamia fino a qualche anno fa, ebbe almeno il coraggio di declinare gli inviti delle consorterie internazionali perché riteneva sufficienti a metterci in ceppi i legami ufficiali con i governi occidentali e le regole del gioco di Yalta.
Oltre questa subalternità c’era la vera e propria sudditanza. Troppo per chiunque, ma non per i nuovi venuti, senza onore e memoria, da Sinistra col furore degli ipocriti, i quali hanno regalato la nostra sovranità a Washington e a Bruxelles, per guadagnarci, dalla svendita dello Stato, qualche posto e qualche prebenda. Questi disonorati mollaccioni che oggi si tingono di fascino istituzionale e perbenismo liberale, hanno venduto l’anima, la storia, l’identità, i valori (e se le mamme fossero state a tiro avrebbero ceduto pure quelle) della loro tradizione per assumere, con indosso la veste democratica dei traditori, il ruolo dei moralizzatori. Tra i propugnatori del colpo di mano per via processuale negli anni ’90, adesso che si sentono minacciati, denunciano l’eversione giudiziaria che attenta all’integrità costituzionale dello Stato. Luciano Violante, vero deus ex-machina di quella stagione persecutoria, non prova nemmeno un po’ di vergogna nel dire che c’è un tentativo di destabilizzazione messo in atto dai togati contro la sua parte politica? Hanno sputtanato, ferito, suicidato con il codice penale in mano e la giustizia nelle mutande appena ieri ed oggi diventano alfieri delle prerogative inviolabili del Capo dello Stato. Cossiga lo scrivevano con la kappa ed il primo cavaliere di Repubblica (Von Scalfawitz), che attualmente difende a spada tratta il Colle, voleva staccargli il collo. Con cosa dovremmo scrivere noi ora il nome del Capocollo? Con la kakka? Oppure, recuperando il linguaggio violento di quelle annate dovremmo soprannominarlo, quest’uomo con la nomina senatoriale rapida e l’imposizione governativa facile, Herr Fuhrer? Purtroppo quei momenti sono passati e viviamo in tempi non ideologizzati, ci accontenteremo, pertanto, di appellarlo Il Furetto del colletto ( http://it.wikipedia.org/wiki/Mustela_putorius_furo ).
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