Secondo Dani Rodrik, economista turco che lavora attualmente all’Università di Harvard negli Stati Uniti, ci sono state diverse fasi del capitalismo: una prima fase è quella terminata con la prima guerra mondiale e l’apertura dei mercati internazionali fu forzata dall’imperialismo vigente all’epoca.
Poi con gli accordi di Bretton Woods si aprì una nuova fase che va dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni ’70 del novecento: in questi accordi si concordò una globalizzazione moderata dei mercati caratterizzata da una liberalizzazione dei commerci regolata ed un eventuale intervento dei governi per soddisfare le esigenze sociali ed economiche a livello nazionale.
Dagli anni ’80 in poi gli accordi di Bretton Woods non vengono più rispettati secondo Rodrik e comincia quella che lui chiama fase di “iperglobalizzazione”, caratterizzata dalla liberalizzazione su scala mondiale dei flussi di capitale e da una sempre maggiore apertura dei commerci.
La deregulation è stata forse la causa principale della crisi che ha colpito il sistema economico mondiale: essa, con la globalizzazione dei mercati, ci ha portato alla situazione attuale.
Sempre secondo Rodrik va disciplinata la finanza globale e va riformato il regime commerciale internazionale: la globalizzazione dei mercati deve essere ridotta nella sua incidenza e i vari paesi non devono essere governati dai “mercati globali” ma la loro governance deve essere indipendente.
Sempre più economisti sostengono un “cambio di direzione” del sistema economico mondiale che va riformato in alcune sue parti: il processo di globalizzazione, duramente attaccato in passato dalle proteste dei “no global”, si è rivelato la “nostra rovina” come vediamo dagli eventi più recenti.
Non si può andare avanti in questo modo e il cambiamento sembra già in atto.
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