La Seconda Guerra Mondiale non ha migliorato lo standard di vita dell'americano medio.
Di Robert P. Murphy
The american conservative
Quando i keynesiani sono spinti a raccontare una “storia di successo”
per le loro politiche, essi citano con orgoglio la Seconda Guerra
Mondiale. Sostengono che si è trattato della dimostrazione perfetta di
una grande capacità di spesa del governo per sollevare un'economia in
depressione.
Nel tentativo di combattere questo mito, Steve Horwitz e Michael J.
McPhillips offrono un'interessante articolo dove si analizzano diari,
giornali, ed altri documenti di epoca bellica. Mostrano che l' americano
medio, sul fronte interno, sicuramente non pensava di trovarsi in mezzo
a una grande ripresa economica. Come vi mostrerò in questo articolo –
facendo affidamento sugli sforzi di Robert Higgs – potremo usare le
statistiche ufficiali per cambiare le idee convenzionali dei keynesiani.
Prima di buttarci nei dati, lasciatemi fare una veloce
osservazione. Ho sentito molti conservatori dire: “il New Deal F. D.
Roosevelt non ha nulla a che fare con la stabilizzazione dell' economia.
È stata la seconda Guerra Mondiale a portarci fuori dalla depressione!”
Eppure quando dicono così, rovinano tutta la sorpresa. Ammettono che la
spesa statale può curare un' economia in recessione, e stanno
cavillando sul fatto che sia stata la spesa di FDR per scuole e ponti
oppure per carri armati e portaerei.
Ora immergiamoci nei numeri reali. Ecco i dati ufficiali del “Prodotto
Interno Lordo Reale”, ovvero la produzione economica totale adeguata
alla variazione del potere d' acquisto del dollaro. Queste sono le stime
ufficiali del governo per “tutte le cose” prodotte dagli Stati Uniti
dal 1929 al 1950:
tab.
È abbastanza facile vedere il perché i keynesiani credono di avere un
caso facile. Nel 1929-1933 il PIL reale crollò. Poi, con l' inizio del
New Deal di Roosevelt, la produzione ebbe una rapida ripresa. Tuttavia
la ripresa vacillò nel 1938 (i keynesiani danno la colpa ad un precoce e
sciocco calo degli stimoli), il che significa che il paese non uscì
dalla Grande Depressione fino a che non iniziarono le enormi spese
militari agli inizi degli anni '40.
Come detto in precedenza, lo storico economico Robert Higgs ha
revisionato articoli e trattati su questo argomento. Higgs ha
sottolineato diversi problemi utilizzando le statistiche ufficiali del
PIL come indicatore della reale prosperità economica.
Ad esempio, uno dei problemi maggiori è che le statistiche del governo
conteggiano un milione di dollari per spese militari come la stessa
quantità di “produzione reale”, come un milione di dollari di consumi in
(ad esempio) automobili. Ma questo è sbagliato per via delle diverse
regolazioni istituzionali. Quando i consumatori spendono volontariamente
i loro soldi in automobili, scelgono di comprare quel particolare bene
al posto di un altro o invece di risparmiare per il futuro. Quindi, è
una prova preliminare che il “milione di dollari in veicoli” in realtà
costituisce uno stock di produzione che apporta servizi reali al nuovo
proprietario.
Al contrario, quando i funzionari del governo dirigono un milione di
dollari di appalti militari per l' acquisto di nuovi carri armati,
abbiamo meno ragioni per credere che sia la stessa quantità di
“produzione reale”. Il denaro è stato ottenuto in maniera non volontaria
tramite la tassazione (o tramite diversi metodi in forma di deficit
governativi), così non possiamo sapere se i cittadini valutino con lo
stesso prezzo carri armati ed auto nuove.
Inoltre, i funzionari del governo incaricati degli appalti militari non
possono intascarsi semplicemente il denaro se decidono di non spenderlo;
i loro budget probabilmente sono del tipo “usalo o lo perdi”, ed in
ogni caso sarebbe illegale trattenere personalmente i soldi delle tasse.
Invece, questi funzionari possono trarre vantaggio dalle loro posizioni
di potere dirottando i fondi verso particolari società, a cui poi
daranno ricchi posti come “consulenti” o “advisor” una volta tornati al
settore privato. Così non possiamo neanche dire che i funzionari della
difesa valutino l' acquisto di nuovi carri armati coi soldi pubblici
allo stesso modo di un acquisto personale da 1 milione di dollari in
nuove automobili.
Vediamo quindi che non c'è alcuna ragione per supporre che la grande
spesa militare (che faceva la parte del leone nella spesa “governativa”
nei primi anni '40) della Seconda Guerra Mondiale possa essere comparata
alla stessa quantità di produzione “privata”. Perciò, la cifra totale
del PIL – rappresentata dall' altezza totale nella tabella – è molto
fuorviante.
Eppure il caso keynesiano è ancora più debole. Supponiamo di accettare
per amore della discussione che 1 milione di dollari di spesa
governativa sia significativamente uguale ad 1 milione di dollari di
investimenti privati o di spesa privata per consumi. Anche in questo
modo la Seconda Guerra Mondiale non rappresenta ancora un modello per
affrontare una depressione economica.
Guardate ancora la figura. Anche nei termini keynesiani, il PIL privato –
la parte dell'economia dedicata agli scopi civili – fu più basso al
culmine della guerra che nel 1933, l'anno peggiore della Grande
Depressione. Quando prendiamo in considerazione l'aumento della
popolazione durante il decennio di mezzo, l'impatto sul fronte interno è
ancor più sorprendente.
Lasciateci supporre, allora, che il governo oggi ha fatto esattamente
quello che suggerisce Paul Krugman, e si è impegnato in massicci
acquisti comparabili a quelli durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quindi, invece di costruire carri armati e bombardieri, il governo oggi
compra cose socialmente utili (nella visione di Krugman) come strade,
ponti, servizi supplementari di polizia e pompieri, etc. Gli americani
sarebbero felici se le faccende di ora rispecchiassero quelle degli anni
di guerra?
Io suggerisco di no; rifiuterebbero l'affare, anche nei termini di
Krugman. Supponiamo che oggi una persona prenda l'equivalente del 1941,
che il paese proceda con una spesa governativa e che l'economia viaggi
come nelle statistiche della Seconda Guerra Mondiale. Questo significa
che la produzione economica privata crollerebbe del 55% nel 2015, ad un
tasso annuale del 24%. I proprietari di casa medi americani
accetterebbero ora di subire un calo annuale del 24% del loro tenore di
vita per tre anni di fila? Sarebbe come riportarli ai loro standard di
vita del 1984 (e ancora non ho nemmeno conteggiato i cambi della
popolazione). La risposta dell' americano medio verrebbe influenzata se
gli dicessimo di quante buche potremmo riempire e di quante nuove scuole
potremmo costruire in questi tre anni?
Ma aspettate, c' è di peggio. In cambio dei servizi offerti dal governo,
soffriremmo di una estrema penuria (in termini di beni privati e
servizi) per un periodo di tre anni. Dopo questa esplosione di
keynesismo – usando ancora la Seconda Guerra Mondiale come modello,
facendo un confronto con gli anni 1941-1946 – il debito del governo
federale detenuto dal pubblico aumenterebbe di 5 volte. Dato che il
debito federale detenuto dal pubblico al momento ammonta a circa 10
trilioni di dollari, imitando l' esperienza della Seconda Guerra
Mondiale si porterebbe il debito a 50 trilioni di dollari nel 2017.
Questo porterebbe il debito al livello del 1984. Domando ancora: C' è un
numero di nuovi insegnanti e ponti che compensino queste due tendenze?
In conclusione, fatemi essere corretto e sottolineare che Paul Krugman e
gli altri credono che durante la Seconda Guerra Mondiale gli standard
di vita privati siano calati per la razionalizzazione, non per un errore
nello stimolo statale keynesiano. Forse, o forse no. Il punto del mio
articolo è che, prendendo il valore nominale delle statistiche
governative, la maggioranza degli americani non vorrebbe una “soluzione”
keynesiana per l' attuale crisi economica, nel modo in cui la Seconda
Guerra Mondiale avrebbe “risolto” l' ultima depressione.
Come nel caso del pacchetto di stimoli di Obama, così anche durante la
prosperità del periodo di guerra: i keynesiani non possono sottolineare
quello che effettivamente avvenne come prova dell'efficienza delle loro
politiche, ma invece confrontare quello che accadde con quello che i
loro modelli mostrano potrebbe essere un' alternativa. In senso
assoluto, gli americani durante gli anni di guerra subirono un serio
calo dei loro standard di vita, come mostrano le statistiche ufficiali e
le nuove ricerche di Hoewitz e McPhillips.
Fonte: http://www.theamericanconservative.com/articles/the-myth-of-wartime-prosperity/
Da Come Don Chisciotte
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