Sabato mattina di buon’ora, come è solito fare soprattutto nel periodo estivo, Renato Cane è entrato nel bar nel quale lavora come barista e si è messo dietro al banco. Dopo aver servito il primo cliente della giornata si era fatto un caffè. In quel momento non sapeva ancora, non poteva saperlo, che la brioche con cui voleva integrare l’apporto calorico della caffeina gli sarebbe costata 500 euro.
Il destino, sotto forma di due militari in borghese della guardia di finanza, lo aspettava all’uscita di uno dei vicoletti che danno su piazza Matteotti, ad Albisola Superiore. La piazzetta del “Pilar”, il locale per cui Cane lavora come dipendente da un sacco di anni e che si è ritrovato, sabato mattina, con una multa da 500 euro da pagare (177 se il pagamento viene effettuato subito) per uno scontrino non battuto. Il suo. Quello della colazione che si era, secondo l’interpretazione della finanza, indebitamente “offerto” evadendo il fisco. Non si era “battuto” il caffè, Cane, e mentre attraversava la piazzetta per andare dall’altro lato, dove si trova il laboratorio di pasticceria sempre del Pilar, per andare a prendersi una pasta, lo hanno fermato. «Mi fa cortesemente vedere lo scontrino di quel caffè che porta in mano?», lo ha apostrofato uno dei due. A Cane, se l’avesse bevuto,il caffè sarebbe andato di traverso. Ma ancora ce l’aveva dentro la tazzina.
FONTE: Secolo XIX
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