Di Nadia Parmentier
Stéphane Kerdodé ed Erik Ollive, co-fondatori di BreizhCola, una cola
bretone, hanno attaccato il bulldozer americano Cola Cola. Fare
concorrenza bretone a Coca Cola, non era facile. Eppure i risultati sono
visibili: parti crescenti del mercato in aumento di più del 30% nei
supermercati locali e in regolare crescita di più del 14% sul territorio
bretone. Il concetto è semplice: una Cola bretone, prodotta e
distribuita localmente, con un gusto diverso e, soprattutto,
un’appartenenza identitaria chiaramente identificabile ed anche
militante. Il gigante di Atlanta non ha aspettato a reagire
moltiplicando il numero di agenti commerciali. Eppure la Bretagna appare
curiosamente piccola, se vista dagli Stati Uniti. Allora cos’è che
preoccupa tanto la strategia del colosso Coca Cola?
In effetti,
se Pepsi e le altre Virgin Cola attaccano Coca Cola sul terreno della
concorrenza tradizionale, marketing onnipresente e formattazione dei
consumatori dai loro primi passi nelle scuole, la BreizhCola lo attacca,
invece, sul piano dell’intelligenza culturale.
L’esplosione del volume d’affari delle Cola regionali
In effetti, fino ad oggi, era il gigante americano Coca Cola a imporre
il suo prodotto al resto del mondo: sapori, profumi, aromi, imballaggi,
slogan… E il resto del mondo vi s’identificava, lo desiderava e
l’assimilava tale quale, come facente parte dei suoi gusti sociali, dei
suoi bisogni. Fare del «glocale» conservando la carta geografica e le
traduzioni ad-hoc della marca per penetrare i grossi mercati, Coca Cola
lo fa già. La lattina si è declinata in numerosi paesi. Ma il mostro
sacro Coca Cola, il simbolo che si fa carico dei valori fondamentali di
nientepopodimenoche la grande America e che finora ha imposto i suoi
riferimenti condizionando i consumatori a monte, si mette ad apporre
triscele e bandiere bretoni sui suoi supporti commerciali per
riconquistare le parti perdute del mercato della Bretagna. Com’è
possibile un fenomeno commerciale così inaspettato?
Per Coca Cola, la vera posta in gioco non è conquistare delle parti del
mercato bretone, ma resistere a un nuovo modello di consumo che fino ad
ora scaturiva dal gigante americano per imporsi ai consumatori
consenzienti e soddisfatti. Per Coca Cola si tratta ora di comprendere
un riflesso identitario locale che obbliga a pensare in modo diverso. E
se fosse già il caso con le varie Corsica Cola o le Elsass Cola che
hanno seguito le orme della nostra esemplare Breizh Cola e che vedono
anch’esse esplodere il loro volume d’affari a scapito delle fette di
mercato di Coca Cola?
E adesso dovrebbe essere il gigante ad adattarsi ai consumatori per
proporre un prodotto che assomigli loro, che assomigli a una cultura
identitaria in scala ridotta? Fare dell’individuale locale invece di
fare il collettivo di massa americano? Per Coca Cola, colosso
incontestato dotato di grandi mezzi di marketing per influenzare i suoi
consumatori, rappresenta un nuovo modo di pensare e a quanto pare non è
così semplice.
Infatti Stéphane Lehoux, ex responsabile della zona Coca Cola Francia,
si è dovuto battere con la direzione centrale per convincerla e ottenere
questa nuova linea strategica adattata alle esigenze locali:
«Benissimo! Lo faccia pure, ma non avrà nessun supplemento di budget»,
gli hanno spiegato. Più simile a un’iniziativa isolata che a una
strategia vera e propria, la ditta ha accettato l’adattamento bretone,
fatto rarissimo nella storia del marketing di Coca Cola.
Il gigante non vede il motivo di piegarsi: è Coca Cola che impone il suo
modello identitario, che definisce quale consumatore vuole cosa e
quello che comprerà. Adattarsi alla cultura del consumatore e non più
limitarsi a creare le condizioni per far sì che il consumatore si adatti
da solo al prodotto americano è una rivoluzione complessa per un gruppo
che in fondo non crede di dover adeguare la sua produzione di massa, il
suo pensiero di massa a qualche irriducibile gallo! Ed ecco il
risultato : le varie Corsica Cola (Corsica), Anjou Cola (Anjou), Elsass
Cola (Alsazia), Fada Cola (Marsiglia), Auvergnat Cola e Bougnat Cola
(Alvernia)… esplodono sotto il naso di un gigante che forse dovrebbe
ripensare la sua strategia. La vera posta in gioco di questi shock
marketing apparenti, non è il 14% di parti di mercato del paesino
bretone. La vera posta in gioco è assistere allo sviluppo di un esempio
locale francese sullo sfondo di una storia di successo, reale indicatore
di una domanda locale, nazionale e persino internazionale.
Una domanda di prossimità culturale
Una domanda nuova che grida forte e chiaro «Sono un consumatore libero,
voglio un prodotto che assomigli alla mia cultura, alla mia identità!».
Nell'insieme, le cola alternative nazionali cominciano a essere
numerose, e nuovi giganti hanno saputo adattarsi alla domanda popolare
emergente: China Cola, terzo produttore di bevande analcoliche in Cina
(dietro Coca Cola e Pepsi Cola)!, Cuba e la sua Tukola ed altre Tropi
Cola, Mecca Cola impiantatesi in modo massiccio in tutto il Medio
Oriente… Coca Cola saprà ascoltare la domanda di prossimità dei suoi
consumatori? E come ascoltare questa richiesta quando si appartiene, si è
vettori, simbolo e addirittura forza d’urto dei valori americani, di un
«impero» americano che culturalmente sa come e chi ha i mezzi per
imporre una presenza commerciale offensiva, per imporre i propri valori e
il proprio modello di società di consumo, e da ogni dove: da Hollywood
ai cartoni animati made in Walt Disney, dai Mc Donald’s al linguaggio
stesso che nel mondo è come il dollaro, un riferimento solido.
E perché piegarsi, adattarsi, seguire il piccolo, il locale, quando si
può liberare l’artiglieria pesante del marketing, quando adattarsi una
volta significa cambiare radicalmente il modo di pensare, di
strutturare, di vedere il mondo? Adattarsi al locale, al regionale, vuol
dire adattarsi alla cultura, e non più imporsi al mondo, non più
veicolare i propri valori nazionali ma cercare di sposare quelli degli
altri. Forse non è così semplice per una marca i cui obiettivi sono
anch’essi identitari: veicolare il proprio modello di consumo, i propri
valori perché alla fine, per parafrasare lo slogan di Coca Cola dell’«
America's Real Choice », lanciato nel 1985, si tratta della « Vera
scelta dell'America ».
Fonte:
http://www.infoguerre.fr/culture-et-influence/modele-identitaire-coca-cola-destabilise-par-initiatives-locales/
Da Come Don Chisciotte
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