Di Valerio Valentini
A sud-est della Sardegna, nella subregione di Quirra, si trova il poligono militare sperimentale più grande d’Europa,
utilizzato sia dall’esercito sia dalle aziende private, italiane e non.
Quirra, però, non è più soltanto il nome della zona invalicabile in cui
avvengono le sperimentazioni di missili e razzi, ma è anche il nome di
una malattia: la sindrome di Quirra.
I dati di questa sindrome, come è facilmente prevedibile, sono difficili
da trovare, anche per la scarsa collaborazione delle istituzioni. Si
hanno però i dati diffusi dalle Asl di Cagliari e Lanusei, che
fotografano una situazione inquietante: negli ultimi dieci anni, il 65% dei pastori della zona ha riportato leucemie e linfomi. E si parla
di “almeno 21 deceduti per tumori al sistema emolinfatico tra pastori
ogliastrini e sarrabesi” a cui vanno aggiunti “una ventina di bambini
nati con gravissime malformazioni”. Non solo: nella frazione di
Villaputzu, vicina al poligono militare, il 15% della popolazione ha
riportato delle neoplasie maligne. Un bollettino da tragedia, “come
Chernoyl”, denunciano le associazioni che da anni si battono contro
questa strage reiterata.
Solo che a causarla, la strage, in questo caso non è la criminalità
organizzata: è lo Stato. Lo Stato che permette, in nome di una logica di
sviluppo militare assurda, che si diffondano nell’aria uranio impoverito e nanoparticelle di metalli pesanti che
aggrediscono i militari, i pastori, i bambini chegiocando rinvengono
dei bossoli e gli animali (frequenti i casi di agnelli nati morti, con
malformazioni e anche con due teste o con un solo occhio, oppure di
maialini con sei zampe). E come se non bastasse è sempre lo Stato a non
permettere di fare chiarezza, coprendo col segreto – anch’esso di Stato –
le esercitazioni dei militari. Addirittura, subito dopo le prime
denunce, le istituzioni locali provarono a indicare il responsabile in
una vecchia cava di arsenico, dismessa dl 1974, salvo fare una meschina
figura quando si scoprì che l’arsenico non poteva provocare questo tipo
di malattie.
Eppure, pare assurdo, forse una buona notizia c’è. L’8 maggio scorso, il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi,
ha esposto davanti ad un’esterrefatta commissione parlamentare i dati
delle sue indagini durate anni e che lo hanno indotto a formulare
ipotesi di reato pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali e omissioni di atti d’ufficio.
Ma quello che più lascia inorridire è il contenuto della relazione
del magistrato, che ha illustrato i possibili fattori patogeni
riconducibili all’uso dell’uranio impoverito e di altre sostanze nocive.
Fiordalisi riporta i resoconti di testimoni oculari che hanno visto
nubi causate dalle esplosioni dirigersi, trasportati dal vento, sopra le
zone abitate. Poi racconta dell’utilizzo accertato di “ordigni al fosforo bianco”
che hanno causato la morte dei pastori che si trovavano casualmente
nelle vicinanze, e di documenti militari che indicavano la zona di
Quirra come “luogo ove sotterrare dei fusti al napalm”.
Descrive inoltre la tecnica dei “brillamenti”, utilizzati come “opera
di smaltimento di rifiuti militari” potenzialmente dannosi senza alcuna
indagine preventiva sul loro impatto ambientale. Tra l’altro “le
esplosioni erano di quantitativi superiori agli 800 kg di tritolo,
stabiliti dall’Aeronautica come tetto massimo", e i militari agivano a
mani nude e senza alcun tipo di protezione.
Nella relazione è stata denunciata “l’insorgenza di tumori e leucemie riconducibile all’uso della balistite”,
ovvero del materiale incombusto residuo delle esplosioni, che i pastori
rinvenivano nei pascoli circostanti. (A loro era utile per accendere il
fuoco, e non sapevano che utilizzandolo firmavano, inconsapevoli, la
loro condanna a morte). Le foto di Fiordalisi hanno mostrato gli
altissimi funghi generati dalle esplosioni, che mettono in circolo le
particelle nocive le quali, essendo molto più sottili delle comuni
polveri, vengono inalate fin nei polmoni, entrano in circolo nel sangue e
oltrepassano anche la barriera del cervello. Una di queste sostanze è
il torio, contenuto nel sistema di guida dei missili
anticarro “milan”, che si è disperso nebulizzato nell’ambiente. “Questo –
dice – potrebbe essere alla base di tumori e linfonodi”. Per
Fiordalisi, inoltre, le diciture che i soldati utilizzavano per definire
le loro operazioni sono delle vere “menzogne dietro cui mascherare lo
smaltimento illecito di rifiuti militari“ cioè “bombe e munizioni non
più utili provenienti dagli arsenali dell’Aeronautica di tutt’Italia”.
È curioso infine notare che - non si capisce come mai - quando si
tratta di mettere a disposizione il proprio territorio per soddisfare gl
interessi pericolosi delle multinazionali l’Italia è sempre
accondiscendente: siamo un po’ il parco giochi dove gli eserciti
stranieri vengono a impiantare le loro basi e a fare esperimenti su
strumenti di difesa e di offesa. A Quirra, ad esempio, sono 13mila e 200 gli ettari che dal 1956 sono recintati ad uso e consumo delle multinazionali della guerra. Siamo delle cavie a nostra insaputa, pur ripudiando la guerra.
Fonte: Byo Blu
Related Posts
{{posts[0].title}}
{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[1].title}}
{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[2].title}}
{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[3].title}}
{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione