Di Luca Pisapia
London calling. Londra chiama e il mondo
risponde. Un milione e mezzo di turisti sono attesi nelle prossime due
settimane nella capitale britannica per assistere ai Giochi della XXX
Olimpiade. E’ la terza volta che Londra ospita i giochi. Dopo il 1908 e il 1948, venerdì 27 luglio partirà ufficialmente London 2012, l’edizione più costosa della storia delle Olimpiadi. Ufficialmente
un toccasana per l’economia nazionale – da mesi di nuovo in recessione –
come annunciato settimana scorsa dal premier Cameron. Pubblicamente le Olimpiadi più ecologiche di sempre, uno slogan ripetuto come un mantra perché nel McDonald all’interno del Parco Olimpico
(il più grande del mondo) ci saranno piatti e posate riciclate.
Solennemente le più sicure, dopo l’aumento a dismisura delle spese per
la militarizzazione della città e per la sicurezza, appaltata per lo più
a compagnie private.
L’altra Olimpiade
Poi c’è l’altra Olimpiade. Quella dei costi lievitati fino a dieci volte tanto le prime stime per le casse pubbliche, con ipotesi di guadagno che rimangono tali, e solo sulla carta. Quella che sembra essere una manna solo per le multinazionali, i cui guadagni saranno esentasse. Quella
annunciata come eco friendly, ma in cui le medaglie sono prodotte con
material provenienti da miniere inquinanti di proprietà degli sponsor.
Quella delle incredibili falle nel sistema di sicurezza
per colpa, non solo, delle multinazionali private cui il governo ha
appaltato la gestione a suon di miliardi e che ora, come da contratto,
non dovranno restituire un centesimo per le loro mancanze e le loro
malefatte. Quella delle comunità dell’Eastend londinese (dove si trova
il Parco Olimpico) che mentre ha visto costruire faraoniche strutture
sportive e centri commerciali, si è vista sottrarre case e spazi verdi.
I costi reali ben al di là delle previsioni
Cominciamo dai costi. Se le stime del governo si assestano sui 9,3 miliardi di sterline
(11,7 miliardi di euro) di spesa pubblica per l’intero pacchetto,
diverse analisi, che sono anche state oggetto d’interrogazioni
parlamentari da parte di deputati laburisti, hanno alzato la cifra ad
almeno 12 miliardi. E un calcolo all-inclusive effettuato pochi mesi fa dall’emittente britannica Sky News,
che comprende anche le spese non contabilizzate dal governo (costi
operativi, spese legali, fondi alle amministrazioni locali, acquisto dei
terreni e spese per il loro mantenimento e riconversione) e i mancati
tagli (sicurezza, intelligence e trasporti), porta il totale della spesa
pubblica all’esorbitante cifra 24 miliardi di sterline (30 in euro):
dieci volte tanto le previsioni massime di spesa al momento della
candidatura a ospitare i Giochi del 2012.
L’ennesimo deliro di grandeur in salsa britannica, che ricorda quello sognato e imposto da Thatcher e Blair nelle ultime tre decadi: una politica che ha portato allo smembramento del tessuto sociale londinese e alla progressiva scomparsa del welfare
in favore della svolta verso un’economia finanziaria che oggi si mostra
per quello che è. Come allora, nelle riorganizzazioni economico sociali
del neoimperialismo o della cool britannia, anche oggi sono
chiusi (o spostati in periferia) ospedali, scuole, case, biblioteche,
centri ricreativi e culturali e al loro posto sorgono centri
commerciali, uffici, musei e attività ricreative a pagamento destinate
solo al ceto cittadino più abbiente o a facoltosi turisti. Un progetto
di rigenerazione urbana che sta seriamente rischiando di trasformarsi in
degenerazione sociale.
La militarizzazione della città
A questo si aggiunge la totale paranoia della militarizzazione della città, che per tutta la durata dei Giochi sarà invasa da decine di migliaia di agenti, militari e guardie private.
Il cielo cittadino è pattugliato giorno e notte da jet militari ed è
controllato direttamente dal Ministero della Difesa, come non accadeva
dalla Seconda Guerra Mondiale. E mentre nei fiumi e nei canali ci sono
fregate d’assalto e mezzi anfibi della marina militare, sul tetto dello
stadio stazionano cecchini e su quelli delle case sono state installate postazioni missilistiche.
Il tutto per accorgersi che le multinazionali private cui è stata
appaltata buona parte la sicurezza non hanno rispettato gli accordi e
che entrare illegalmente nel paese è più facile oggi che ieri.
Gli sponsor smentiscono i ‘Giochi ecologici’
Poi
gli sponsor. A parte che è stato loro concesso di guadagnare esentasse
per il fatturato registrato tra 30 marzo all’8 novembre 2012, per
mettere in piedi quelle che sono sbandierate come le Olimpiadi più
ecologiche della storia sono stati accettati, tra gli altri, nemici del
verde come Dow Chemical, BP e Rio Tinto. Per non parlare di McDonald e Coca Cola e del fatto che lo sponsor principale delle Paralimpiadi (29 agosto-9 settembre) sia Atos: società responsabile di avere tolto negli ultimi anni il sussidio a decine di migliaia di disabili e malati. Alcuni deceduti proprio mentre facevano ricorso a causa delle stesse malattie che Atos non ha ritenuto opportuno rilevare. Insomma: London calling ma, come cantavano i Clash oltre trent’anni fa, difficile rispondere alla chiamata con un sorriso.
Fonte:il Fatto Quotidiano
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