Di Massimo Ragnedda
L’avevamo
detto sin da subito: Monti tutelerà gli interessi di chi l’ha voluto al
governo di uno stato, ovvero le banche d’affari e le multinazionali. È
un dato di fatto ed è inutile prenderci in giro o far finta di non
vedere. Monti è l’uomo delle banche, membro della Trilaterale, del
gruppo Bildeberg, proviene dalla Goldman Sachs, presidente di Università
privata che sforna manager per multinazionali, il figlio lavora alla
Morgan & Stanley con la quale lo stato italiano lo scorso 3 Gennaio
ha negoziato la chiusura di un contratto di strumenti finanziari
derivati pari a 2.567 milioni di euro, più o meno i soldi risparmiati,
per il 2012 dalla riforma delle pensioni.
Questo punto merita di essere spiegato meglio:
la riforma delle pensioni, ovvero obbligare le persone a lavorare 5
anni in più, ha fruttato all’erario, nel 2012, circa 3 miliardi di euro,
più o meno la somma data ad una banca d’affari dove lavora il figlio
del primo ministro. Certo quei soldi erano dovuti, ma si potevano
rateizzare e soprattutto si poteva dare la precedenza a tutte le piccole
e medieimprese italiane che vantano crediti con l’erario. Invece al
primo posto ci sono le banche, così giusto per ricordare con chi abbiamo
a che fare. Insomma cose dette e ridette. Io, ed altri commentatori
molto più autorevoli di me, scrivevamo già a Novembre: il compito di Monti sarà quello di tartassare i cittadini e poi privatizzare i gioielli di famiglia.
Lo dico in maniera brutale:
il compito di Monti era ed è quello di svendere i beni immobiliari, di
privatizzare i servizi sociali, aumentare l’età pensionabile, ridurre i
diritti dei lavoratori, privatizzare le aziende di stato e sostituire il
pubblico con il privato facendo arricchire i pochi ed impoverendo i
più. Insomma, per essere ancora più espliciti: Monti è stato nominato
con un golpe finanziario per svendere l’Italia e saccheggiare le sue
ricchezze. E ci sta riuscendo. Così in questi giorni, da Berlino dove ha
ricevuto il premio “Responsible Leadership Award”, ha annunciato:
“Stiamo preparando la cessione di una quota dell’attivo del settore
pubblico, sia immobiliare che mobiliare, anche del settore locale”. È il
vecchio gioco del debito e della privatizzazione, dello strozzino che
costringe l’indebitato e svendere tutto. Già nel XVIII secolo John Adams
(1735-1826) sosteneva: “ci sono due modi per conquistare e schiavizzare
una nazione. Una è con la spada, l’altra è con i debiti”.
Monti è stato nominato dagli strozzini
dello stato italiano, le banche d’affari, per (s)vendere il patrimonio
immobiliare, privatizzare i servizi e (s)vendere le aziende attive. E ci
sta riuscendo con la complicità della sua eterogenea maggioranza e dei
principali media italiani, in particolare RCS (in passato è stato nel
consiglio di amministrazione della Rizzoli), De Benedetti (è stato nel
CdA della Aedes controllata ora da De Benedetti) e il gruppo Telecom-La 7
(Bernabè, Amministratore delegato di Telecom ha partecipato sia nel
2012 e sia nel 2011 assieme a Mario Monti alla riunione del gruppo Bildeberg, gruppo del quale fa parte anche la Bonino e da qui l’appoggio di La 7 e di Lilli Gruber in particolare, anche lei presente nel 2012, alla candidatura della Bonino come presidente della Repubblica nel 2013).
Venderà dunque: ma a chi?
Chi potrà permettersi di acquistare i beni? Elementare Watson: chi, se
non chi ha i soldi o vanta crediti nei confronti dell’erario, ovvero le
banche? Il gioco è molto semplice: si fa indebitare lo stato, concedendo
prestiti che si sa non può permettersi di onorare, dopodiché si chiede
ai cittadini di pagare con l’introduzione di nuove tasse (vedi IMU) o
aumentando l’età pensionabile (vedi riforma Fornero); poi quando il
paese è alla disperazione ed altre tasse sono impensabili si svende il
patrimonio immobiliare e poi, alla fine, si svendono le aziende di stato
(quelle produttive, si intende, in particolare ENI e ENEL e non è un
caso che entrambi gli amministratori delegati abbiano partecipato al
meeting del gruppo Bildeberg). Monti fa il loro gioco: svende.
D’altronde è stato nominato per questo. Non deve rispondere agli
elettori che mai si sono pronunciati, ma alle banche. Comunque svendere
non basterà. Si parla già, tra le altre cose, di introdurre il ticket
sui ricoveri: da 10 a 100 euro. Il primo passo verso la privatizzazione
della sanità. E sarà un crescendo: meno diritti, meno servizi sociali,
più povertà e disuguaglianza sociale.
E se non ce la dovesse fare neanche così?
Beh allora l’Italia chiederà prestiti al fondo "salva stati". Come ha
fatto la Spagna in questi giorni, dove le banche, dopo aver eseguito
azioni di recupero su 320.000 famiglie togliendo loro, senza tanta
eleganza, la casa e lasciandoli in strada, hanno ottenuto un prestito.
100 miliardi di euro (una cifra mostruosa) dati alle banche senza che le
banche restituiscano le case agli spagnoli. Cittadini scippati due
volte. Ma da dove arrivano questi soldi e come li ripagheranno? I soldi
arrivano dal fondo salva stati dove sinora l’Italia ha messo 48,2
miliardi di euro (provenienti dalle nostre tasche) e dovrà versare altre
tre rate entro la metà del 2014. In altri termini noi ci indebitiamo
per aiutare gli altri, ma così facendo, come in un grande gioco
perverso, anche noi avremo bisogno di aiuti e questo esporrà gli altri
stati e così via. Parliamo di numeri: secondo i dati forniti lo scorso
31 maggio dalla Banca d’Italia, nel 2011 sono stati erogati prestiti per
110 miliardi di cui 74,9 da parte di Paesi (compresa l’Italia) e
istituzioni finanziarie europee e 35,1 da parte del Fondo Monetario
Internazionale: per la precisione 41,5 a favore della Grecia, 34,5 a
all’Irlanda e 34 al Portogallo. Nel 2012 il prestito sarà ancora
maggiore, visti i 100 miliardi dati alle banche spagnole.
Come ripagheremo? Semplice: svendendo i gioielli di stato e privatizzando i servizi sociali, dalla sanità all'istruzione.
Nel frattempo, mentre gli stati si indebitano, la finanza internazionale fa affari d’oro.
Tra i tanti, cito solo un caso: lo scorso 15 maggio, un solo
investitore, tale Kenneth Dart, ha incassato 400 milioni (più o meno lo
stipendio mensile di circa 400mila operai) dalla Grecia, ovvero uno
Stato che non ha più soldi per pagare gli stipendi. Uno Stato dove,
secondo l'Unicef, ci sono 400mila bambini sottonutriti. C’è da
aggiungere che quei soldi, manco a dirlo, sono esentasse, perché
l’investitore è un esiliato fiscale dagli Stati Uniti alle Cayman. La
legge internazionale, che tutela gli strozzini e non gli strozzati,
glielo permette. Così, morale della favola, mentre il signor Kenneth
Dart se ne sta nel suo yacht da 70 metri senza pagare tasse, gli stati,
governati da persone che provengono da quel mondo, si indebitano con
loro e per onorare i debiti e pagare i loro yacht introducono l’IMU,
privatizzano beni e servizi, ci mandano in pensione 5 anni dopo e, come
nel caso degli esodati, lasciano senza stipendio e pensione centinaia di
migliaia di persone. Ora chiediamoci: di chi fa gli interessi Prof.
Monti: di persone come Kenneth Dart o dei 390 mila esodati senza
stipendio e pensione? Delle banche o dei cittadini?
Fonte: http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ragnedda/3657/articoli/Monti-svende-l-Italia-per-tutelere-gli-interessi-delle-banche-d-affari-e-delle-multinazionali.html
Tratto da: http://www.megachip.info/tematiche/beni-comuni/8388-monti-svende-litalia-per-tutelare-banche.html
http://infotricksblog.blogspot.it/2012/06/monti-svende-litalia-per-tutelare-gli.html
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