Dopo lo scoppio della crisi economica attuale nel 2008 la Cina ha continuato a crescere come gli altri paesi emergenti ed è stata tra i motori di una prima probabile ripresa economica mondiale. Però col tempo la crisi si è aggravata a causa dell’ulteriore scoppio della crisi dell’eurozona. Quest’ultima è stato un freno sia per l’economia statunitense, che cercava di riprendersi anch’essa dallo schock del 2008, sia per l’economia cinese. La crisi dell’eurozona si è generata perchè venendo a mancare le esportazioni verso gli Stati Uniti i PIL dei diversi paesi europei sono calati e sono saliti i debiti pubblici, insomma si è innescata la crisi del debito di cui si parla adesso tutti i giorni. Il rapporto debito pubblico/PIL si è squilibrato a sfavore del PIL e altri fattori ancora hanno aggravato la situazione come problemi insiti alla Grecia e all’Italia e in ultima istanza la bolla immobiliare spagnola scoppiata non molto tempo fa. Inoltre la crisi dell’eurozona ha evidenziato problemi insiti alla zona europea come il forte squilibrio fra paesi del Nord Europa e paesi del Sud dal punto di vista economico. Altri problemi si sono evidenziati come il fatto che ci sia una moneta unica ma non c’è l’unita fiscale, bancaria e politica soprattutto.
Tornando alla Cina, quest’anno ha subito un considerevole rallentamento come anche la Russia e il Brasile. Si prevede per la Cina una crescita del 7,5% inferiore alla soglia del 8% che molti auspicavano. In questa situazione l’economia cinese ha due vie di fronte a se: o concentrarsi sul mercato interno, soluzione non semplice e indolore perchè potrebbe provocare una crescita troppo ampia dell’inflazione, o continuare a concentrarsi sulle esportazioni facendo si che gli Stati Uniti continuino ad indebitarsi con essa.
Il rallentamento di Cina, Russia e Brasile conferma i timori di tanti economisti: l’economia mondiale è in crisi. E’ calata la domanda aggregata mondiale e si prospetta una vera e propria depressione economica diffusa come quella del 1929.
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