A livello mondiale, solo una persona su sei vive in un paese con libertà di stampa
In occasione della giornata e per celebrare il suo cinquantesimo anniversario Amnesty International ha rilasciato Toast to Freedom (Brindisi alla libertà), un nuovo ed esclusivo brano dedicato all’attivismo per i diritti umani nel mondo e inciso da quasi 50 artisti.
Dal Pakistan alla Colombia, dal Messico al Sudan, dall’Europa Orientale al Medio Oriente. L'organizzazione ha diffuso una panoramica sugli attacchi contro i giornalisti in tutto il mondo. Il Messico è uno dei luoghi più pericolosi per chi esercita la professione giornalistica.
Anche l'Africa, tuttavia, non è da meno. In Paesi come Etiopia e Gambia, giornali, siti internet ed emittenti radiofoniche vengono sottoposti a rigidi controlli. In Sudan, le autorità stanno ricorrendo a nuove forme di repressione nei confronti della stampa indipendente: multe, sequestro e ritiro delle copie dei giornali appena stampate, divieto di distribuire copie di determinate testate e incriminazione di direttori e giornalisti per vaghe accuse. Tra i Paesi più pericolosi vi è il Pakistan, dove soltanto nel 2011 sono stati uccisi almeno 15 giornalisti.
Anche l’Europa, tuttavia, non è estranea alla repressione della libertà di stampa. I regimi autocratici dell’ex Unione Sovietica soffocano il dissenso, imbavagliano le critiche e reprimono le proteste. In Bielorussia, inoltre, continua il giro di vite avviato dopo le elezioni presidenziali della fine del 2010, con attivisti, oppositori e giornalisti ancora in carcere.
Per quanto riguarda l'Italia, secondo il rapporto dell'ong Freedom House, il sistema dei media risulta leggermente più indipendente dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi.
I relatori del rapporto riferiscono che con le dimissioni di Berlusconi del novembre scorso “è significativamente diminuita la concentrazione dei media nel Paese”. Tuttavia, anche se l’Italia migliora di un punto, rimane al livello di Hong Kong e Guyana nel mondo e al 24esimo posto su 25 stati in Europa occidentale, seguita soltanto dalla Turchia.
“Le violazioni alla libertà di stampa sono purtroppo ancora oggi frequenti. Troppi giornalisti sono brutalmente aggrediti pur di informarci di ciò che accade nel mondo. Molti di loro sono malmenati, arrestati e persino uccisi. Queste plateali e gravissime violazioni dei diritti umani avvengono addirittura in un'epoca in cui la comunicazione ha raggiunto un'evoluzione sorprendente. Eppure c'è ancora chi cerca di censurare e nascondere i fatti, condizionando i giornali o oscurando internet”. È quanto ha affermato oggi Deborah Bergamini, presidente della sottocommissione per i Media e la Società dell'Informazione, nella Commissione Cultura dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
“La celebrazione – ha proseguito Bergamini - ci ricordi di non rimanere inerti quando constatiamo che interessi economici o talvolta le stesse leggi cercano di limitare l'accesso all'informazione, sancito dall'art. 10 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo. Se qualcuno cerca di tappare la bocca ai giornalisti, è come impedire alle nostre orecchie di ascoltare e, quindi, di apprendere”.
A.P.
Fonte:il Cambiamento
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