Di Gian Luigi Lombardi Cerri
Si continua a parlare di democrazia, spesso a sproposito. Anzitutto è
indispensabile fare alcune distinzioni e precisazioni. Democrazia che
cosa è?
- Fare la volontà (reale, non presunta) del popolo (questa è
democrazia), con la possibilità, da parte del popolo stesso di approvare
o disapprovare un provvedimento;
- Fare il “bene” del popolo (e quindi interpretare ciò che si ritiene
volontà), e questa si chiama dittatura, senza se e senza ma.
Viviamo perciò un’autentica democrazia? Specialmente in Italia la
risposta è no! Che cosa si limita a dare ai cittadini l’attuale
cosiddetta democrazia italica? Semplicemente la possibilità di andare a
votare. Votare chi? Personaggi presentati dai partite in liste
totalmente bloccate. Personaggi che spesso hanno un passato di
esperienza gestionale ridotta, quando non nulla, o addirittura che hanno
una cultura personale da quarto mondo senza neanche il buon senso dei
vecchi contadini, oppure ancora che vantano una non invidiabile fedina
penale. Questi personaggi si sono “scudati” con una norma diabolicamente
inserita nel dettato costituzionale che recita: “Il mandato
parlamentare non è vincolante”. Completato da una prassi che chi anche
accetta di candidarsi non ha il diritto di porre un vincolo alle
decisioni precedenti, di altri, sganciandosi ufficialmente da ogni
responsabilità. Riassumendo:
- Il cittadino votante non ha nessuna possibilità di scelta al di
fuori di quella di scegliere un partito che, presso a poco (molto presso
a poco e, comunque mai definitivamente), rappresenta le idee del
votante;
- Il partito, con i suoi eletti, non risponde di nulla. Non per
niente Giulio Andreotti ebbe a dire al sottoscritto: “Le promesse
elettorali non sono una cambiale che si può scontare in banca”;
- Il partito, assieme ad altri consimili, decide per gli interessi di
casta come vuole, senza sottoporre nulla agli elettori, se non di
abrogare per referendum una certa legge, che, abrogata per referendum
ritorna ad operare, a volontà dei partiti, sotto non troppo mentite
spoglie prendendo in giro gli elettori nella maniera più clamorosa;
- Le regole elettorali sono contorte e così complesse per cui le segreterie dei partiti candidano ancor meglio i loro preferiti.
A ciò si aggiunga la facile possibilità di truccare i risultati
elettorali in modi spesso conosciuti da tutti. Sono rimasto allibito nel
conoscere come, nell’Italia meridionale, i voti vengano garantiti e
controllati a livello del singolo, con un meccanismo di una semplicità
disarmante. Per non parlare del “gioco dei resti”: utilizzando i voti
eccedenti il minimo necessario per eleggere un candidato si riesce a far
nominare anche un somaro. Uno che per non essere stato valutato
abbastanza da risultare eletto, si approfitta dell’eccesso dei voti dati
ad altri per farsi comunque eleggere. Altro che “porcellum”!
Ed ecco la prima autentica forza (in senso negativo) del paese: la
burocrazia, che a tutto questo bailamme aggiunge un potere superiore ai
parlamentari, potere che se ne infischia delle cosiddette regole
democratiche. Giudici, burocrati, poliziotti, Forze Armate, dirigenti di
enti statali e parastatali, hanno forze di ricatto eccezionali, tali da
modificare le Leggi a loro piacimento e di rispettarle se, come e
quando loro aggrada. Quando, a parità di prove, un tizio viene
considerato delinquente da un giudice e santo da un altro, i casi sono
solo due: o è sbagliata la legge o sono sbagliati i giudici. Questi
personaggi sono tutti (ahimè) auto-referenti e nessuno li può toccare,
neanche se commettono reati.
Da ultimo una rilevante considerazione.
Qualunque insieme di regole, per qualsivoglia settore viene posto
sotto controllo periodico per verificarne la permanente validità. C’è
chi studia la logica di queste regole e c’è chi studia la necessità ed i
modi di modificarle. In democrazia, specialmente la cosiddetta
democrazia italica non succede niente di tutto questo. Si dichiara che
“tutto va bene” e si invoca ,ad unica difesa, la famosa frase di
Churchill: “La democrazia è il peggior sistema politico possibile,
escluso tutti gli altri”; che non significa assolutamente nulla al di
fuori dello spirito di una inconsistente battuta.
Addirittura si arriva a citare la”democrazia” greca, quando è
arcinoto a chi conosce un poco di storia, che in quella tanto decantata
democrazia non avevano diritto di voto le donne ed i poco abbienti. I
cambiamenti, ad uso e consumo di chi governa vengono effettuati
attraverso “colpi di mano” con il silenziatore, come, ad esempio ,
quanto è stato fatto per capovolgere i risultati dei referendum. E’
indubbiamente importante che i teorici della politica (quelli seri)
studino vantaggi e modi di un cambio della struttura dello Stato, ma
sarebbe di pari importanza che venissero studiate modalità di gestione
che impedissero (almeno sino ai limiti del possibile) che venga chiamata
DEMOCRAZIA una autentica OLIGARCHIA.
Fonte: http://www.lindipendenza.com/democrazia-oligarchia/
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