Di Umberto Veronesi
Credo che dovremmo essere grati a Roberto Saviano per aver riaperto
il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe, che da anni impegna i
cittadini che, come me, hanno a cuore le sorti dei giovani e del Paese.
Siamo tutti contro le droghe e siamo consapevoli del loro effetto
devastante, ma molti condividono la mia convinzione che il
proibizionismo non è l’arma per combatterle, per tre ragioni
fondamentali.
La prima è che la proibizione di qualsiasi sostanza
crea il mercato nero, che è una delle principali fonti di guadagno delle
mafie. Basta imparare dall’esperienza proibizionista più significativa
che è quella degli Stati Uniti degli anni Venti. Con il “National
Prohibition Act” il governo americano tentò di ridurre il consumo di
alcol, e il risultato fu che la criminalità organizzò un mercato nero di
proporzioni incontrollabili, spingendo i consumi, e il suo potere
divenne così forte da mettere a rischio la sicurezza del paese. Per
questo la legge fu abrogata dopo pochi anni, dichiarando il fallimento
del proibizionismo, che non aveva ridotto l’alcol e aveva aumentato i
tassi di criminalità.
In Italia i processi ai mafiosi sono inutili
al di là della questione di principio. In un mercato stimato in almeno
15 miliardi all’anno è impensabile che, messo da parte uno spacciatore,
non se ne crei immediatamente un altro. Se non si rimuovono le cause
alla radice del problema non si sradicherà mai. Anzi misure inadeguate
lo possono peggiorare. Il secondo motivo per cui il proibizionismo non
funziona è che inevitabilmente fa aumentare il costo delle sostanze, per
cui il giovane che cade nella rete della droga è costretto a rubare, a
prostituirsi o a spacciare a sua volta, andando ad alimentare il circolo
vizioso della malavita.
Il
terzo motivo è l’aumento della mortalità, legata al fatto che la droga
clandestina non è controllata. Le tragiche morti per overdose non sono
in genere dovute al fatto che i ragazzi si fanno una dose eccessiva, ma
che spesso le dosi del mercato nero hanno quantità di percentuali
sostanze letali che i ragazzi ignorano, e così muoiono
inconsapevolmente. Certo questo discorso vale meno per le droghe
leggere, per cui io credo vada fatto un distinguo. La mia proposta, che
feci come ministro della Sanità nel 2000, è di liberalizzare le droghe
leggere e depenalizzare le altre droghe.
Del resto, dobbiamo
essere coerenti: lo Stato non dovrebbe proibire la droga e lasciare
completamente libera la vendita di tabacco che produce almeno 40mila
morti all’anno e l’alcol che ne provoca altre diverse migliaia. Non
dimentichiamo infine che la droga è la materializzazione del rifiuto dei
ragazzi di una società violenta e ingiusta. Questa è la prima causa su
cui agire, se vogliamo combatterla.
(*da Repubblica 8 luglio)
Fonte:Notizie Radicali
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Ciao anonimo,commento molto interessante e in linea di massima abbastanza condivisibile.Il problema principale,secondo me,sta nell'enorme disinformazione diffusa sulla cannabis usata x giustificare il proibizionismo,che ha regalato il monopolio della stessa alla mafia,mafia che ha tutto l'interesse a tenere in schiavitù quelli che tu chiami i "prigionieri di un ciuffo d'erba".Liberalizzando la cannabis finirebbe il suddetto monopolio e si aprirà la strada a un'uso libero,consapevole e creativo di questa pianta.
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