Fonte:http://lindro.it/I-giochi-di-Oscar-Pistorius,10111#.UECE4KO0KSo
Non ci sono dubbi: è lui il simbolo delle Paraolimpiadi, I Giochi Olimpici riservati agli atleti disabili inauguratisi ieri a Londra. Da anni ormai sentiamo parlare delle imprese di questo ragazzo sudafricano, classe 1986, nato a Johannesburg, che dopo aver disputato da poche settimane le Olimpiadi con gli atleti normodotati, torna in pista per la terza volta dopo Atene 2004 e Pechino 2008 per arricchire il suo bottino olimpico, che già consta di quattro ori e un bronzo conquistati sul campo.
E’, l’icona, la star, il rappresentante ideale di tutto un movimento atletico: ricercato e corteggiato per interviste, servizi fotografici dalla stampa di tutto il mondo, al punto che il suo staff ha dovuto selezionare rigorosamente le richieste e dirottare gli altri in occasione del passaggio nella ’zona mista’, al termine delle gare.
Oscar Pistorius è nato con una grave malformazione, che ha costretto i medici ad amputargli le gambe all’età di undici mesi: ciononostante inizia fin da liceale a praticare lo sport, passando dalla Pallanuoto e il Rugby all’Atletica Leggera, una disciplina che lo porterà a diventare il primo atleta portatore di handicap al mondo conquistare una medaglia in una manifestazione riservata agli atleti normodotati.
Insieme ai compagni della staffetta sud africana della 4x400, lo scorso anno si aggiudica la medaglia d’argento ai Campionati Mondiali di Daegu in Corea. Un’integrazione ed una conquista del posto da titolare nel gruppo dei velocisti del Sud Africa che gli permette di disputare le recenti Olimpiadi di Londra, sia nella gara individuale dei 400 mt che nella staffetta. Qui riceve un’ovazione durante la semifinale, al giro di pista dove viene eliminato: ottantamila persone si alzano in piedi per tributargli un lungo applauso.
Applausi che continuano quando, ancora nella squadra della staffetta, agguanta la finale olimpica: un sogno che si realizza, da poter raccontare un domani. Si, è vero, quelle sono state le Olimpiadi di Usain Bolt, il re della velocità , ma c’era anche lui.
Quelle che sono iniziate sono senza dubbio le Paraolimpiadi di Oscar Pistorius. Un altro stadio esprime tutta la propria ammirazione a lui, che non ha mai perso la voglia di lottare, e migliorarsi per correre al fianco degli altri. Nonostante le polemiche per il possibile vantaggio che lo stesso poteva trarne dall’ utilizzo delle protesi di carbonio e alluminio.
Si sono espressi in merito luminari della materia, tecnici di fama internazionale, medici, dirigenti di ogni grado all’ interno della IAAF ( la federazione internazionale dell’ Atletica Leggera) e dopo una prima esclusione lo stesso viene autorizzato prendere parte alla gare olimpiche. I maligni dicono che tutto è filato liscio solo perchè Pistorius non ha raggiunto il podio, non è andato a medaglia, perchè se avesse ottenuto un risultato allora ricorsi, proteste, e la riapertura del dibattito sarebbero stati dietro l’angolo.
Le Paraolimpiadi di queste settimane vedranno colui che ormai viene sopranominato ’Blade Runner’ cimentarsi in tutte le gare della velocità pura, dai 100 ai 400 mt., da grande favorito.
Le gare di questi giorni saranno l’ occasione per vincere altre medaglie ma anche per migliorare le prestazioni cronometriche e abbattere ulteriori muri: mostrare al mondo intero che nonostante la disabilità , si può riuscire ad accorciare le distanze dagli atleti cosiddetti ’normali’. Scendere sotto il muro dei 45”00 nella sua gara, i quattrocento metri, rappresenterebbe una sfida storica, un risultato da leggere non solo in chiave cronometrica, ma con tutto il carico di speranza per molti giovani diversamente abili che un giorno potrebbero arricchire le fila del movimento paralimpico.
In questi anni Oscar è stato sulle copertine dei più autorevoli quotidiani e riviste del mondo, la sua vita è stata raccontata da libri e biografie, il rapporto con i suoi tifosi in tutto il mondo si è stretto attraverso il web e i social media: l’ impegno nella vita privata nel raccontare agli altri la sua esperienza umana e sportiva, gli sono valsi nel 2010 il Gamajun International Award riconoscimento del Laboratorio Internazionale della Comunicazione.
Oggi il mondo disabile, deve sfruttare la grande occasione che gli si presenta attraverso Oscar Pistorius e le migliaia di atleti che da tutto il mondo partecipano alle Paraolimpiadi per fare conoscere sempre di più il loro mondo, lanciare uno spot, mostrare quanti sono gli sport che possono essere praticati e di cui non si e a conoscenza.
Non ci sono dubbi: è lui il simbolo delle Paraolimpiadi, I Giochi Olimpici riservati agli atleti disabili inauguratisi ieri a Londra. Da anni ormai sentiamo parlare delle imprese di questo ragazzo sudafricano, classe 1986, nato a Johannesburg, che dopo aver disputato da poche settimane le Olimpiadi con gli atleti normodotati, torna in pista per la terza volta dopo Atene 2004 e Pechino 2008 per arricchire il suo bottino olimpico, che già consta di quattro ori e un bronzo conquistati sul campo.
E’, l’icona, la star, il rappresentante ideale di tutto un movimento atletico: ricercato e corteggiato per interviste, servizi fotografici dalla stampa di tutto il mondo, al punto che il suo staff ha dovuto selezionare rigorosamente le richieste e dirottare gli altri in occasione del passaggio nella ’zona mista’, al termine delle gare.
Oscar Pistorius è nato con una grave malformazione, che ha costretto i medici ad amputargli le gambe all’età di undici mesi: ciononostante inizia fin da liceale a praticare lo sport, passando dalla Pallanuoto e il Rugby all’Atletica Leggera, una disciplina che lo porterà a diventare il primo atleta portatore di handicap al mondo conquistare una medaglia in una manifestazione riservata agli atleti normodotati.
Insieme ai compagni della staffetta sud africana della 4x400, lo scorso anno si aggiudica la medaglia d’argento ai Campionati Mondiali di Daegu in Corea. Un’integrazione ed una conquista del posto da titolare nel gruppo dei velocisti del Sud Africa che gli permette di disputare le recenti Olimpiadi di Londra, sia nella gara individuale dei 400 mt che nella staffetta. Qui riceve un’ovazione durante la semifinale, al giro di pista dove viene eliminato: ottantamila persone si alzano in piedi per tributargli un lungo applauso.
Applausi che continuano quando, ancora nella squadra della staffetta, agguanta la finale olimpica: un sogno che si realizza, da poter raccontare un domani. Si, è vero, quelle sono state le Olimpiadi di Usain Bolt, il re della velocità , ma c’era anche lui.
Quelle che sono iniziate sono senza dubbio le Paraolimpiadi di Oscar Pistorius. Un altro stadio esprime tutta la propria ammirazione a lui, che non ha mai perso la voglia di lottare, e migliorarsi per correre al fianco degli altri. Nonostante le polemiche per il possibile vantaggio che lo stesso poteva trarne dall’ utilizzo delle protesi di carbonio e alluminio.
Si sono espressi in merito luminari della materia, tecnici di fama internazionale, medici, dirigenti di ogni grado all’ interno della IAAF ( la federazione internazionale dell’ Atletica Leggera) e dopo una prima esclusione lo stesso viene autorizzato prendere parte alla gare olimpiche. I maligni dicono che tutto è filato liscio solo perchè Pistorius non ha raggiunto il podio, non è andato a medaglia, perchè se avesse ottenuto un risultato allora ricorsi, proteste, e la riapertura del dibattito sarebbero stati dietro l’angolo.
Le Paraolimpiadi di queste settimane vedranno colui che ormai viene sopranominato ’Blade Runner’ cimentarsi in tutte le gare della velocità pura, dai 100 ai 400 mt., da grande favorito.
Le gare di questi giorni saranno l’ occasione per vincere altre medaglie ma anche per migliorare le prestazioni cronometriche e abbattere ulteriori muri: mostrare al mondo intero che nonostante la disabilità , si può riuscire ad accorciare le distanze dagli atleti cosiddetti ’normali’. Scendere sotto il muro dei 45”00 nella sua gara, i quattrocento metri, rappresenterebbe una sfida storica, un risultato da leggere non solo in chiave cronometrica, ma con tutto il carico di speranza per molti giovani diversamente abili che un giorno potrebbero arricchire le fila del movimento paralimpico.
In questi anni Oscar è stato sulle copertine dei più autorevoli quotidiani e riviste del mondo, la sua vita è stata raccontata da libri e biografie, il rapporto con i suoi tifosi in tutto il mondo si è stretto attraverso il web e i social media: l’ impegno nella vita privata nel raccontare agli altri la sua esperienza umana e sportiva, gli sono valsi nel 2010 il Gamajun International Award riconoscimento del Laboratorio Internazionale della Comunicazione.
Oggi il mondo disabile, deve sfruttare la grande occasione che gli si presenta attraverso Oscar Pistorius e le migliaia di atleti che da tutto il mondo partecipano alle Paraolimpiadi per fare conoscere sempre di più il loro mondo, lanciare uno spot, mostrare quanti sono gli sport che possono essere praticati e di cui non si e a conoscenza.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione