Di Leonardo Martinelli
E’ la prima incrinatura all’interno del nuovo governo francese. Che scivola su una buccia di banana, la depenalizzazione delle droghe leggere. Ieri Cécile Duflot,
ministro delle Politiche abitative (e anche segretario generale dei
Verdi e una delle rare componenti dell’esecutivo che non proviene dal
Partito socialista) ha detto che «la cannabis dovrebbe essere
considerata come l’alcool e il tabacco: stesso regime».
In sostanza si è detta favorevole alla depenalizzazione, andando contro la posizione del presidente, François Hollande, e di molti colleghi ministri. «L’obiettivo – ha aggiunto – sarebbe duplice: da una parte far diminuire il traffico di stupefacenti
e la violenza che genera, dall’altra poter impostare una politica di
salute pubblica di prevenzione, soprattutto fra i giovani». La Duflot,
36 anni, aveva già fatto parlare di sé al primo Consiglio dei ministri,
presentandosi in jeans, ma stavolta, diciamo, si è distinta dal resto
del gruppo su temi più sostanziali.
«Non mi sono trasformata in
un’altra persona, perché sono diventata ministro – ha precisato -.
Questa è la posizione del mio movimento da molto tempo, anche se, ne
sono cosciente, non è quella del governo». E riguardo ai Verdi francesi,
ha voluto spiegare che «la nostra, in realtà, è una posizione
pragmatica, responsabile. D’altra parte, dobbiamo ammettere una volta
per tutte che in Francia i giovani ricorrono alla cannabis più che nei
Paesi Bassi, proprio perché non si può portare avanti una politica di
prevenzione». Parigi è a livello europeo la più dura nella repressione del consumo di droghe leggere, l’opposto contrario della legislazione olandese nel settore.
Per
anni la possibilità di una depenalizzazione ha rappresentato in Francia
un tabù, anche nella sinistra. Sì, tutti d’accordo con il pugno di
ferro. Ma, a dire il vero, negli ultimi anni, al di là dei Verdi,
qualche voce contraria ha cominciato a levarsi. Nel giugno 2011 un gruppo di lavoro di deputati socialisti all’Assemblea nazionale, capeggiato da Daniel Vaillant, da anni favorevole a un cambiamento radicale nella politica relativa alle droghe, aveva proposto «la legalizzazione regolamentata della cannabis» e addirittura una «filiera nazionale di produzione». Ma già allora, anche all’interno dello schieramento socialista, quelle proposte avevano scatenato diverse polemiche.
Contro Vaillant e compagni si era scagliato in particolare Manuel Valls,
oggi diventato ministro degli Interni: si era detto assolutamente
contrario alla depenalzzazione «in nome dei valori propri della
sinistra». Poi, durante la campagna delle ultime presidenziali, uno dei
consiglieri di Hollande per la sicurezza, François Rebsamen,
aveva proposto di punire il consumo delle droghe leggere solo con una
contravvenzione. Ma il candidato socialista, già prima di essere eletto,
si era detto contrario: «Non voglio dare il minimo segnale – aveva
sottolineato – di rinunciare alla dissuasione riguardo al consumo della
cannabis».
Dopo le dichiarazioni della Duflot, il premier socialista Jean-Marc Ayrault,
imbarazzato, ha detto che «il governo non ha detto nulla in proposito».
Della vicenda, invece, sta cercando di approfittare l’opposizione.
Domenica è previsto il primo turno delle legislative. E l’Ump, il
partito di centro-destra, è in gravi difficoltà nell’era post-Sarkozy. Jean-François Copé,
segretario della formazione, ha dato della «irresponsabile» alla
ministra verde, seguito dalle critiche e dagli allarmi di diversi
colleghi di partito.
Pochi giorni fa sono stati resi noti gli ultimi dati a livello europeo dell’Espad (European school survey project on alcohol and other drugs) sul consumo di alcool, tabacco e cannabis
tra i giovani di 16 anni. Ebbene, la Francia è balzata al primo posto
proprio per la cannabis e, soprattutto, ha registrato la crescita più
rapida dal 2007 al 2011. La percentuale di chi ha ammesso di aver fatto
uso almeno una volta nella propria vita di cannabis è passato dal 31 al
39% del totale e la quota di chi ha riconosciuto di ricorrervi almeno
una volta al mese è salita dal 15 al 24% (in Italia siamo al 12%).
Un’inchiesta Ifop (Istituto francese di opinione pubblica)
di un anno fa, invece, aveva fatto emergere che il 63% dei francesi è
contrario alla depenalizzazione. Ma sotto i 35 anni la maggioranza (51%)
è ormai favorevole.
Da il Fatto Quotidiano
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