Di Christian Elia
Buon proposito della giornata:
lasciar perdere Pier Paolo Pasolini (”Dopo la letteratura e l’eros, per
me il football è uno dei grandi piaceri”), Jean-Paul Sartre (”Il calcio è
una metafora della vita”) e Albert Camus (“Tutto quello che so della
vita, l’ho imparato dal calcio”). Detto questo, però, come si fa a non
pensarci?
I
primi due gironi di qualificazione ai quarti di finale dei campionati
Europei di calcio si sono conclusi. In attesa dei risultati degli altri
due, si delineano i primi incontri. Repubblica Ceca – Portogallo,
d’accordo, ma soprattutto Grecia – Germania, a Danzica, il 22 giugno
prossimo.
Detto che se la Grecia non avesse fatto l’impresa di
battere la Russia, qualificandosi a sorpresa, si sarebbe giocata
Germania – Polonia a Danzica, pure quella tutta da raccontare, ecco che
proprio mentre si contano le ultime schede elettorali per vedere se
Atene riuscirà a darsi un esecutivo per rispettare i patti con l’Unione
europea e non uscire dall’euro, il destino si diverte come spesso fa,
con il calcio.
Proprio la cancelliera tedesca Angela Merkel,
infatti, con un’entrata a gamba tesa che neanche Materazzi su Shevchenko
nei derby Inter – Milan di qualche anno fa, è stata sommersa di
critiche per aver detto la sua sul voto in Grecia. Invitando a votare
per coloro che vogliono rispettare i patti, che in altri termini voleva
dire ‘non votate per gli altri’. Perché il voto in Grecia, celebrato domenica, era stato presentato come uno spareggio: dentro o fuori dall’Europa.
Il
dio pagano più potente del mondo, il calcio, ci mette lo zampino. Alla
fine, con la Germania, il 22 giugno, è lo stesso. Dentro o fuori. Volete
mettere il destino di milioni di persone con uno stupido torneo di
calcio? Ovvio, ben diverso. Ma di simboli, noi anime in transito in
questo mondo, ci nutriamo. E nessun quarto di finale sarà emotivo come
quello di Danzica.
Fino a non molto tempo fa, in Grecia, ancora si
raccontavano con ironia le beffe ai turisti tedeschi. In un Paese dove
l’occupazione nazista ha fatto male davvero, la memoria della resistenza
greca era radicata nel popolo, al punto che come ricordava in questi
giorni il Sole24Ore, citando lo storico dell’economia Marcello De Cecco, nel 1953 per il London debt agreement,
che doveva ricucire le ferite della Seconda guerra mondiale, la Grecia
si oppose per ben due volte alla sanatoria della quale godette la
Germania.
Corsi e ricorsi storici, oggi è toccato alla Germania
vincolare l’aiuto alla Grecia a draconiani tagli che hanno ridotto sul
lastrico i greci. La sinistra, sconfitta domenica, si diceva pronta a
uscire dall’euro, tornare alla dracma e ristabilire la sovranità di
Atene sul proprio destino. Oggi, dopo la vittoria del fronte europeista,
lo tsunami nel cuore della moneta unica sembra più lontano. Ma le
persone comuni, in Grecia, sono sempre più convinte che la Germania e il
suo rigore siano in parte colpevoli del loro malessere.
Come
spesso accade, la partita del 22 giugno si carica di una serie di
significati che con lo sport c’entrano poco. I greci, per forza di cose,
saranno animati da uno spirito di rivalsa, sportivo ovvio, ma che avrà
un sapore differente da qualsiasi altra vittoria. E poi, alla fine,
siamo davvero convinti che la vita non c’entri con lo sport? Sembra di
vederlo, il piccolo e nodoso Karagounis, capitano greco ed eroe della
vittoria sulla Russia, con la sua faccia da pirata, di fronte al
capitano tedesco, Lahm, con la faccia di uno che i compiti li ha sempre
fatti. Come due mondi che si confrontano, come due visioni differenti
della vita. E del calcio.
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