Paragonare
epoche lontane è sempre una forzatura. Pertanto anche il confronto fra
gli anni Trenta del secolo scorso e quelli che stiamo vivendo è
un’operazione azzardata. In particolare è molto diverso il quadro degli
opposti imperialismi. All’egemonia imperiale anglo-americana allora si
opponeva un nascente e aggressivo imperialismo nazi-fascista. Oggi c’è
un solo imperialismo onnipervasivo, quello americano, che dal crollo
dell’URSS in poi non incontra ostacoli significativi.
Eppure
la tentazione di paragonare i due periodi è forte, e non solo per la
gravità della crisi economica internazionale che li contraddistingue. Nella
seconda metà degli anni Trenta, l’espansionismo nazifascista mise a
segno una serie di colpi che alterarono gli equilibri internazionali. La
conquista dell’Etiopia e poi dell’Albania da parte dell’Italia,
l’annessione tedesca dell’Austria e successivamente della regione dei
Sudeti, col conseguente asservimento della Cecoslovacchia, mentre
nell’estremo Oriente asiatico il Giappone alleato delle due potenze
europee aggrediva la Cina, trovarono debole opposizione nelle cosiddette
democrazie.
In
quegli anni la prova più traumatica fu però la guerra civile spagnola,
che contrappose il governo repubblicano agli insorti falangisti
capeggiati dal generale Franco. Fu una mischia feroce, come tutte le
guerre civili (in quel caso, come in casi analoghi, compresa l’attuale
strage in Siria, il criterio discriminante per schierarsi da una parte o dall’altra non è il livello di crudeltà dei contendenti, perché la ferocia è un tratto comune a tutti). La
guerra di Spagna si internazionalizzò rapidamente. Dalla parte del
governo repubblicano si pronunciarono, molto debolmente e predicando il
non intervento, le “democrazie” occidentali, e con un po’ più di
decisione l’URSS. Ma soprattutto quella causa poté contare sull’afflusso
di gruppi di combattenti volontari, le brigate internazionali. Dalla
parte dei rivoltosi franchisti si schierarono la Germania nazista e
l’Italia fascista, con massicci invii di armi e di formazioni militari.
Alla fine trionfarono i franchisti, grazie a quegli interventi esterni.
Si era nel 1939. La Germania nazista e l’Italia fascista giunsero alla
conclusione che l’Occidente democratico era debole e decadente. La mossa
successiva fu l’invasione della Polonia, dopo un accordo provvisorio
con l’URSS, e a quel punto la guerra generale, che sarebbe diventata
mondiale, non era più evitabile.
Nei nostri anni un Impero che sente di poter dominare il mondo
ha aggredito la Serbia, ultimo Paese di quell’area amico della Russia,
inventando un genocidio inesistente nel Kossovo, provincia serba e non
Stato indipendente. Col pretesto dell’oscurissimo episodio dell’11
settembre ha invaso prima l’Afghanistan e poi l’Iraq, impadronendosi di
aree strategiche e installando altre basi lungo i confini della Russia e
della Cina. Inventando la ridicola minaccia di inesistenti missili
intercontinentali iraniani, ha installato basi missilistiche nell’Europa
orientale, lungo i confini con la Russia. Infine ha aggredito la Libia,
per fare dell’intero Mediterraneo un’area sotto il totale controllo
dell’Impero. Le
reazioni a queste mosse sono state debolissime o inesistenti, tali da
incoraggiare una nuova avventura approfittando della guerra civile in
Siria. Qui troviamo da una parte il governo sostenuto attivamente da
Iran e Russia e diplomaticamente dalla Cina; dall’altra parte ribelli di
variegata coloritura politica e religiosa, sostenuti massicciamente da
USA, UE, Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Finalmente Russia e Cina hanno capito qual è la posta in gioco.
Se l’Impero sfonderà anche in Siria, la prossima pedina a saltare sarà
l’Iran, dopo di che la guerra mondiale diventerà pressoché inevitabile. Dopo la Spagna fu la Polonia e la seconda guerra mondiale. Dopo la Siria sarà l’Iran e un’altra guerra mondiale.
È proprio azzardato questo parallelismo? Se non lo è, e molte cose fanno pensare che non lo sia, in Siria si sta giocando una partita decisiva per le sorti del mondo. Putin sembra aver compreso che dopo il vergognoso cedimento sulla Libia, la Siria è l’ultima trincea. La
nostra flebile voce si aggiunga a quella di altri che sulla Rete
tentano di sensibilizzare a questi temi, ben più fondamentali dello
spread e dell’andamento delle Borse. Si sta consumando una tragedia che
riguarda il futuro del mondo intero, nell’indifferenza, nell’abulìa,
nell’atonìa di generazioni perdute.
Fonte:Il Giornale del Ribelle
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