Di Jiddu Krishnamurti
Quali
sono i rapporti tra l'individuo e la società? Ovviamente, la società
esiste per l'individuo, e non il contrario. La società esiste perché
l'uomo prosperi; esiste per dare libertà all'individuo, ond'egli possa
avere l'opportunità di ridestare in sé l'intelligenza più alta. Questa
intelligenza non è un semplice coltivare la tecnica o la scienza, ma
essere in contatto con la realtà creativa, la quale non è della mente
superficiale. L'intelligenza non è un risultato cumulativo, ma libertà
dal conseguimento e dal successo progressivi. L'intelligenza non è mai
statica; non può essere copiata e standardizzata, e quindi non può
essere insegnata. L'intelligenza è da scoprirsi in libertà.
La volontà collettiva e la sua azione, che è la società, non offre questa libertà all'individuo; perché la società, non essendo organica, è sempre statica. La società è connessa, posta insieme, per la comodità dell'uomo; non ha un meccanismo indipendente suo proprio. Gli uomini possono catturare la società, guidarla, formarla, tiranneggiarla, a seconda del loro stato psicologico; ma la società non è signora dell'uomo. Essa può influenzarlo, ma l'uomo la spezza sempre. C'è conflitto tra l'uomo e la società perché l'uomo è in conflitto entro sé stesso; e il conflitto è tra ciò che è statico e ciò che è vivo. La società è l'espressione esteriore dell'uomo. Il conflitto tra se stessi e la società è il conflitto nell'intimo di noi stessi.
Questo conflitto, intimo ed esterno, esisterà sempre fino a quando l'intelligenza superiore non si desti. Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esservi pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto fra l'uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l'uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo.
La volontà collettiva e la sua azione, che è la società, non offre questa libertà all'individuo; perché la società, non essendo organica, è sempre statica. La società è connessa, posta insieme, per la comodità dell'uomo; non ha un meccanismo indipendente suo proprio. Gli uomini possono catturare la società, guidarla, formarla, tiranneggiarla, a seconda del loro stato psicologico; ma la società non è signora dell'uomo. Essa può influenzarlo, ma l'uomo la spezza sempre. C'è conflitto tra l'uomo e la società perché l'uomo è in conflitto entro sé stesso; e il conflitto è tra ciò che è statico e ciò che è vivo. La società è l'espressione esteriore dell'uomo. Il conflitto tra se stessi e la società è il conflitto nell'intimo di noi stessi.
Questo conflitto, intimo ed esterno, esisterà sempre fino a quando l'intelligenza superiore non si desti. Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esservi pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto fra l'uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l'uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo.
Essere
un buon cittadino significa funzionare efficientemente nel quadro di
una data società. Al cittadino si richiedono efficienza e conformismo,
poi che lo rendono duro e spietato; e allora egli è capace di
sacrificare l'uomo al cittadino. Un buon cittadino non è necessariamente
un uomo buono; ma un uomo buono è tenuto ad essere un buon cittadino,
quali che siano la sua società e il suo paese. Poiché egli è
innanzitutto un uomo buono, le sue azioni non saranno antisociali, egli
non si porrà contro un altro uomo. Vivrà in cooperazione con altri
uomini buoni; non cercherà autorità, perché non ha autorità; sarà capace
di efficienza senza la spietatezza che l'accompagna. Il cittadino tenta
di sacrificare l'uomo; ma l'uomo che sta cercando l'intelligenza più
alta naturalmente eviterà le stupidità del cittadino. Così lo Stato sarà
contro l'uomo buono, l'uomo di intelligenza; ma quest'uomo è libero
d'ogni governo e paese.
L'uomo
intelligente porterà in essere una buona società; ma un buon cittadino
non darà vita a una società in cui l'uomo possa essere dell'intelligenza
più elevata. Il conflitto tra il cittadino e l'uomo è inevitabile se il
cittadino predomina; ed ogni società che deliberatamente trascura
l'uomo è condannata. V'è riconciliazione fra il cittadino e l'uomo
soltanto quando sia stato compreso il processo psicologico dell'uomo. Lo
Stato, la presente società non si occupano dell'uomo interiore, ma solo
dell'uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l'uomo
interiore ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i
piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il
presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro;
considera il futuro di importanza suprema, non il presente. Ma per
l'uomo intelligente il presente è della massima importanza, l'oggi e non
il domani. La comprensione di ciò che è può essere compreso soltanto
con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la
trasformazione nell'immediato presente. E' questa trasformazione la cosa
di suprema importanza e non il modo di riconciliare il cittadino con
l'uomo. Quando avviene questa trasformazione, cessa il conflitto tra il
cittadino e l'uomo.
Fonte:Eliotropo
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