Si terrà dal 31 maggio al 3 giugno alle porte di Washington
l’incontro del Bilderberg Club: il conclave che ogni anno, dal 1954,
raccoglie l’élite economica, politica e militare occidentale per
discutere a porte chiuse, nella massima riservatezza, dei principali
problemi globali del momento e delle politiche da promuovere nelle sedi
internazionali ufficiali (Ue, Fmi, Nato, G8, G20, ecc).
Centoventi
capi di Stato e di governo, ministri economici, banchieri centrali,
economisti, amministratori delegati delle principali multinazionali,
capi di Stato Maggiore, responsabili delle agenzie d’intelligence e
direttori dei grandi network televisivi ed editoriali di Europa e Nord
America sono attesi nel lussuoso hotel Westfields Marriott Washington
Dulles di Chantilly (Virginia), già utilizzato dal club nel 2008.
Tra
i partecipanti è prevedibile la presenza del premier Mario Monti,
invitato fisso del Bilderberg insieme a Franco Bernabé (Telecom), John
Elkann (Fiat) e Paolo Scaroni (Eni). D’altronde il presidente del
Consiglio sarà già a Washington per il G8 che si terrà a Camp David
pochi giorni prima.
Finora non sono filtrate indiscrezioni sui
temi dell’incontro. L’anno scorso, al meeting tenutosi in Svizzera, si
era discusso di crisi dell’euro, guerre in AfghanIstan e Libia, rivoluzioni
in Medio Oriente, social network e sicurezza informatica,
sovrappopolazione e Cina.
Anche se da un paio d’anni il Bilderberg ha deciso di uscire dall’ombra che lo ha sempre circondato, pubblicando su Internet
(solo dopo le riunioni) i nomi dei partecipanti e gli ordini del
giorno, le decisioni prese durante i meeting rimangono coperte dal
massimo riserbo e i giornalisti banditi.
Tale riservatezza,
nonostante il carattere pubblico dei personaggi e soprattutto dei temi
trattati, ha sempre suscitato forti critiche contro questo club,
considerato da molti il più potente organo decisionale privato del
mondo, una sorta di super-governo ombra sovranazionale che poco ha a che
fare con la trasparenza democratica. Insomma, l’incarnazione del potere
oligarchico dell’1 percento, per usare la terminologia del movimento
Occupy.
Da E-il Mensile
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