Di Anthony Migchels e Henry Makow
Inventati da Satoshi Nakamoto, i Bitcoin fanno il loro debutto nel
gennaio del 2009. Attualmente ve ne sono più di otto milioni in
circolazione e, dopo notevoli fluttuazioni di prezzo dal loro lancio, da
sei mesi a questa parte vengono scambiati piuttosto stabilmente a
cinque dollari l’uno.
Il Bitcoin è sostanzialmente un’unità di debito gratuita che entra in
circolazione tramite il cosiddetto “mining”: i client, una volta trovata
la soluzione di complessi algoritmi, generano nuovi Bitcoin che in ogni
caso non potranno mai essere più di 21 milioni. [Per ulteriori
informazioni si veda il sito bitcoin.org e la descrizione su wikipedia. N.d.r.]
Significativo e rivoluzionario: ecco come si presenta il Bitcoin, la prima grande moneta elettronica del tutto indipendente.
Perché attira l’attenzione…
La struttura peer-to-peer è il suo maggior punto di forza. La società
che si occupa del servizio ha il compito esclusivo di fornire ai client
il software e una piattaforma online per lo scambio tra Bitcoin e
valute. Non ha alcun ruolo sulla quantità di moneta in circolazione.
Dà la possibilità alle imprese e agli utenti di diversificare i metodi
di pagamento di modo che siano più indipendenti dal monopolio di banche e
Governo.
Dimostra anche che c’è già un libero mercato monetario: è vero che i
regolatori si dimostrano ostili ma la legislazione attuale tiene conto
di ogni tipo di unità monetaria. Manca poco in realtà per mettere un
freno a queste valute gratuite, a patto che non ne vengano create
ulteriori per chi cerca nuove opportunità.
Si tratta perciò di un vero e proprio attacco al controllo autoritario dello Stato sulle riserve monetarie.
Il Bitcoin è per di più la prima unità monetaria libera nel mondo
soggetta a convertibilità con altre unità attraverso il cambio di
valuta, un’innovazione questa spesso sottovalutata da molti esperti.
Gli scambi reciproci basati sul credito, inoltre, si fondono sulla
tecnologia dei Bitcoin per creare convertibilità a prescindere dal
sostegno dollaro/euro.
I legislatori corrotti dalle banche hanno espresso “preoccupazione”
per l'indipendenza del Bitcoin, e non c’è poi da meravigliarsene tanto.
A quanto pare i traffici illeciti si servono dei vantaggi della
struttura peer-to-peer per questo tipo di transazioni, proprio come
avviene per i contanti anch’essi sotto la lente del Grande Fratello che
vorrebbe sapere cosa acquistiamo e cosa vendiamo. Per non parlare del
fatto che ci vorrebbe del tutto dipendenti dal suo apparato
monopolistico sulle compravendite.
In definitiva, per i riformatori dei mercati monetari sarebbe utile
tenere in vita il Bitcoin poiché ci consentirebbe di capire le strategie
che gli oppositori vorranno adottare per metterlo fuori uso.
…e perché no
Malgrado questa svolta che sa tanto di rivoluzionario, il Bitcoin ha un
difetto strutturale: è stato progettato sulla falsa riga dell’oro.
Nakamoto sposa in pieno le idee della Scuola Austriaca compresa quella
che vede l’iperinflazione come prima minaccia al sistema.
La nuova moneta ha perciò gli stessi problemi dell’oro: è
deflazionistico, costoso e in quantità mai sufficienti. È vero che i
Bitcoin potranno essere di taglio sempre minore – perciò a livello
materiale non ve ne sarà mai carenza - tuttavia il Bitcoin è progettato
per rivalutarsi di continuo. Ecco spiegata la deflazione.
Peggio ancora, non si sa bene se sia utile o meno. Per il credito a
basso costo non ci sono possibilità e alla scadenza dell’unità sarà
necessario un sistema bancario che elargisca credito in base ai
depositi.
La quantità di moneta diminuirà sensibilmente, oltretutto si potrà ottenere capitale solo a prezzi più alti.
Come richiede il Bitcoin (e comunque anche l’oro), il sistema bancario a
riserva totale consentirebbe allo Stato di rastrellare entro due o tre
decenni tutta la moneta circolante attraverso un interesse composto,
come potete vedere qui….
La Scuola Austriaca crede che una valuta debba innanzitutto
immagazzinare valore, ma l’errore sta proprio nel fatto che la moneta è
un mezzo di scambio e solo gli accordi che ne definiscono l’utilizzo le
danno valore. Lo stesso vale per l’oro: costa perché gli investitori
speculano sul possibile ritorno dell’oro a valuta.
Questa falla sistemica sta portando gli utenti a fare incetta di
Bitcoin. Preferiscono depositarli sul loro account anziché spenderli,
con la speranza che aumenteranno di valore. Di conseguenza, Il numero di
transazioni è più basso di quanto possa essere. L’unità stessa è
oggetto della speculazione che ne intralcia il ruolo principale:
finanziare il normale commercio.
In conclusione
Il Bitcoin è stata una ventata di aria fresca assolutamente necessaria.
La rete peer-to-peer e l’indipendenza da banche e Governo sono un
esempio per tutti. Dovremmo insistere di più sulle riforme da fare a
livello statale, anche se non c’è da sperarci troppo. Un libero mercato
monetario esiste già, sta a noi approfittarne.
D'altra parte, non dipende dal sistema bancario, non prevede credito a interessi zero e per natura è deflazionistico.
La sua natura decentralizzata peer-to-peer e il meccanismo di
convertibilità sono, invece, i suoi punti di forza. Se potessero far
fruttare unità basate sul credito e a interessi zero, lo Stato verrebbe
messo davvero a dura prova.
Il Bitcoin ormai è conosciuto in lungo in largo, ma è meglio dire che ha lanciato solo un primo segnale.
Titolo originale: "Bitcoin, impressive but flawed
"
Fonte:http://realcurrencies.wordpress.com/2012/05/18/bitcoin-impressive-but-flawed/
Traduzione di Cristian Salvatori
Da Come Don Chisciotte
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