Alla fine del 2014 scadrà la concessione per la gestione della rete elettrica di Berlino, la più grande in Germania, oggi assegnata alla società svedese Vattenfall. Alla gara per l'attribuzione partecipa anche la cooperativa civica BürgerEnergie Berlin
(BEB), che ha però un progetto più ambizioso: comprare la rete con il
sostegno della cittadinanza e avviare una transizione verso una gestione
democratica della fornitura energetica e un maggiore sviluppo delle
fonti rinnovabili.
L'idea della cooperativa è innanzitutto di socializzare la gestione della rete, permettendo ad ogni cittadino, con un deposito di almeno 500 euro, di acquistare una quota e diventare socio.
Gli
utili dell'attività dovrebbero essere investiti nella realizzazione di
reti intelligenti, per integrare l'energia prodotta da fonti
intermittenti e liberarsi dalla dipendenza dal nucleare, che la Germania ha deciso di abbandonare
entro il 2022, ma che incombe come opzione sempre presente, soprattutto
dopo che il governo ha deciso di tagliare i sussidi statali alle
rinnovabili.
Lo sviluppo dell'energia alternativa dovrebbe poi integrarsi con un impegno per la riduzione dei consumi,
attraverso interventi per una maggiore efficienza energetica.
Interventi che non dovrebbero essere preclusi a chi non può sobbarcarsi i
costi delle misure di efficientamento: la BEB pensa infatti di poter
contribuire all'acquisto di elettrodomestici a basso consumo da parte di
soggetti disagiati e di progettare iniziative di educazione al consumo
sostenibile, oltre a rendere disponibile un fondo di emergenza per le
situazioni di maggiore difficoltà.
In questo modo, la gestione dal basso
andrebbe a contrastare modalità di fornitura dell'energia improntate al
solo profitto, riconnettendo il tema dell'approvvigionamento agli
interessi e ai bisogni della collettività, senza dimenticare la
responsabilità per le prospettive future del pianeta. Trasparenza e
comprensibilità delle tariffe aiuterebbero poi i cittadini a verificare i
risultati della nuova gestione e a non cedere a meccanismi di delega.
Ma l'idea è anche quella di assicurare che la ricchezza
prodotta rimanga nel territorio e possa essere rimessa in circolo.
Parte dei profitti tornerà infatti ai soci, che disporranno ciascuno di
un voto, a prescindere dal valore della quota in loro possesso, mentre,
per tutelare l'occupazione, la cooperativa ha intenzione di confermare i
posti di lavori dei dipendenti della Vattenfall e di sostituire con
assunzioni regolari l'impiego tramite tirocini.
La campagna
ha già condotto alla raccolta di un milione di euro e al coinvolgimento
di decine di nuovi soci, ma per acquistare la rete servirà molto di
più, dal momento che il suo valore è stimato dal governo regionale in
400 milioni e dall'attuale gestore in 3 miliardi di euro.
A dare man forte alla BEB, una campagna autonoma, ma affine negli intenti, denominata Berliner Energietisch:
una raccolta firme per indire un referendum contro la privatizzazione
di beni pubblici. A fianco di entrambe le iniziative, due fornitori di
energia rinnovabile, Naturstrom e Greenpeace Energy, insieme al Land di
Berlino e all'associazione ambientalista BUND.
Al progetto possono aderire sin da ora anche i non berlinesi, diventando, con l'acquisto di azioni di partecipazione cooperativa o con il deposito su un fondo fiduciario, soci della BürgerEnergie Berlin.
Ma l'esempio della capitale tedesca potrebbe contagiare altre realtà,
non solo in Germania, dove la spinta verso la municipalizzazione dei
beni pubblici è presente da diversi anni e in comuni più piccoli ha già
condotto all'acquisto di reti elettriche da parte di associazioni
civiche.
Fonte:il Cambiamento
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