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Archeologia violata. |
Di Gianni Lannes
Una mappa del Consiglio nazionale delle ricerche svela un immenso
patrimonio archeologico: sono più di 100 mila i nuovi siti scoperti con le
rilevazioni satellitari. Gran parte del tesoro nascosto deve ancora essere portato alla luce. Il 95
per cento, infatti, dei beni archeologici in Italia non è ancora stato
esplorato, ma ora i ricercatori del CNR svelano l’ubicazione di nuovi siti su
cui avviare e approfondire le ricerche. Sono questi i dati resi noti dal
laboratorio di Topografia antica del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università
di Lecce. Il Sistema informativo territoriale è consultabile gratuitamente online.
Il Sit si basa sull’interazione dei dati individuati mediante la ricognizione
di ampi comprensori campione, le documentazioni aerofotogrammetriche (dal 1920
alla più recente documentazione digitale), con rilevamenti satellitari o
sensori multibanda (elaborazione immagini di “QuickBird” dal satellite Google
Earth) e la bibliografia scientifica. In sostanza gli studiosi hanno analizzato
i dati raccolti attraverso queste diverse fonti e li hanno trasferiti su
un’enorme mappa topografica elettronica che consente di conoscere con esattezza
di cosa si tratta e le sue coordinate dal satellite. La mole dei dati è
raccolta in un sistema interrogabile,
gestito da un software messo a punto dal Cnr. L’obiettivo è la mappatura del
patrimonio dei beni culturali nel suo complesso, con approfondimento nel
settore archeologico. «Dal lavoro svolto - spiega il professor Marcello Guaitoli, docente di
Topografia antica dell’ateneo leccese, responsabile scientifico del Sit -
emerge l’urgenza di un’adeguata conoscenza di tali beni, minacciati da una
sistematica distruzione a base di interventi di industrializzazione e di
spoliazione ininterrotta. Allo stato attuale il numero dei beni archeologici
conosciuti, escludendo le aree in proprietà pubblica, è inferiore al 5 per
cento di quanto è rilevabile con un’analisi attenta del territorio con più
raffinate tecniche di indagine. E meno dell’1 per cento delle ricchezze
esistenti è sottoposto a vincoli ufficiali. Più del 50 per cento delle evidenze
sono a forte rischio».
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Archeologia violata. |
Tutela - Sulla
base dei dati ottenuti con la ricognizione (condotta anche mediante sorvoli
sistematici dal nucleo elicotteri carabinieri), che riguardano più di 10 mila
evidenze archeologiche, già inserite nel sistema con schedatura di dettaglio
(su circa 100 mila dati censiti scientificamente su terreno e ancora da
inserire), quelle di cui conservata notizia sono una minima parte: 7-8 per cento
nel Lazio, 2 per cento in Sicilia, meno dell’1 per cento nella valle del Sinni
in Basilicata e 20 per cento circa nel Salento, dove però la percentuale di
testimonianze archeologiche perdute, perché distrutte dopo la segnalazione è
superiore al 60 per cento. «Il Sit è uno strumento - precisa Guaitoli - per
pianificare gli scavi futuri, ma anche per facilitare sorveglianza, tutela e
valorizzazione del patrimonio». Attualmente sono state censite per il Sit solo
alcune zone in Puglia, Lazio, Campania,
Abruzzo e Toscana. «In tutte queste zone - conclude l’esperto - possiamo
confermare che in media il 95 per cento del patrimonio archeologico resta sotto
terra, ignoto agli studiosi e alle autorità che lo dovrebbero tutelare». Ci
sono ancora città da portare alla luce e strade che le collegavano. In un’area
del viterbese di 100 chilometri quadrati (Soriano del Cimino e Vignanello), ad
esempio, sono stati individuati con la ricognizione 444 punti di interesse, a
fronte di appena 51 dei quali è conservata notizia in bibliografia o archivi; a
Castel d’Asso (VT) su 505 evidenze individuate sono note da bibliografia o
archivi, appena 44. A Torrimpietra, alle porte di Roma, 38 punti noti, appena
uno vincolato e ben 777 risultanti dalla ricognizione tra cui ville con piscina
e necropoli. Passando alla Puglia, in alcune zone definitivamente campionate
delle province di Lecce e Taranto si contano 1.493 rilevati di cui 204 censiti.
Numerosi i complessi anche molto estesi, individuati nel corso del monitoraggio
aero effettuato con il Nucleo tutela dei beni culturali e con il Gruppo
aeromobile-reparti elicotteri di Pratica di Mare e di Bari dei carabinieri,
conosciuti ma di fatto non studiati o in precedenza del tutto ignoti e quindi
non tutelati o sorvegliati. Insediamenti di divisioni agrarie e di viabilità
antica nell’area del Tavoliere; cinque estese necropoli villanoviane nell’area
di Veio, edifici della fase etrusca e romana, un grande monumento interrato e una
villa romana; settori ignoti della necropoli di Monte Abatone e una necropoli
nella zona di Monte Abatoncino a Cerveteri. Nell’area di Crustumerium (Casale
Marcigliana, Roma) sezioni di necropoli e due grandi complessi di età imperiale
al di fuori dell’area demanializzata; in Abruzzo, tra l’Aquila e Capestrano,
cinque diverse necropoli, ampi tratti della viabilità antica e complessi di età
romana. Anche in Campania le nuove scoperte sono state significative. Nell’area
a nord di Fondi è stata individuata una città di epoca preromana di cui non si
aveva conoscenza. Nel Sannio sono emerse le tracce di antichi insediamenti
totalmente sconosciuti. In questa regione si tratta di almeno 6 mila evidenze
archeologiche. «Gran parte dei dati sono stati reperiti mediante analisi
diretta sistematica del territorio e schedatura analitica - sintetizza Patrizia
Tartara, topografa del CNR - Per le aree rischio sono state prodotte
cartografie su base fotogrammetrica di dettaglio del rilevamento, facendo
confluire nel sistema tutti gli elementi archeologici visibili sul terreno al
momento attuale e tutti quelli documentati in passato o visibili in foto
storiche». Ma come si usa il Sit? Con il mouse si seleziona una regione,
ad esempio la Puglia; si chiede all’elaboratore quante “tombe a camera” di età
del bronzo sono state trovate in una località del Salento. Il sistema, dopo
aver filtrato le informazioni, restituisce il numero dei manufatti conosciuti e
una mappa sulla quale punti rossi indicano i luoghi precisi di rinvenimento;
cliccandovi sopra si approfondisce lo screening delle informazioni:
geografiche, storiche, conservative. Attualmente, l’accesso è consentito solo
alle istituzioni, carabinieri compresi. D’altra parte, il pericolo dei “tombaroli
istituzionali” favoriti dallo Stato incombe costantemente: inceneritori,
cementifici, impianti eolici e fotovoltaici a corollario di speculazioni
edilizie seguitano a sbriciolare il territorio. Un tragico esempio è
rappresentato dalle devastazioni nell’area archeologica di Herdonia, compiute dalla società “Eurowind”, grazie alle autorizzazioni facili della Regione Puglia
in mano all’ecologista Nichi Vendola.
La risorsa è fragile: natura, storia, identità. Allora, conoscere e preservare
per garantire un futuro al Belpaese.
Fonte:
Su La Testa!
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