Di Lew Rockwell
È
di Frédéric Bastiat la famosa osservazione che lo stato ci costa in
modi che possiamo vedere ed in altri che non vediamo. Gli economisti
tendono a concentrarsi sul secondo tipo perché elude la percezione
pubblica. Quali invenzioni ci sono negate a causa delle
regolamentazioni? Che cosa potrebbe essere fatto con le risorse che sono
state deviate nelle tasse o nei prezzi più cari dovuti al
protezionismo? Le risposte dimostrano che, a causa dell'intervento,
stiamo peggio di quanto pensiamo.
A volte, tuttavia, dovremmo anche esaminare i costi potenzialmente visibili
dello stato, se non altro perché lo stato non vuole che vediamo neanche
quelli. Si tratta delle distruzioni dirette causate da alcune attività
dello stato, in particolare dalla guerra. Vedere la guerra nelle
fotografie cambia le cose. Ci induce a guardare la guerra dello stato e
quello che fa alla gente: a noi e a loro.
Ecco perchè lo stato
non vuole che le immagini di americani morti o feriti circolino in
pubblico. I media, per la maggior parte, obbedicono. L'avete mai notato?
Vi viene mostrato solo ciò che il governo vuole che vediate. Lo stato
non vuole che vediate soldati morti o famiglie dei caduti che soffrono.
Invece
lo stato vuole che crediate che la guerra in Iraq sia patriottismo,
9/11, orgoglio nazionale, una campagna per rendervi più sicuri,
amministrazione della giustizia, virilità e coraggio e tutte le altre
coperture per cos'è la guerra realmente: omicidio e distruzione pagati
da voi e me e resi legali solamente perché è lo stato e non qualcun
altro a farla.
Prendete l'immagine di un soldato morto, o di un
bambino di una famiglia irachena uccisa, pubblicatela sul vostro blog e
cosa accade? Il giornalista e fotografo Zoriah Miller lo ha scoperto. È
stato cacciato via
dal suo “embed,” che è il nome dato al gruppo di giornalisti a cui è
consentito di viaggiare con un gruppo di soldati e riportare quello che
al comando vogliono riportato. In seguito, gli è stato proibito di
viaggiare in qualsiasi regione irachena presidiata dai Marine. Il
comando militare ha cercato di cacciarlo via definitivamente dal paese.
Sì,
tutto sembra molto premoderno e primitivo, e contrario ad ogni nostra
devozione per il flusso libero delle informazioni: il primo emendamento e
tutto il resto. Ma dal punto di vista del governo, sta conducendo una
guerra e deve controllare quello che la gente conosce a questo proposito
nella stessa misura in cui controlla tutto ciò che riguarda la guerra.
Di conseguenza, dopo 4.000 soldati morti, innumerevoli centinaia di
migliaia di morti iracheni, milioni di feriti da ogni lato, si può
trovare soltanto una manciata di immagini sanguinolente.
Non è
stupefacente, quanto lo stato possa realmente essere efficace quando si
preoccupa intensamente per qualcosa? E perché si preoccupa così tanto?
Un motivo, dicono, è che le foto forniscono al nemico informazioni
sull'efficacia del loro attacco e della risposta. In effetti, questo è
come affermare che qualsiasi cosa diversa dalla propaganda approvata sia
sovversione e tradimento. Comunque, possiamo essere dannatamente sicuri
che quando il nemico colpisce, il nemico lo sa.
Un altro
proclama – e in realtà dicono la stessa cosa dalla Prima Guerra Mondiale
ad oggi – il loro interesse principale è di proteggere le famiglie dei
morti dallo shock, dalla violazione della privacy e dall'umiliazione.
Forse questo può suonare plausibile, ma un altro punto di vista è che lo
stato è soprattutto interessato nella continua promozione del mito per
cui questi ragazzi stanno morendo per il loro paese, e non c'è gente più
importante da convincere dei genitori dei morti.
Ma realmente,
soltanto i più naïf potrebbero possibilmente credere che questa sia la
vera ragione delle regole. Vogliono proteggere il resto di noi dalla
realtà. La guerra del Vietnam ha perso il massiccio supporto nel paese
quando i militari hanno allentato la stretta sul fotogiornalismo. Le
poche immagini che abbiamo della Seconda Guerra Mondiale datano tutte a
partire da un periodo dopo che FDR si era ugualmente piegato alla
pressione pubblica.
Ad un livello, è patetico che abbiamo bisogno
delle immagini per sottolineare cosa sia la guerra. Ma dal mondo
antico, le masse nel loro insieme si sono dimostrate suscettibili a
credere ad ogni mito sulla grandiosità e la gloria della guerra.
Immaginiamo che noi come popolo stiamo andando all'estero a portare la
giustizia, la verità e la libertà ad una certa tribù straniera
ottenebrata e minacciosa. Questo è stato il tema costante dal mondo
antico.
Poi vediamo le immagini. Ne viene fuori che la tribù
ottenebrata è un insieme di individui praticamente come noi. Sono fatti
di carne e di anima, hanno famiglie, adorano Dio e lottano con
praticamente gli stessi problemi con cui tutti i popoli, dovunque, hanno
da sempre lottato. Non c'è alcuna grande gloria nell'ucciderli, né
nell'essere da loro uccisi.
Ma lo stato dice che a volte la
guerra è necessaria. Se i nostri padroni realmente lo credono, perché ne
nascondono i costi? Facciamo attenzione a questo. Se è giustificata,
fateci vedere perché e come e fateci vedere cosa stiamo pagando in
cambio della giusta guerra.
La verità è che lo stato deve
nascondere non solo le sue guerre, ma tutte le sue attività. Nasconde la
sua inflazione. Nasconde gli effetti delle sue tasse e del suo
protezionismo. Teme chiunque tracci il collegamento di causa e effetto
fra le sue attività e le loro conseguenze deleterie per il resto di noi.
È la forza più distruttiva nel nostro mondo. Poiché questa verità è
così importante, lo stato fa tutto il possibile per nascondere la più
piccola goccia di sangue.
Lo stato vuole che tutti noi tiriamo
avanti con le nostre vite, credendogli, amandolo e vedendo soltanto le
immagini che vuole farci vedere.
Fonte: http://mises.org/daily/3061
Da la Voce del Gongoro
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