Manicomio, Potenza. |
Di Gianni Lannes
Di follia si
muore nel Belpaese: dal suicidio cruento, all’annientamento invisibile a base
di psicofarmaci (più pericolosi delle droghe comuni, ma non sanzionati dal
codice penale). E c’è pure chi lucra con i micro manicomi - alla voce cliniche
private - in barba alla legge Basaglia del 1978. Chi? La Cir della famiglia De Benedetti: editori del quotidiano La Repubblica, del settimanale L’Espresso e padroni di Radio Capital.
Scosse
disumane - «34 anni
dopo la legge 180 si viene ancora ricoverati in ospedale psichiatrico e nelle
strutture pubbliche e private si fanno tuttora gli elettroshock» rivela lo
psichiatra Salvatore Lupo, leader di Psichiatria Democratica. In Italia,
infatti, l’elettroshock non è proibito da alcuna legge. Per il Consiglio
Superiore di Sanità possono essere sottoposti a terapia elettroconvulsivante, ossia a scariche nel
cervello di corrente
elettrica alternata fra 100 e 130 volt «pazienti affetti da episodio repressivo e rallentamento psicomotorio
(classificazione ICD 10), quando non possono attuarsi terapie farmacologiche,
ovvero nei casi di vera ed accertata farmaco-resistenza e nei casi nei quali è
controindicato l’uso di psicofarmaci, nei casi documentati di precedenti e
gravi effetti collaterali imputabili agli antidepressivi, in pazienti affetti da
forme maniacali resistenti alla terapia farmacologia o effetti da sindrome
maligna da neurolettici nei casi di
catatonia maligna». Quanto a garanzie il testo specifica: «Nei casi in cui il
paziente, in ragione della sua malattia, non sia in grado di esprimere
liberamente il proprio assenso, il trattamento può essere praticato con il
consenso del tutore legale e tramite la procedura del Tso». Al riguardo la
letteratura scientifica ben documenta gli effetti collaterali: amnesia, deficit cognitivo, lesioni cerebrali,
ipertensione cronica, emorragia endocranica, infarto miocardico, distacco
retinico, malattie degenerative dell’apparato osteo articolare, stati
confusionali. Perché si ripropone la Tec? Semplice: è altamente lucrativa e non
sporca le mani dell’industria sanitaria. Eppure è in vigore una circolare del
ministero della Sanità che recita: «L’elettroshock si può fare in un unico caso - peraltro rarissimo - di
depressione resistente a tutti i farmaci».
Manicomio, Bisceglie. |
Mattatoi
di Stato - 1200
“matti” che hanno commesso reati sono rinchiusi dietro le sbarre ma non hanno
mai avuto un processo. E’ un’abnormità unica in Europa, frutto di riforme
mancate, disinteresse e abbandono. Non contano niente. Gli ospedali
psichiatrici giudiziari in Italia sono attualmente: Barcellona Pozzo di Gotto
(Messina), Napoli, Aversa, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione
delle Siviere (femminile). “Opg” nei documenti istituzionali: sigla che ha
sostituito la definizione di manicomio criminale. Restano sul piano formale le
norme con cui nel 1903 un Regio Decreto istituì queste prigioni in cui devono
soggiornare i folli che hanno commesso reati. E sono ancora in vigore norme del
codice Rocco del 1930. Quanto basta per offrire all’Italia il primato d’unico
paese d’Europa con strutture del genere, condannate dall’Onu e dalla
Commissione europea per i diritti dell’uomo.Nell'ambito delle verifiche sullo
stato di attuazione del Decreto legge n.9/2012, relativo alla chiusura degli
Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) nel nostro Paeseil 2 Aprile 2012, gli
esponenti di Psichiatria Democratica (PD) Salvatore Di Fede, Emilio Lupo, Antonio Morlicchio e Giuseppe Ortano,
hanno visitato l'O.P.G. di Aversa (Ce) per incontrare ed ascoltare i pazienti
che ancora sono ristretti in quella struttura. Alla fine della lunga visita, i
medici hanno potuto rilevare come, insieme a carenze igienico- sanitarie nelle
disadorne stanze dei degenti ( in ragione, è stato riferito, di problemi legati
a modalità dell'appalto e a motivazioni di sicurezza) non risultano attivi i
progetti personalizzati per ciascun utente, indispensabili per una idonea
collocazione degli stessi sul territorio di origine, così come, è stato
riferito, il trasferimento di pazienti in strutture convenzionate. Le Regioni,
i DSM e gli altri attori in campo, difatti, risultano in gran parte tendenti a
procrastinare, ulteriormente, i tempi di dismissione, per lo più senza alcuna
progettualità di presa in carico. Il tremendo regime dell'ergastolo bianco
ovvero di persone in regime di proroga sine die, nonostante l'espiazione
completa della pena inflitta loro - conseguenza questa della mancata
collocazione sul territorio dei pazienti - è stata rilevata in non pochi casi,
insieme al fatto che sono ristretti, in quell'OPG, anche cittadini ultrasettantenni
e persino un anziano di 84 anni, sulla cui pericolosità sociale si esprimono seri dubbi. La mancanza di
un progetto complessivo di presa in carico e di monitoraggio, a più livelli di
responsabilità, desta in Psichiatria Democratica grande allarme insieme alla
mancata emanazione - da parte dei Ministeri competenti - del Decreto sui requisiti strutturali,
tecnologi e organizzativi, nel rispetto del dettato del Decreto Severino 9/2012
sulla chiusura degli OPG.
Trattamento
sanitario obbligatorio - Quando ti dimettono da un reparto psichiatrico restano in corpo i
gonfiori diffusi, la mente intorpidita dai sedativi, le paure in camice bianco.
Sono i segni visibili di un passaggio infernale della modernità: il trattamento
sanitario obbligatorio. E’ una pratica che isola, punisce, a volte uccide.
Garanzie giuridiche a difesa dei comuni mortali? Praticamente formali. Parliamo
di una diffusa “modalità terapeutica” adottata dai medici con la tacita o
superficiale connivenza di sindaci armati di ordinanze prestampate, sovente
tollerata (o ignorata) dalla magistratura. Accade sempre più spesso. Sarà un
caso? Già, ma chi se n’è accorto? In Italia i funzionari della norma propongono
e convalidano accertamenti anche sui minori non benestanti. I dati ufficiali
del ministero della Sanità parlano chiaro: «Le caratteristiche
socio-demografiche prevalgono sui motivi predisponenti e individuano i Tso
nella popolazione». Sono le classi sociali prive o con scarsi conti in banca a
farne le spese. I Tso si subiscono. Per effettuare un trattamento sanitario
obbligatorio necessita la proposta motivata di un dottore. Il sanitario con
l’intervento coatto non incorre nel reato di violenza privata e sequestro di
persona. Ma dov’è l’urgenza psichiatrica quando il Tso si materializza in
accordo con le famiglie? «Un grave disturbo dell’ideazione o delle percezioni
che s’accompagnano ad immotivato rifiuto del trattamento» sono sufficienti. E’
quanto recita la legge. Il medico non ha l’obbligo di formulare una chiara
diagnosi. Basta la «presenza di un quadro sindromico: agitazione psicomotoria,
stato delirante, stato confusionale». Un Tso dura in media 7 giorni, ma
potrebbe prolungarsi oltre. Il ricovero «deve avvenire nei Servizi Psichiatrici
di Diagnosi e Cura, ubicati negli ospedali generali dotati di un numero di
posti letto non superiori a 15». I “malati di mente” vengono segregati in
reparti psichiatrici angusti dove non possono comunicare con i familiari;
sovente finiscono legati ai letti. Il Tso è una via senza ritorno. In caso d’errore
diagnostico, la normativa prevede la possibilità di conferma o di rifiuto della
proposta sanitaria da parte di un secondo medico in veste di pubblico
ufficiale. Non capita quasi mai. Dal momento dell’ospedalizzazione si avvisa
l’ufficiale di Stato Civile. Segue, entro 48 ore, un’ordinanza del sindaco che
assume carattere di tutela; poi un provvedimento di convalida del giudice
tutelare. Allo scadere della settimana solo se il paziente viene dimesso
mantiene i suoi diritti e non rischia di essere posto in regime di
amministrazione controllata.
Macchine da guerra - L’ultima
involontaria frontiera dell’inarrestabile corsa alle armi di un mondo
eternamente fuori controllo sono diventate le neuroscienze. Soprattutto quelle
cognitive. Guerra e medicina. La vita e la morte che collassano nello stesso
confuso fiume dell’evoluzione umana. Studi decennali immaginati per curare
patologie come il parkinson o l’epilessia trasformati nei principi fondanti di
una nuova incombente razza di guerrieri: uomini-macchina capaci di controllare
droni e armi ad alta precisione con la sola forza delle onde cerebrali.
Qualcosa di simile ai Borg di Star Trek, se uno ha presente, impianti
cibernetici ricchi di protesi biotecnologiche. Secondo l’ultimo rapporto della
Royal Society - l’Accademia nazionale delle scienze britannica - il tumultuoso
sviluppo di tecniche come la stimolazione transcranica con correnti dirette
(tDCS) ha catturato l’attenzione degli eserciti più sofisticati della terra.
Americani e inglesi in testa. «Le neuroscienze avranno un enorme impatto sul
nostro domani. E non solo in campo medico», sostiene il professor Rod Flower,
firmatario del rapporto e professore di farmacologia al William Harvey Research
Institute. «Va da sé che le implicazioni di tipo etico sono infinite». La tDCCS
è una tecnica di stimolazione cerebrale. Una sorta di blando elettrochoc del
terzo millennio ottenuto attraverso l’applicazione di elettrodi sullo scalpo.
Sperimentata sui soldati alla viglia di nuove missioni in Medioriente ha prodotto
risultati sorprendenti. Vince Clark, professore di neuroscienze cognitive
all’Università del New Messico, racconta che i militari sottoposti al
trattamento durante le esercitazioni sono stati capaci di individuare cecchini,
mine antiuomo, bombe e obiettivi strategici con una rapidità doppia rispetto a
quella dei colleghi. «E’ bastata una minima stimolazione cerebrale. Per me è
stato choccante. Mi fa male pensare che i mie studi possano essere usati per
scopi militari, perché ho sempre voluto trasformare il mondo in un posto
migliore. Ma che cosa dovrei fare: smettere con la ricerca?». Chi è padrone del
bene e del male? Massiccio anche il ricorso a farmaci a base di ossitocina,
usati per combattere ansia, stanchezza o perdita di memoria. Si è scoperto che
possono consentire ai soldati di resistere alla mancanza di sonno aumentando
contestualmente le capacità di attenzione. E anche spingere i nemici a
diventare più loquaci e collaborativi sulle informazioni riservate.
Ma lo sviluppo ritenuto più
interessante è quello legato all’uso del Brain-Machine-Interfaces (BMIs), un
dispositivo che consente di connettere direttamente il cervello con sistemi di
combattimento come i droni. «E’ vero. E’ possibile. Lo sarà sempre di più. Ma a
quel punto il confine tra l’uomo e la macchina sarà indefinibile. E se il drone
dovesse scaricare una bomba su un obiettivo sbagliato, o magari su una festa di
matrimonio, di chi sarebbe la colpa di quei morti? Dell’uomo o della macchina?»
sussurra Clark.
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