Di Daniele Passerini
Sono
in vacanza da sabato scorso, lontano per due settimane da casa,
lavoro e soprattutto internet. Ho promesso a chi m’accompagna di
vivermi l’attimo senza distrazioni e disintossiccarmi un pochino
dalla mia ’dipendenza’ dalla rete, perciò durante le ferie non mi
connetterò con wi-fi o chiavette e non avrò altro impegno che
quello di fare il turista, salve due sole eccezioni: la prima è
quella di ritagliarmi un paio di serate per scrivere e mettere on
line i miei pezzi settimanali a ’L’Indro’; la seconda, era quella di
volare lunedì scorso a Roma per partecipare a un convegno a cui
tenevo moltissimo. Ed è proprio di questo convegno che voglio
parlarvi.
La
mattina del 2 luglio, la capitale grondava sudore per la stretta di
Caronte – il torrido anticiclone africano – ed era
soprattutto sottotono per le lacrime versate la sera prima. Eh già ,
il poker a sorpresa della Spagna a Euro2012 era stato un
boccone indigesto da mandar giù. Io però avevo altro per la testa:
eravamo una ottantina d’invitati – al riparo dal caldo e sotto la
benedizione dell’aria condizionata – a partecipare a un convegno
intitolato “Verso
una rivoluzione energetica non inquinante” per
ascoltare le ultime novità sul fronte LERN,
acronimo per Low Energy Nuclear Reactions (reazioni nucleari a
bassa energia) come per esempio la fusione
fredda o le reazioni
piezonucleari.
Molti scienziati ’ortodossi’ liquidano tali
argomenti come ’bufale’, altri scienziati ’eretici’ li ritengono
invece la porta di un’autentica rivoluzione, tecnologica quanto
scientifica. Tra i relatori del convegno c’era soprattutto questo secondo tipo
di scienziati, che a dire il vero non si sentono per nulla ’eretici’,
anzi dicono di seguire esattamente il metodo scientifico e di
basare le loro ricerche su esperimenti riproducibili e sulla
letteratura scientifica disponibile a tutti i loro colleghi. E
visto che le teorie della scienza ufficiale non riescono a spiegare
i fenomeni che osservano, piuttosto che negarne l’esistenza o
considerarli inutili anomalie (quel che gli scienziati
’ortodossi’ fanno), ipotizzano nuove teorie in grado di rendere
prevedibili e riproducibili quei fenomeni.
Il
convegno si svolgeva presso la Sala Mercede della Camera dei
Deputati e nasceva da un input politico bipartisan: c’erano
infatti Domenico
Scilipotihttp://it.wikipedia.org/wiki/Domeni... (ex IdV, poi area PdL), Elisabetta
Zamparutti (Partito Radicale), Giulietto
Chiesahttp://it.wikipedia.org/wiki/Giulie... (da sempre di posizioni di estrema sinistra).
Un’esposizione, sia pure sintetica, di tutti i contenuti del convegno
meriterebbe molto più tempo di quello che ora ho e lo spazio d’un
vero e proprio articolo. Nelle righe che seguono vi parlerò perciò
di un solo intervento e con esso del rilevante ruolo scientifico
che nel XXI secolo sta assumendo un’azienda leader nel mercato
degli strumenti di misura di altissima precisione, un’azienda che
collabora con i più prestigiosi istituti di ricerca di tutto il
mondo, quelli internazionali (ITER,
CERN, ELI,
ESO...), quelli statunitensi
(Los
Alamos, Fermilab, Livermore,
Sandia, Oak
Ridge...) quelli italiani (INFN,
ENEA, CNR...)
e tantissimi altri ancora.
L’azienda
è National Instruments, una
multinazionale con base ad Austin (Texas), al cui apporto è
debitrice perfino la ricerca sul Bosone
di Higgs di cui si è tornato a parlare in
questi giorni. E l’intervento
al convegno in questione è quello di Stefano
Concezzi, uno dei nostri tanti ’cervelli fuggiti all’estero’,
oggi numero due di National
Instruments, di cui dirige la divisione che si occupa del mercato
della Ricerca e della Big
Physics.
Concezzi
ha premesso che lo scorso 20 Giugno aveva già esposto la stessa
relazione anche a Bruxelles, al Parlamento Europeo, nel corso di una
iniziativa simile, organizzata dall’onorevole Giuseppe
Gargani, il workshop ’The Fleishmann-Pons effect: study
of the phenomenon of Material Science’, e in compagna dei
professori Robert
Duncan (University of Missouri), Michael
McKubre (Stanford Research Institute International) –
protagonisti del celebre
documentario che la CBS realizzò nel 2009 sulla fusione fredda –
e Vittorio Violante (ENEA e Università Roma II) di cui è ancora
attuale l’intervista
rilasciata nel 2007. Per inciso, l’interesse europeo nelle
LENR è dimostrato dal loro inserimento in un report comunitario
intitolato ’Materials
for Emerging Energy Technologies’: il capitolo 3.4 è
dedicato proprio alle LENR che avvengono nei reticoli cristallini dei
metalli.
Tornando
all’intervento di Concezzi, la notizia è dunque che al convegno di Roma
la migliore società del mondo nel ramo degli strumenti di misura
professionali, con 35 anni di storia alle spalle, profitti sempre
in crescita, un portafoglio di 35.000 clienti (università , centri di
ricerca, società ...) è voluta intervenire per dichiarare di essere
molto interessata ai fenomeni di produzione anomala di calore da
fusione atomica ’non convenzionale’... la fusione fredda insomma! E ha deciso di scendere in campo in prima persona.
Dal
1989 a oggi, le misure effettuate in almeno 180 esperimenti di
fusione fredda, condotte da ricercatori di tutto il mondo, hanno
evidenziato eccesso di calore. Per questo National Instruments ha
deciso di sponsorizzare una vera e propria campagna di ricerca in
doppio
cieco, al fine di comprendere una volta per tutte cosa
succede durante gli esperimenti della tanto controversa fusione
fredda. Ha così selezionato i 10 migliori gruppi di ricerca di
tutto il mondo, in modo da fornire loro i migliori strumenti
di misura resi possibili dalle conoscenze attuali, con
sensibilità nettamente superiori a quelle finora utilizzate. E
possiamo essere fieri che di questi 10 top team ben 2 sono
italiani, quello di Vittorio Violante (ENEA di Frascati) e quello di
Giuseppe Levi (INFN di Bologna).
La
scelta di National Instruments – ha spiegato
Concezi – è guardare al mondo della scienza e della
tecnologia a trecentosessanta gradi, pragmaticamente, senza
preferenze e senza preclusioni, nessuno dei suoi mercati (università ,
ricerca avanzata, automobili, big physics, elettronica di consumo,
apparecchi elettromedicali ecc.) rappresenta infatti più del 15% del
suo fatturato globale. Ciò pone National Instruments in una
posizione privilegiata, un punto di osservazione da cui è possibile
cogliere il quadro d’insieme dei progressi in corso nel mondo della
scienza meglio di quanto possano fare gli stessi scienziati, spesso
esperti in ambiti di competenze molto stretti. Sulla
base dei dati acquisiti, National
Instruments ha scommesso che la fusione fredda esiste. Se questa
scommessa verrà vinta, finalmente, dopo 23 anni di inferno e
purgatorio, Fleischman e Pons potranno essere riabilitati una volta
per tutte.
Fonte: L'Indro.it
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