Di Massimo Mazzucco
Se c'è una specialità nella quale il Vaticano non verrà mai battuto da
nessuno, è sicuramente quella di rendere celebre ciò che più di ogni
altra cosa vorrebbero tenere nascosto.
E' il caso recente di Sister Farley,
una teologa cattolica che ha scritto un libro intitolato "Just Love: A
Framework for Christian Sexual Ethics" (Semplicemente amore: un
inquadramento dell'etica sessuale cristiana). Pubblicato senza rumore
nel 2006, il libro galleggiava tranquillamente al 142.000° posto nelle
vendite di Amazon, e nessuno sapeva che esistesse. Ma quando il Vaticano
ha deciso, la scorsa settimana, di metterlo ufficialmente all'indice
"per i contenuti non confacenti alla dottrina cristiana", è schizzato in
poche ore al 16° posto nelle vendite.
Commosso, l'editore ringrazia.
Ora
che tutte le maggiori testate americane ne hanno parlato, persino chi
si interessa raramente di questioni religiose è venuto a conoscenza di
questo ennesimo atto di presunzione da parte di un Papa che ha sempre
gestito - e continua a gestire - la Sacra Congrega della Fede come se
fossimo ancora ai tempi dell'Inquisizione. Per questo motivo, ci è
sembrato utile tornare a pubblicare uno dei primissimi articoli su
Joseph Ratzinger, scritto subito dopo la sua elezione a pontefice della
Chiesa romana.
****************************
The Ratzinger Report
"Un
pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in
chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio. «Non mi fanno entrare, Signore,
perché sono un peccatore». «Di che ti lamenti? - disse Dio - Non
lasciano entrare neanche me!»" (Padre Anthony de Mello, minacciato di scomunica e messo all'indice da Ratzinger).
I
nomi Ivone Gebara, Tissa Balasuriya, Hans Kung, Jacques Gaillot,
Charles Curran, Leonardo Boff, Bernhard Haering, vi dicono qualcosa?
Molto probabilmente no, ed il motivo c'è: sono nomi - di prelati,
vescovi, studiosi, suore, teologi - che il cardinale Ratzinger, nei suoi
lunghi anni al vertice della Congrega per la Dottrina della Fede, ha
voluto far cadere nel silenzio dell'oblio. Sono i pericolosi, gli
eretici, gli scomunicandi più scomodi dei tempi più recenti, ...
...
che vanno ad aggiungersi alla lunghissima lista di nomi iniziata con il
vescovo Ario, "scomunicato" dalla nascente Chiesa di Roma nel terzo
secolo dopo Cristo, e che è giunta a noi carica di tutti i Bogomili, gli
Albigesi ed i Giordano Bruno di ogni epoca storica.
Oggi non li
mandano più al rogo, ma la ferita morale, per gente profondamente
identificata con la propria missione come loro, brucia altrettanto. Il
più importante di tutti, storicamente almeno, è il francescano Leonardo
Boff, uno dei fondatori della cosiddetta "Teologia della Liberazione",
il movimento social-religioso che ebbe la pretesa, nel Sudamerica dei
dittatori degli anni 70/80. di riportare la Chiesa dalla parte della
gente. Boff fu "silenziato" da Ratzinger senza troppi giri di parole, e
fu obbligato a ritirarsi in un monastero, dal quale ha rilasciato
soltanto più qualche intervista isolata. (In una di queste riuscì a
suggerire che il vero eretico, in casa cattolica, fosse proprio
Ratzinger).
Sempre con forti connotazioni sociali, improntate
inoltre al femminismo rampante di quegli anni, fu il messaggio di Ivone
Gebara, la suora brasiliana che Ratzinger obbligò a soggiornare a Roma
per due anni, affinchè "purificasse" il suo pensiero cristiano inquinato
di eresia latino-americana.
Oltre ai teologi della liberazione,
le vittime più illustri di Ratzinger si possono dividere in due gruppi:
quelli che hanno osato suggerire un diritto da parte dei cattolici nel
mondo di contestare certe decisioni prese da Roma, e quelli che hanno
voluto allargare, soprattutto in Oriente, il concetto di spiritualità
cristiana fino ad includere anche altre religioni. Non si può non notare
come ambedue le tendenze avrebbero signifcato per Roma una decisa
perdita di potere su scala globale.
Nel primo gruppo di eretici,
il teologo tedesco Hans Kung propose di rivedere il principio di
infallibiltà papale, stabilito da Leone XIII a fine '800 [prima i papi
era fallibili?], ma si scontrò con l'infallibilità, appunto, di
Ratzinger, il quale gli fece togliere la cattedra in teologia
all'università di Tubinga.
L'americano Charles Curran fece una
fine molto simile, per aver dato voce al dissenso - mai sopito, in
realtà - del clero americano verso le posizioni di Roma sulla
contraccezione e sul diritto a risposarsi dei cristiani divorziati.
Bernard
Hearing, uno dei più grandi teologi del secolo scorso, finì dimenticato
da tutti dopo che Roma gli chiese "ufficialmente" di non esprimere più
il suo dissenso sulla posizione ufficiale della Chiesa, in delicate
questioni di magistero ecclesiastico.
Jaques Gaillot, vescovo di
Evreux, fu destituito nel '95 per aver espresso posizioni troppo
favorevoli ad una più libera sessualità dei cristiani.
Karl
Lehmann, vescovo di Magonza, provò a sostenere il diritto delle persone
divorziate a risposarsi, ma si scontrò contro il doppio muro di cemento
Woytila-Ratzinger.
L'intera Conferenza Episcopale austriaca
provò, nel '96, a spezzare una lancia in favore di una scelta popolare
dei vescovi (elezioni), dell'accesso al matrimonio per i divorziati, e
della possibilità per uomini divorziati di diventare prete. Fu allora lo
stesso Woytila che si preoccupò di ricordare ai colleghi austriaci che
"nella Chiesa la democrazia non esiste".
Sul fronte teologico le
preoccupazioni maggiori per Ratzinger sono giunte dall'Oriente. E' di
qualche anno fa la messa all'indice "postuma" dell'intero corpus degli
scritti di Anthony de Mello, il gesuita indiano, morto nel 1987, che
lottò a lungo con Roma per cercare di gettare un ponte fra il
cristianesimo ufficiale e la dimensione spirituale dell'Oriente.
Stesso
percorso per il teologo dello Sri-Lanka Tissa Balasuriya, che finì
addirittura scomunicato da Ratzinger per aver suggerito che certi
elementi dell'insegnamento cristiano, soprattutto riguardanti la figura
della Madonna, andassero rivisti secondo categorie filosofiche e
culturali più consone alla tradizione orientale. La scomunica fu poi
revocata a Balasuriya quando questi, dopo circa un anno, ebbe deciso di
"rivedere" profondamente le sue posizioni in merito. (E' curioso come un
essere umano possa arrogarsi il diritto di decidere se un altro essere
umano può "comunicare con Dio" oppure no).
Questi solo i casi più
eclatanti, noti a tutti, della lunga gestione di Ratzinger al timone
dell'ex Tribunale dell'Inquisizione, che si è forse rifatto il trucco
per stare alla pari coi tempi, ma che non ha mutato assolutamente nulla
nella sua più profonda essenza ipocrita, repressiva ed autoritaria -
ovvero anti-cristiana per eccellenza.
Se c'è infatti un esempio,
fra i mille prelati "rimessi in riga" da Ratzinger in tutti questi anni,
che li può sintetizzare tutti, è forse quello del vescovo Raymond
Hunthausen di Seattle, il quale fu aspramente redarguito da Roma per il
semplice fatto di aver amministrato la comunione a degli omosessuali.
Hunthausen doveva infatti essersi scordato che il protetto di Ratzinger,
cardinale Law di Boston, può tranquillamente giostrare centinaia di
preti pedofili per tutte le parrocchie d'America, ma che l'omosessualità
è condannata dalla Bibbia, e quindi il gay va respinto e tenuto lontano
ad ogni costo dall'altare di Cristo, anche se non ha mai fatto niente
di male a nessuno. Dura lex, sed lex.
Ecco un "classico" firmato da Joseph Ratzinger:
NOTIFICAZIONE UFFICIALE DEL VATICANO
SUGLI SCRITTI DI PADRE ANTHONY DE MELLO SJ
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Il
Padre Gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987) è molto noto a
motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue,
hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non
sempre si tratta di testi da lui autorizzati. Le sue opere, che hanno
quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi
della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio
di sè, rompere quei legami ed affetti che ci impediscono di essere
liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi
della vita. Nei suoi primi scritti in particolare, P. de Mello, pur
rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddiste e
taoiste, si è mantenuto ancora all'interno delle linee della
spiritualità cristiana. In questi libri egli tratta dei diversi tipi di
preghiera: di petizione, di intercessione e di lode, nonché della
contemplazione dei misteri della vita di Cristo, ecc.
Ma già in
certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue
pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai
contenuti essenziali della fede cristiana. Alla rivelazione, avvenuta in
Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini,
fino a parlare di Dio come di un puro vuoto. Per vedere Dio non c'è che
da guardare direttamente il mondo. Nulla si può dire su Dio, l'unica
conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è
già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che
nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio. Le parole della
Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per
approdare al silenzio. In altri passi il giudizio sui libri sacri delle
religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più
severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e
le fanno diventare ottuse e crudeli. Le religioni, inclusa quella
cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità.
Questa verità, d'altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti
precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l'unico, è,
semplicemente, fanatismo. "Dio" viene considerato come una realtà
cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e
in pratica negato.
De Mello mostra apprezzamento per Gesù, del
quale si dichiara "discepolo". Ma lo considera come un maestro accanto
agli altri. L'unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era
"sveglio" e pienamente libero, mentre gli altri no. Non viene
riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci
insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio. Anche le affermazioni
sul destino definitivo dell'uomo destano perplessità. In qualche momento
si parla di uno "scioglimento" nel Dio impersonale, come il sale
nell'acqua. In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la
questione del destino dopo la morte. Deve interessare soltanto la vita
presente. Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non
ci sono regole oggettive di moralità. Bene e male sono soltanto
valutazioni mentali imposte alla realtà. Coerentemente con quanto
esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell'Autore
qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può
che impedire l'accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della
parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare
Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l'autorità di insegnare
nel nome di Cristo. Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli,
questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni
suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare
gravi danni. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso
dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la
presente Notificazione, decisa nella Sessione ordinaria di questa
Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla
sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 giugno 1998,
Solennità della Natività di San Giovanni Battista. + Joseph Card.
Ratzinger, Prefetto + Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli,
Segretario
***********************************************
Scarica tre libri completi di Anthony di Mello (in italiano): DOVE NON OSANO I POLLI / ISTRUZIONI DI VOLO PER AQUILE E POLLI / SADHANA, UN CAMMINO VERSO DIO. I libri, in formato Word, sono già formattati per essere eventualmente stampati su pagine destra/sinistra.
***********************************************
"CARA EMINENZA … "
Lettera aperta: gli omosessuali rispondono al Card. J. Ratzinger
“Per lor maladizion sì non si perde
che non possa tornar l’eterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde”:
Come
Vostra Eminenza sa, con questi versi il cattolico Dante Alighieri salva
nella Divina Commedia[1] l’imperatore Manfredi, “maladetto” (cioè,
scomunicato) dalla Chiesa e il cui corpo fu disseppellito e abbandonato
in terra sconsacrata dal vescovo di Cosenza per ordine di papa Clemente
IV nel 1266 dopo la battaglia di Benevento, nella quale il sovrano svevo
aveva trovato la morte. Ma – dice Dante - nonostante la scomunica della
Chiesa, l’uomo non si perde al punto che l’amore di Dio non possa
tornare da lui fino a quando la speranza dell’uomo è viva, perché
“la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei”[2].
Nulla
potrebbe esprimere, con maggiore chiarezza ed efficacia, da una parte
la inadeguatezza umana in ogni tempo a giudicare il cuore degli uomini,
quand’anche ci provi la Chiesa con le sue “maladizioni”; e dall’altra
parte – per chi ha il dono della fede – la grandezza senza limiti della
impregiudicata misericordia di Dio verso tutti gli uomini, quand’anche
scomunicati dalla Chiesa.
“Chiesa”, Eminenza, non è il papa, non
sono i cardinali, non sono i vescovi, non sono i preti, non sono i
fedeli; “Chiesa” è il papa più i cardinali più i vescovi più i preti più
i fedeli più la loro storia, ma insieme a qualcosa che i cattolici
troppo spesso dimenticano, che è la presenza dello Spirito Santo che dà
forza a coloro che credono e a coloro che sperano, indipendentemente
dalle loro preferenze sessuali: mentre senza lo Spirito, Eminenza, anche
il papa, i cardinali e i vescovi possono errare. Quando si parlerà qui
in seguito di “Chiesa”, si intenderà perciò solo quella
gerarchico-istituzionale rappresentata dall’autorità della Santa Sede e
dalla sua forza cogente sulla coscienza e sull’azione dei fedeli
osservanti, ma non infallibile in tutti i suoi pronunciamenti:
precisamente per questo, nulla vieta di ritenere che anche un intervento
del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, approvato
da un papa sperabilmente ancora compos sui, possa essere fallibile o
fallace.
Da questa Chiesa ci è venuto infatti ora un documento[3]
su cui occorre riflettere, con serenità e senza estremizzazioni, ma
anche con chiarezza e senza inibizioni, nella consapevolezza, laica e
cristiana insieme, della necessità che soprattutto oggi “sia il nostro
parlare: sì, sì; no, no”.
Scarica il documento completo (ca. 24 pagine).
Fonte:Luogocomune
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