Intervista di Enrico Piovesana a Lidia Undiemi
Il salvataggio delle
banche spagnole – 100 miliardi di euro – potrebbe essere la prima
operazione gestita dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes): il
nascente direttorio finanziario europeo che cancellerà ogni traccia
residua di sovranità politica nazionale e condannerà gli Stati aderenti a
un indebitamento forzoso senza limiti. Il nuovo organo sovranazionale,
dotato di poteri quasi senza limiti e di totale immunità giuridica,
dovrebbe diventare operativo a luglio, dopo la ratifica dei parlamenti
dell’Eurozona. Composto dai ministri delle Finanze dei diciassette Paesi
della zona euro, gestirà un fondo permanente che elargirà prestiti agli
Stati in difficoltà imponendo rigidi piani di ristrutturazione
economica. A foraggiare le casse del Mes saranno gli Stati stessi
attraverso quote nazionali obbligatorie coperte da nuove emissione di
debito.
E-il Mensile ha intervistato Lidia Undiemi,
studiosa di economia dell’Università di Palermo che ha denunciato i
rischi di questo organismo, rompendo la complicità di tutte le forze
politiche parlamentari fino a lasciare il partito di cui faceva parte,
l’Idv.
Dottoressa Undiemi, cosa c’è che non va nel Mes?
Il Meccanismo europeo di stabilità, evoluzione del Fondo europeo di
stabilità finanziaria, non serve a salvare le economie europee in
difficoltà, che anzi verranno solo gravate da nuovo enorme debito. Il
Mes serve a instaurare un direttorio finanziario europeo attraverso il
trasferimento definitivo di ogni sovranità politica dagli Stati a un
organismo sovranazionale dai poteri assoluti.
In che modo?
Questo direttorio, i cui membri, fondi, documenti e sedi godranno di
totale immunità giudiziaria, vincola gli Stati in maniera
“incondizionata e irrevocabile” a versare le quote attuali e future
richieste dal Mes, impone ai Paesi sottoposti a salvataggio “rigide
condizioni” di politica economiche, ovvero misure di austerità a danno
delle classi sociali più deboli, e punisce gli Stati che sgarrano con
“sanzioni finanziarie” e “rigide procedure di sorveglianza
multilaterale”.
Quanto deve pagare l’Italia al Mes?
Il fondo iniziale comune è stato stabilito in 700 miliardi di euro.
L’Italia ne dovrà inizialmente versare 125, di cui 15 subito: i primi 6
miliardi già quest’anno. Miliardi che verranno recuperati emettendo
nuovi titoli di debito. Non stupisce che la commissione Bilancio del
Senato abbia sollevato una questione di reperibilità dei fondi…
Il parlamento italiano è pronto a ratificare?
Tutte le forze politiche che stanno in parlamento sono coalizzate a
sostegno del Mes, tutti complici di questo progetto, senza eccezioni.
Sull’argomento regna in tutti i partiti un silenzio complice. Pensano
che la responsabilità storica di questa decisione ricadrà sul tecnico
Monti, ma il potere di fermare il Mes ce l’hanno i partiti che stanno in
parlamento. Ma si sbagliano, perché quando tra qualche anno saremmo
ridotti come la Grecia, devastata dall’austerità imposta dai poteri
forti europei, i cittadini si chiederanno di chi è la colpa.
Che fare dunque?
In Italia nessun politico sembra avere il coraggio di opporsi al Mes,
quindi la ratifica arriverà come già è arrivata dalla Francia e
dall’Olanda. Ma in Germania, Irlanda ed Estonia ci sono stati politici
che hanno denunciato l’incostituzionalità di un trattato che attribuisce
in via definitiva la sovranità a un’ente finanziario sovranazionale, e
questo potrebbe ritardare o addirittura bloccare l’entrata in vigore del
Mes. Chiunque a parole si dice contrario agli eccessivi poteri
dell’0ligarchia finanziaria europea, dovrebbe mobilitarsi contro la
ratifica di questo trattato.
Da E-il Mensile
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