Di Michele Paris
Da più di tre mesi gli studenti del Québec stanno dando vita a
scioperi e manifestazioni di protesta contro la decisione del governo
provinciale di aumentare in maniera consistente le tasse universitarie.
Al movimento degli studenti, le autorità locali hanno risposto con
l’introduzione di misure repressive che hanno ancor più incoraggiato le
dimostrazioni di piazza, accolte qualche giorno fa con cariche e arresti
di massa da parte dalle forze di polizia.
Le proteste degli studenti erano esplose nel mese di febbraio, dopo
che il governo della provincia francofona del Canada, guidato dal
Partito Liberale di centro-destra (PLQ), aveva approvato un incremento
delle tasse universitarie di oltre l’80% nell’arco dei prossimi sette
anni. I costi dell’istruzione accademica in Québec sono tra i più bassi
dell’intero Nordamerica, ma gli aumenti del governo minacciano
seriamente di creare anche qui uno scenario simile a quello
statunitense, dove i laureati si ritrovano gravati per molti anni dai
debiti contratti per pagare il college.
I giovani manifestanti hanno così progressivamente raccolto un
sostegno sempre maggiore tra la popolazione del Québec, tanto che il
governo provinciale una decina di giorni fa ha finito per adottare in
fretta e furia la cosiddetta Legge 78 che di fatto criminalizza gli
scioperi e le dimostrazioni degli studenti.
Oltre alla chiusura temporanea di alcune scuole, questo provvedimento
stabilisce che qualsiasi manifestazione con più di 50 partecipanti
debba essere notificata per iscritto alla polizia almeno otto ore prima
del suo inizio e che venga fornita l’indicazione della durata e
dell’itinerario, che peraltro può essere cambiato arbitrariamente dalle
forze dell’ordine.
In
risposta alla Legge 78, all’inizio della scorsa settimana gli studenti
canadesi hanno deciso nuovamente di organizzare in varie città del
Québec massicce manifestazioni, senza informare gli organi di polizia.
Il corteo più imponente è andato in scena a Montréal, dove i dimostranti
sono stati attaccati dalla polizia perché non avrebbero rispettato le
istruzioni delle autorità sull’itinerario da seguire.
Scontri simili sono stati registrati anche in altre località della provincia e mercoledì sera, secondo quanto riportato dalla Associated Press,
il bilancio è stato di qualcosa come 700 arresti, di cui 518 solo a
Montréal e 176 a Québec City. Dall’approvazione della Legge 78 gli
arresti sono stati più di mille, mentre il numero sale addirittura a
2.500 se si prende in considerazione tutta la durata delle proteste.
Contro questo provvedimento draconiano volto a impedire le
manifestazioni sono già stati avviati dei procedimenti legali per
verificarne la costituzionalità. La Commissione per i Diritti Umani del
Québec ha invece da parte sua espresso “serie preoccupazioni per le
libertà e i diritti democratici fondamentali”, messi in pericolo dalla
legge provinciale.
Nonostante la
ferma posizione assunta finora, il governo del Québec ha fatto
recentemente una parziale marcia indietro, dicendosi disposto ad aprire
un qualche dialogo con le associazioni studentesche, anche se è stato
escluso qualsiasi cambiamento sia al piano di aumento delle tasse
universitarie sia alla stessa Legge 78.
Ad
annunciare l’avvio di un negoziato è stato uno dei leader
dell’associazione studentesca più militante, CLASSE, il quale alla rete
televisiva RDI ha rivelato che il governo ha promesso un incontro con
gli studenti. Giovedì, inoltre, il ministro dell’Educazione del Québec,
Michelle Courchesne, ha detto di essere in contatto con i gruppi degli
studenti per trattate un accordo risolutivo che metta fine alle proteste
e permetta di riprendere le lezioni dopo oltre 100 giorni di stop.
L’aumento delle tasse universitarie fa parte di una serie di misure
già adottate dal governo del Québec del primo ministro Jean Charest per
ridurre nei prossimi due anni il deficit della provincia e che include,
tra l’altro, pesanti tagli alla spesa sociale, l’aumento delle tariffe
dei servizi pubblici e la progressiva privatizzazione del sistema
sanitario.
Questi provvedimenti e la lotta contro gli studenti in rivolta
trovano il sostegno del governo federale, guidato dal Partito
Conservatore del premier Stephen Harper, il quale a sua volta è
impegnato a comprimere la spesa pubblica e a dare l’assalto ai diritti
dei lavoratori canadesi. Nel bilancio approvato lo scorso marzo,
infatti, il governo di Ottawa ha promesso una riduzione della spesa
pubblica pari al 6% del totale ed ha innalzato l’età pensionabile,
ridotto i benefici di disoccupazione e ridimensionato drasticamente il
diritto di sciopero.
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