Di Roberto Saviano
Qualche giorno fa a Scampia la polizia ha smantellato le cosiddette
"stanze del buco": locali attrezzati dalla camorra nelle Vele per
il consumo di eroina, acquistata nella vela gialla e consumata
nella vela celeste. Non sono sale di consumo attrezzate - ce ne
sono in giro per il mondo, ma in Italia è fantascienza -, luoghi
igienici dove viene fornito supporto psicologico a chi fa uso di
sostanze stupefacenti. No, le stanze del buco sono luoghi di
degrado. Stanze sporche, fatiscenti, terribili. Su Internet è
possibile vedere delle foto. Ritraggono situazioni agghiaccianti
che quando vivevo a Napoli ho visto mille volte. Qualcosa di
sbagliato nelle politiche unicamente repressive riguardo alle
droghe deve esserci, se in tanti anni non c'è stato miglioramento,
ma tanti passi indietro.
Sui social network, quando affronto la questione e lo faccio
spesso, i commenti sono agghiaccianti come le foto che vi invito a
guardare: "Cazzi loro", "Se muore un tossico è selezione naturale".
Migliorare le condizioni di vita di chi fa uso di sostanze
stupefacenti avrebbe ricadute positive per tutti i cittadini, anche
quelli che consumatori non sono. I primi a beneficiarne sarebbero
le centinaia di migliaia di persone che condividono le loro vite
con tossicodipendenti, poi ne beneficeremmo tutti in quanto a
salute (diminuzione della diffusione di malattie come epatiti e
Aids) e sicurezza pubblica. Immagino che molti lettori staranno
pensando: «Caro Saviano, ma con tutti i problemi che abbiamo noi,
persone sane, persone "perbene", lavoratori onesti, liberi
cittadini, tu ci vieni a parlare dei tossicodipendenti e dei loro
diritti?».
UNA SOCIETÀ, PER DIRSI sana e poter funzionare,
deve prestare attenzione a tutte le sue parti. Non possono esistere
compartimenti stagni. Non voler affrontare il problema del consumo
di droghe, se non come un problema di repressione, ha ricadute e
costi che il nostro Paese non può sostenere: i tribunali si
riempiono di cause e la popolazione carceraria aumenta, mentre le
organizzazioni criminali continuano a guadagnare mercati e
quattrini.C'è chi è più avanti di noi. In Sudamerica, per esempio,
dove il costo del narcotraffico lo si paga quotidianamente con il
sangue, una breccia si sta aprendo. Il governo dell'Uruguay è
pronto ad adottare una legge che regolamenti il commercio della
marijuana attraverso un rigido controllo statale su produzione e
distribuzione. Negli Stati limitrofi se ne sta discutendo. Ma c'è
anche un esempio europeo, in Spagna, Serra De Cardó, Catalogna: a
Rasquera, paesino idilliaco immerso nei campi, la disoccupazione è
una piaga e il consiglio comunale, con l'appoggio di opposizione e
cittadinanza, ha deciso in febbraio di appaltare dei terreni a
un'associazione che coltiva marijuana per scopi terapeutici e di
autoconsumo. Gli incassi per l'amministrazione sono stati di 36
mila euro alla firma del contratto e 550 mila all'anno. Il governo
del partito popolare si oppone e Rasquera resta un'eccezione.
DUNQUE, IN SITUAZIONI di estrema necessità è
possibile avviare un dibattito che può dare anche risultati
virtuosi: sottrazione di guadagni e del mercato della marijuana
alle organizzazioni criminali. Che è possibile trovare un percorso
condiviso su argomenti spesso troppo difficili da trattare, come la
legalizzazione delle droghe leggere. In Italia è un argomento
impronunciabile. Le istituzioni non se ne occupano, i nostri media
non se ne occupano, con l'unica eccezione, credo, del "Notiziario
antiproibizionista" di Radioradicale. Quanto ci metteremo a
comprendere che questa è davvero un'emergenza? Legalizzare non
significa incentivare, ma sottrarre mercato alle mafie. La legge
sull'aborto fece sparire quasi del tutto gli aborti clandestini,
una politica di legalizzazione toglierebbe ricchezza ai criminali.
Maurizio Prestieri, ex boss di Secondigliano ora collaboratore di
giustizia, mi disse una volta durante un'intervista: con tutto il
fumo che i ragazzi "alternativi" napoletani compravano da noi,
sostenevamo le campagne elettorali dei politici di centrodestra in
provincia.
Fonte:l'Espresso
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Bravo Saviano. Sottoscrivo. Anche se non per la motivazione che un reato vada legalizzato perché dilagante. Se il male è male, resta male e va comunque impedito. Ma non vedo proprio dove sia il male nella legalizzazione della coltivazione della marijuana.
RispondiEliminaGiusto,la cannabis è stata sempre usata dall'uomo,proibirla mi pare veramente stupido,anche tenendo conto dei moltissimi benefici in campo medico e non solo.Purtroppo la propaganda proibizionista scatenata negli anni 50 in USA da una parte dell'elitè econimico/politica,e la conseguente proibizione della pianta,incidono ancora negativamente sui giudizi in merito alla canapa,facendo nascere il consumismo di questa sostanza a fini ricreativi o di sballo,tralasciando tutti gli altri aspetti,anche più importanti della canapa.Tra l'altro l'Italia eccedeva nella produzione di canapa negli anni 50,dopo la proibizione,tutto è andato perduto.Eh pensare che grazie alla cannabis e ai suoi mille usi potremmo affrontare e uscire più facilmente dalla crisi.
RispondiElimina