Di Luca Celada
“C’e una temepsta al’orizzonte”, sussurra Selina Kyle (Anne Hatahway) all’orecchio del miliardario Bruce Wayne in un fastoso ballo di gala a Gotham City. “E fareste bene ad abbassare le serrande perche’ quando arrivera’ l’uragano, lei e suoi amici, vi domanderete come avete potuto pensare di vivere cosi’ lautamente , lasciando agli altri solo le briciole”. Wayne e’ l’enigmatico capitano d’industria con l’hobby del giustiziere giustizialista mentre l’alter ego della Kyle, bellissima e abilissima ladra nel Dark Knight Rises di Christopher Nolan, e’ Catwoman, la nemesi e seduttrice di Batman con tendenze decisamente no-global. Piu’ tardi una banda di malfattori attacca Wall Street: “Cosa fate?” obbietta un trader, “questa e’ la borsa, non ci sono mica soldi da rubare!”. “Ah si?” risponde il capobanda, “e allora voi che ci fate qui voi?”. L’attesissimo ultimo film della trilogia dark di Nolan e’ decisamente un storia di crepusocolo economico, un’angosciante affresco di caos finanziario e morale. “Il copione e’ stato scrit to un paio d’anni prima” mi precisava ieri Christian Bale che riprende il mantello dell’ombroso supereroe “ma quando stavamo girando a Manhattan, Occupy aveva piantato le tende a due passi dal set”. Non poteva quindi questa Gotham in preda al panico, abbandonata a se stessa dal proprio protettore non ricordare quelle alla deriva nel vero caos del nostro presente; e nella lente di Nolan la citta’ (un collage crepuscolare di New York e Los Angeles) finisce per assomigliare alla Roma del Coriolano di Shakespeare, assediata e convulsa dalla guerra civile. Shakesperiano e’ anche il malefico Bane, uno straordinario Tom Hardy con terrificante protesi facciale, portatore della vendetta atavica dei diseredati; “terrorista” ma anche supremo demagogo quando si impadronsice della citta’ e istaura un governo provvisorio con tribunali robespierriani. Gli attici dei miliardari vengono espropriati e i profughi si scaldano sui falo’ accesi sul parterre della borsa valori. I palazzi di questo inverno economico sono in mano ai bolscevichi di Bane ma e’ una vittoria pirrica anche perche’ a Nolan in definitiva non e’ interessa poi piu’ di tanto la metafora politica ma piuttosto le scatole cinesi dei dilemmi morali in cui intrappola i suoi antieroi. Una lista che si allunga stavolta con l’aggiunta di due presenze da femme fatales, Anne Hathaway appunto e Marion Cotillard. Un grande cast per un film in cui Nolan spinge ancora i limiti del genere e del blockbuster.
Fonte:il Manifesto
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