Di Valerio Tripodo
Il
problema della Big Science. La divulgazione scientifica basata sul
sensazionalismo con l’unico scopo di procacciare finanziamenti.
L’attuale esempio del bosone di Higgs come problema della comunicazione
fra ricerca e grande pubblico.
Il 4 Luglio 2012 entrerà nella storia della scienza, a meno di future smentite, per la scoperta del bosone di Higgs,
una particella teorizzata nel 1964 da Peter Higgs insieme a François
Englert e Robert Brout, e indipendentemente da G.S. Gurlanik, C.R.
Hagen e T.W.B. Kibble (tanto per rendere onore anche ai fisici rimasti
in ombra).
TWITTER SUBNUCLEARE - Nonostante la scoperta non sia delle più intuitive, si è verificato un enorme impatto mediatico, anche grazie al fatto che la particella è nota con l’altisonante nomignolo di “particella di Dio”. L’hashtag #Higgs non ha tardato a scalare le vette dei trend globali di Twitter,
ed anche l’Italia non è stata da meno. Andando a spulciare bene il
social network, però, si scopre subito ciò che si poteva sospettare: non
siamo un popolo esperto di fisica subnucleare, ed il bosone di Higgs è
comparso fra i trend giornalieri solo come oggetto di battute e frasi sarcastiche.
Cito, ad esempio, uno dei nostri follower (che, per quanto ne
sappiamo, potrebbe anche essere un vero esperto in materia), Davide
Battistoni, che scrive: «Trovata la “particella di Dio“. Berlusconi smentisce: Non ho perso nulla» o «Trovata la “particella di Dio”. Ora resta da scoprire cosa sia il Pd» .
Al di là della risata, viene da chiedersi: c’è qualcuno che effettivamente abbia capito cos’è il bosone di Higgs? O ci siamo solo lasciati prendere da una trappola giornalistica?
Per capire le sfaccettature meno evidenti della divulgazione e del
sensazionalismo scientifico, bisogna prima affrontare il discorso della Big Science.
BIG SCIENCE - Il 17 gennaio 1961, il Presidente USA
Eisenhower sollevò una questione sul metodo scientifico, definita negli
anni successivi questione della Big Science.
La Seconda Guerra Mondiale aveva infatti evidenziato un cambiamento nel
mondo della tecnologia: essa non poteva più progredire senza una
completa simbiosi con la ricerca scientifica avanzata. D’altro canto, la
scienza stessa, cercando risposte a domande sempre più oscure, sì
ritrovò progressivamente a dover progettare esperimenti sempre più
costosi, basati su giganteschi apparati meccanici, come acceleratori di particelle e reattori nucleari.
Così gli scienziati si ritrovarono di fronte a due possibili scelte: o
lavorare in progetti privati, o cercare di ottenere fondi pubblici. In
entrambi i casi le conseguenze per la ricerca possono essere piuttosto
negative: i lavori che apparentemente non portano un beneficio economico
immediato, o di interesse pubblico, non ottengono i giusti
finanziamenti, perché nessun privato è interessato a investire nella
ricerca “puramente teorica”, mentre gli stati difficilmente spendono i soldi dei contribuenti a meno che non sappiano di trarne peculiari vantaggi (emblematico il caso dell’industria militare).
Di conseguenza, si è creato un meccanismo che ha portato la scienza
fuori dai laboratori, non tanto a fini informativi, quanto commerciali,
con metodi quantomeno discutibili, che spesso tramutano la divulgazione in sensazionalismo.
Fateci caso: ogni volta che uno scienziato fa una scoperta (anche non
verificata) capace di generare un onda mediatica da cavalcare, i
giornalisti inventano nomi accattivanti e tentano di prevedere a quali
applicazioni pratiche porterà tale scoperta.
FISICI DA BAR - Questo ragionamento ci riporta al bosone di Higgs: quante persone hanno capito cos’è? Nessuno, a parte quella piccola percentuale di esperti dotati del grado di conoscenza adeguato. Certo,
potete ripetere a voi stessi e a chi ve lo chiede che “la particella di
Higgs è ciò che fornisce la massa a tutte le cose” o “ciò che ha reso
la materia come la conosciamo” ripetendo gli slogan di giornali e
telegiornali, ma siete consapevoli che in realtà non sapete di cosa
state parlando, e che, a giudicare il racconto che proprio giornali e
telegiornali ne fanno, la scoperta non ha cambiato di certo il vostro
modo di interpretare l’universo.
Un esempio di quel meccanismo e, in qualche modo, delle sue lontane
origini? Ce lo offre proprio questa scoperta, che ha davvero del
sensazionale. Sicuramente, l’argomento attira tanto per il suo
appellativo: non bosone di Higgs, ma “particella di Dio”. Pensate che questo nome non venne coniato da Higgs
(che si dichiara ateo), ma dal premio Nobel Leon Lederman, con la
speranza di ammorbidire i deputati del Congresso americano per ottenere
dei finanziamenti per costruire un acceleratore di particelle. I
finanziamenti, però, non furono mai ottenuti, anche perché si parlava di
cifre simili a quelle spese per LHC, l’acceleratore del CERN di Ginevra.
VERA SCIENZA - Non bisogna gettare fango sulle
ricerche dispendiose che, apparentemente, non portano a nessun
miglioramento pratico dei comuni cittadini: il progredire del sapere scientifico è un bene.
La questione qui è come la comunicazione d’effetto stia influenzando la
ricerca, e di come a causa della spiccata sensazionalità molti vengano talvolta illusi di capire a pieno la scienza.
Certo non occorre essere geni per capirla, ma è anche vero che non
tutta la scienza può essere spiegata senza avere almeno un’infarinatura
di teorie quantistiche, come per la particella di Higgs ad esempio. Poi
ci si chiede perché le facoltà scientifiche siano piene di studenti che
non riescono ad andare: sarà che qualcuno sia rimasto colpito dalla
spettacolarizzazione mediatico?
Si instaura un circolo vizioso: la ricerca non
incline a particolari risvolti economici ha bisogno di accreditamento e,
in qualche modo, di consenso presso il pubblico. Per uscire dalla
“nicchia” dei laboratori e poter ottenere risorse finalizzate a nuove
scoperte, quindi, deve aprirsi e di divulgarsi tramite i media, che, a
loro volta, puntano a creare la “notizia” e a cavalcare un’onda che è
anche fonte di guadagno. La gente comune può fraintendere,
perciò, il vero significato delle scoperte, e i giovani perdono di
vista il ruolo dello scienziato, così che molti si arrivano a facoltÃ
forse troppo esigenti, trovando comunque qualcosa che non si aspettavano
e non faceva parte del loro immaginario.
E’ ovvio che c’è modo e modo di fare divulgazione scientifica: il
sensazionalismo può essere stimolante, ma può rivelarsi fuorviante a
conti fatti. E ci vuole anche un piccolo sforzo da parte del grande pubblico:
la scienza si occupa di dettagli, e non sempre sono dettagli che ci
cambieranno la vita, ma sono comunque interessanti e importanti per il
progredire della conoscenza: dovrebbero rientrare nella nostra cultura
di base tanto quanto arte, letteratura, musica, geografia, ecc.
Giusto per farvelo sapere: la Spending Review del governo Monti toglierebbe 200 milioni di euro alle università .
Ciò vuol dire che la ricerca italiana sarà ancora più condizionata da
bisogno di fondi. Scommettiamo che nei prossimi mesi si avrà un
incremento statistico delle scoperte più sensazionali e, in realtà ,
stravaganti? Il lato positivo è che avremo molto materiale per scrivere
Tweet divertenti e sarcastici.
Fonte:Daily Storm
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