Di Luca Galassi
La frontiera della difesa
cibernetica statunitense si chiama Piano X. E’ un progetto sviluppato
dal Pentagono e ha l’ambizioso obiettivo di mappare l’intero ciberspazio
per difendersi dalle minacce telematiche.
Il
Piano X è l’ultima creazione della Darpa, l’Agenzia di ricerca per i
progetti di difesa avanzata, una divisione del Pentagono che concentra i
suoi sforzi sul potenziamento della rete di computer – anche civile –
per sostenere lo sforzo bellico americano. La strategia è diversa
rispetto al passato: le operazioni di una volta consistevano nel
proteggere il sistema informatico del Dipartimento della Difesa. Oggi
l’approccio è più aggressivo: individuare le minacce nemiche e
distruggerle. Come? Anche con l’aiuto del settore privato, delle
università e perfino delle industrie di videogiochi. La Difesa ha
infatti lanciato un bando per individuare i migliori progetti di
ciber-difesa.
Questa estate verrà lanciato un piano quinquennale
da 110 milioni di dollari per sviluppare una mappa avanzata che dia
conto, nel dettaglio, di miliardi di computer, aggiornandosi
continuamente. La mappa servirà per identificare i bersagli e
disattivarli attraverso Internet o altri mezzi.
Altra finalità è
la creazione di un sistema operativo in grado di lanciare attacchi e
sopravvivere ai contrattacchi. Per il nuovo hardware i militari parlano
dell’equivalente di un carro armato, paragonando gli attuali sistemi
operativi a ‘macchine sportive’.
Gli attacchi saranno condotti
dallo Us Cybercommand, un organismo lanciato nel 2010 e ospitato presso
la National Security Agency. “Le origini della guerra cibernetica sono
legate alla comunità dell’intelligence”, spiega al Washington Post il
direttore della Darpa, Kaigham Gabriel. L’agenzia sarà interamente
funzionale alle necessità del Pentagono, con un budget quinquennale di
1,54 miliardi di euro dal 2013 al 2017.
La mappa, aggiornata ogni
microsecondo, darà l’immagine esatta dell’intero ‘ciberspazio’,
mostrando connessioni di rete, analizzando la capacità di un router di
condurre attacchi, suggerendo strade, alternative a quelle minacciate,
per il traffico on-line di utenti civili e militari.
Ma il Piano X
contempla anche lo sviluppo di tecnologie che consentiranno a un
comandante di pianificare e lanciare un attacco e controllare
l’evoluzione dei ciber-attacchi nemici. I militari avranno la
possibilità di predire e quantificare i danni di un attacco, attraverso
un sistema di emergenza in grado di limitare i danni alle infrastrutture
civili, come un impianto per la produzione di energia o
un’infrastruttura di trasporti. Comodamente seduti al computer,
schiacciando un tasto si potrà interrompere la corrente elettrica, far
esplodere fabbriche e mettere fuori uso la contraerea di altri Paesi,
agendo unicamente nello spazio cibernetico.
“E’ tempo che i
generali smettano di pensare in termini di navi, carri armati, aerei –
spiega James Cartwright, a sua volta generale in pensione –, ma
riflettano sulla necessità di nuove difese, così come di nuovi attacchi,
non più basati sulla forza bruta, ma sulla possibilità di raggiungere
migliaia di obiettivi nel più breve tempo possibile. E senza sganciare
una sola bomba”.
Da E-il Mensile
Related Posts
{{posts[0].title}}
{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[1].title}}
{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[2].title}}
{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[3].title}}
{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione