Da Comidad
Mentre allo spread ed alle borse succedeva di tutto, un Mario Monti
sempre più patetico volava in Russia per svolgere il ruolo di
procuratore d'affari per conto dell'ENI, come già i suoi due
predecessori alla Presidenza del Consiglio. Ma si tratta ormai di affari
parecchio ridimensionati, poiché si sta parlando di un ENI azzoppato
dalla perdita della Libia, che ha comportato non solo la chiusura del
principale rubinetto di petrolio, ma anche della cassaforte finanziaria
di tutte le multinazionali italiane.
Sino ad un anno e mezzo fa,
Libia e Italia erano più che soci d'affari, costituivano un unico
sistema economico-finanziario; e gli effetti della mutilazione oggi si
avvertono. E pensare che appena nel febbraio dello scorso anno, l'ENI
poteva permettersi di fare da guida e mallevadore per gli affari della
multinazionale russa Gazprom in Libia. Chi trovasse in queste
reminiscenze dei motivi per rimpiangere il governo precedente, si chieda
anche perché mentre il Buffone di Arcore baciava la mano a Gheddafi,
intanto i suoi giornali lo chiamavano beduino. [1]
Nel marzo dello
scorso anno appariva ancora realistico ipotizzare per la crisi libica
uno scenario di tipo kosovaro, con la secessione della Cirenaica. In
effetti poi la NATO ha potuto avere in Libia un margine di manovra
praticamente illimitato, che ha condotto ad uno scenario di tipo
congolese, con uno Stato ed un governo puramente fittizi, e con il
territorio direttamente spartito tra le principali multinazionali
angloamericane. Anche il black-out informativo dalla Libia non ha
precedenti, dato che passano solo i video-fiction della propaganda NATO.
C'è voluta quindi una notevole omertà da parte dei media italici
per non notare che l'accoglienza da parte della dirigenza russa è stata
decisamente poco entusiastica, tanto che Monti si è ridotto ad
incontrare per primo il Patriarca di Mosca, mentre Putin non si è
degnato neppure di riceverlo al Cremlino. I toni trionfali degli
incontri bilaterali tra Russia e Italia sembrano un ricordo lontano, e
non ci si riferisce solo all'epoca del Buffone di Arcore, ma anche a
quella di Prodi, che ebbe quattro vertici con Putin tra il 2006 e il
2007. [2]
Il video ufficiale in cui Putin e Monti espongono i
rispettivi punti di vista sulla questione siriana, costituisce un
ulteriore riscontro della freddezza dell'accoglienza riservata al
Presidente del Consiglio italiano. Non vi è stato nessun comunicato
congiunto, per quanto generico, ed un Putin nervoso ostentava un
atteggiamento sbrigativo e privo di quei gesti di cordialità che, nel
formalismo diplomatico, indicano una considerazione per il visitatore.
Putin si è limitato infatti a ribadire la posizione russa, senza
riferirsi minimamente a quanto appena detto da Monti. [3]
Mentre
Monti raccoglieva le brave sue umiliazioni in Terra Russa, il vero
manovratore della crisi dei debiti sovrani, il Fondo Monetario
Internazionale, annunciava che intendeva bloccare gli "aiuti" alla
Grecia; un bel modo per gettare benzina sul fuoco degli spread. Meno
male che immediatamente la dirigenza tedesca si è incaricata, come al
suo solito, di offrire la dovuta copertura al FMI, attirando tutta su di
sé la grancassa mediatica con un'arrogante dichiarazione del vice di
Angela Merkel, il quale presentava l'uscita della Grecia dalla zona euro
come un evento di poco conto. [4]
Sebbene defilato e poco esposto
ai riflettori, il FMI si configura oggi, insieme con la NATO, come il
vero ed unico potere in Europa. Lo stesso Putin ce lo ha confermato
quando ha fatto chiaramente capire che l'obiettivo suo, e del gruppo dei
cosiddetti BRICS, è quello di assumere un maggiore ruolo all'interno
dello stesso FMI. In cambio di settantacinque miliardi di dollari per la
dotazione del FMI, i BRICS, per bocca di Putin, chiedono un maggior
peso nelle decisioni della superbanca internazionale. [5]
Questa
richiesta di "riforma" del FMI, dà tutta la misura delle ambiguità di
Putin. Se da parte dei BRICS ci sono delle risorse finanziarie da far
valere nell'attuale crisi dei debiti sovrani, perché farle passare per
la forca caudina del FMI?
Chiedere di "riformare" il FMI è infatti
un modo di confermare la funzione preminente di un'istituzione che è
nata per garantire il dominio delle multinazionali statunitensi sulla
finanza mondiale. E poi il FMI non è altro che il braccio finanziario
della NATO; o la NATO è il braccio militare del FMI. Insomma, le due
istituzioni agiscono come un corpo unico. La NATO sta cercando di
accerchiare la Russia, e per molti aspetti c'è già riuscita, dato che la
gran parte dei Paesi dell'ex Patto di Varsavia - e della stessa Unione
Sovietica - o sono parte integrante della NATO, oppure hanno accordi di
cooperazione con la NATO. Il progetto statunitense dello scudo
anti-missile in Polonia è ancora in campo, sebbene nel 2009 Obama avesse
fatto credere di volerlo abbandonare. [6]
L'obiettivo finale di
questo accerchiamento è lo smembramento della Russia. Non è neppure un
segreto, dato che uno dei consulenti di Obama, Zbigniew Brzezinski lo
dice apertamente da decenni. Nonostante tutta questa aggressività della
NATO, la stessa Russia si accontenta di chiedere un posto di tenente
nell'esercito assediante, di cui il FMI è l'organo finanziario.
Putin non è affatto un pupazzo gonfiato dai media, come invece è Angela
Merkel; tutt'altro. Putin è un leader (o un boss) vero; non è ovviamente
lo "zar" di cui favoleggiano i media occidentali, ma è una figura di
"uomo forte" che svolge un ruolo di mediazione tra i soli due poteri che
contano in Russia: Gazprom e le Forze Armate. A ben vedere, si tratta
degli stessi poteri che dominavano in Russia trenta anni fa, poiché
Gazprom è l'erede del vecchio KGB, riconvertitosi in agenzia d'affari.
Attualmente Gazprom è il maggior fornitore di gas dei Paesi europei, e
questo spiega perchè non sia interessata ad una radicalizzazione del
confronto con la NATO.
Anche l'astio che i commentatori occidentali
riservano a Putin, è del tutto autentico, dettato dal fatto che Putin
appare molto bravo nel condurre i propri affari di gas e petrolio. In
quest'ultimo decennio Gazprom aveva sottratto parecchio spazio di
manovra alle multinazionali angloamericane, le quali si servono delle
Organizzazioni Non Governative per i Diritti Umani come agenzie di
propaganda contro i propri concorrenti, e quindi tengono anche Putin nel
proprio mirino. Per quanto paradossale sia, i "diritti umani" sono
diventati la bandiera ideologica del nuovo fascismo occidentalista;
anche se ovviamente i "diritti umani" sono solo un randello per colpire i
bersagli della NATO, e non servono certo a tutelare i popoli che della
NATO fanno già parte, come i Greci.
Il problema è però che il ruolo
interno di mediazione svolto da Putin, è apparso troppo squilibrato a
favore degli interessi affaristici di Gazprom, a scapito della difesa e
dell'integrità della Russia. Oggi la posizione di Putin sembrerebbe meno
squilibrata, tale da tenere maggiormente in conto gli interessi
difensivi della Russia, specialmente per ciò che riguarda la
conservazione della base navale di Tartus in Siria.
Il caso della
Siria viene oggi indicato come la prova della ritrovata fermezza della
Russia in politica estera. Ma se questa fermezza fosse effettiva, la
Siria potrebbe essere fatta oggetto di un'aggressione così aperta da
parte della NATO?
Certo, se si paragona l'attuale atteggiamento
russo sulla Siria con il calo di brache totale attuato l'anno scorso
rispetto alla Libia, allora l'impressione può essere enorme. In realtà,
se si va a riascoltare il video in cui Putin espone il suo punto di
vista sulla Siria, ci si accorge però che il bicchiere è molto più vuoto
che pieno.
Putin non dice che l'aggressione della NATO contro la
Siria è già in atto da un anno e mezzo; neppure ammonisce la Turchia a
far cessare l'uso del proprio territorio per infiltrazioni in Siria di
mercenari del Qatar e dell'Arabia Saudita, Stati che sono tutti e due
coordinati militarmente con la NATO. Tantomeno Putin richiama l'emiro
del Qatar a tenere un atteggiamento meno avventuristico ed
irresponsabile nel fomentare, a colpi di mazzette milionarie, il putsch
per rovesciare Assad. Anzi, Putin nelle sue dichiarazioni lascia
intendere che dopo un cessate il fuoco da ambo le parti, si potrebbe
persino avviare un negoziato che porti alla liquidazione di Assad. Basta
ventilare l'ipotesi perché la determinazione della NATO a liquidare
Assad ne risulti ancora di più rafforzata. E se Assad viene liquidato,
Putin come penserebbe di riuscire a mantenere la propria base navale a
Tartus? In base a qualche "garanzia" della NATO?
Forse sarebbero le
stesse "garanzie" offerte a suo tempo dagli USA a Gorbaciov, secondo le
quali gli ex Paesi membri del Patto di Varsavia non sarebbero mai stati
fatti entrare nella NATO.
[1] http://30secondi.globalist.it/2011/02/17/i-russi-di-gazprom-entrano-in-libia-grazie-a-eni-silvio-benedice/
[2] http://www.paginedidifesa.it/2007/pdd_071142.html
[3] http://video.repubblica.it/dossier/rivolta-siria/monti-da-putin-per-siria-serve-soluzione-consensuale/101394/99771
[4] http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/22/grecia-lfmi-vuole-bloccare-gli-aiuti-atene-in-default-a-settembre/301621/
http://www.corriere.it/economia/12_luglio_22/euro-uscita-grecia-non-spaventa_1406ac7e-d43f-11e1-83bd-0877fdcd1621.shtml
[5]
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.reuters.com/article/2012/06/21/us-russia-putin-imf-idUSBRE85K0KO20120621&prev=/search%3Fq%3Dputin%2Bimf%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=N-4MUKX4Ice2hAePy8H0CQ&ved=0CGIQ7gEwBQ
[6] http://world-observer.com/2011/06/14/gli-aerei-usa-in-polonia-dal-2013-in-attesa-dello-scudo-spaziale/
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