Di Angelo Libranti
I poteri forti sono talmente forti da ovviare alle richieste di aiuto
di uno dei suoi componenti. E’ il caso di Mario Monti che, nonostante
si prodighi per far valere le buoni ragioni dell’Italia nelle opportune
sedi, non se lo fila nessuno. E lo spread sale.
Non era dunque Berlusconi, col suo Governo scalcagnato, a provocare i
pericolosi rialzi di quella operazione finanziaria, che sono diventati
l’incubo dell’anno e il disastro del bilancio dello Stato, ma
organizzazioni bancarie internazionali che tengono in ostaggio le
finanze degli stati deboli ed in particolare quelli dell’Europa, divisi
su tutto e schiavi dell’organizzazione.
E’ stato già detto che la moneta unica senza il sostegno di un
governo centrale ed una banca a garanzia, è una follia e ben lo previde
Craxi in epoca non sospetta, quando nel 1997 fu intervistato in
proposito e dichiarò: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso
terrestre. Per noi, nella migliore delle ipotesi, sarà un limbo; nella
peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna
riflettere su ciò che si sta facendo, perchè la cosa più ragionevole di
tutte era quella di richiedere, e di pretendere, la rinegoziazione dei
parametri di Maastricht, essendo noi un grande Paese; perché se l’Italia
ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia, non
dimentichiamolo”.
Non andò così ed i nostri massimi esponenti di allora (Amato,
Barucci, Ciampi, Dini, Draghi, Prodi e lo stesso Monti), sostenitori
della moneta unica e basta, tirarono dritto convinti di nascondere le
deficienze dell’economia, già stremata dalle famose vendite dei gioielli
di Stato decisi in quell’altra famosissima riunione sul Britannia nel
1992, che decise i futuri destini dell’Italia, dei quali loro stessi
furono artefici, succubi della Merril Lynch, Goldman Sachs e Salomon
Brothers, le maggiori banche americane.
Ricordo le svendite della SIP, poi Telecom, ora in deficit; Poste
Italiane, diventate una S.p.A. con finalità commerciali più che di
servizio; le F.S. trasformate in Trenitalia, in perenne affanno; le
Autostrade, finite poi in proprietà totale ai Benetton. Sull’onda di
queste malefatte si innestarono le truffe ai danni dei risparmiatori,
che portarono alla crisi nera Cirio e Parmalat.
La decisione più assurda però resta la privatizzazione della Banca
d’Italia decisa, sempre nel 1992, dal governo Amato, premessa per le
privatizzazioni future già in progetto.
Le famigerate agenzie di rating, che fanno il bello ed il cattivo,
tempo sono inaffidabili perchè legati alle grandi potenze economiche di
cui sopra, e si muovono secondo logiche affaristiche, pertanto non c’è
da fare affidamento e non c’è da sperare in un futuro migliore.
Praticamente si vuole completare l’opera iniziata nel 1992, interrotta
dalla imprevista discesa in campo di Berlusconi, che ha dato una scossa
alle coscienze ma poco ha potuto per arginare il piano già predisposto
con la compiacenza di esponenti bipartisan della nostra classe politica
ed economica. Già si parla di privatizzare Finmeccanica e l’Eni.
Viene sempre più percepita, dal popolo minuto, l’idea che forti
speculazioni sul mercato internazionale, penalizzano e succhiano la
nostra economia che, certamente non sta bene, ma è nelle condizioni
migliori rispetto a quelle della Spagna, della Grecia e del Portogallo
e, forse, anche di quella della Francia.
Le nostre banche non sono esposte; per prestare un euro fanno tante
storie e si mantengono solide, in quanto conservano i soldi risparmiati
dai redditi fissi, risparmi che vanno esaurendosi con tasse da togliere
il pelo. Continuando così nell’immediato futuro le banche potrebbero
avere qualche problema e sarà quella la spia della rottura
dell’equilibrio. Il patrimonio immobiliare privato è fortissimo, più
dell’80% degli italiani ha una casa di proprietà ed anche questa
situazione depone a favore di una certa solidità economica nazionale.
A questo punto conviene rovesciare il tavolo ed uscire allo scoperto
dichiarando pari pari l’intenzione di uscire dalla stretta mortale della
moneta unica e dal soffocamento delle banche americane. Se morte deve
essere, almeno che sia regolata da noi stessi. Ormai siamo costretti a
finire la legislatura per evitare ulteriori aumenti dello spread, ma
alle prossime elezioni i candidati di centrodestra, chiunque essi siano,
devono denunciare la situazione e chiedere all’elettorato un mandato
chiaro per tentare di rimediare seriamente ai disastri economici, con le
nostre forze.
Fonte:The Front Page
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