Ho scritto –e non lo ritiro- che il tentativo di Monti va preso sul serio, perché po’ provocare mutamenti durevoli del sistema politico e non certo di segno progressista o democratico. Ma questo, più che alla personale abilità del Presidente del Consiglio (che, di suo, non è esattamente un genio), è dovuto alla forza delle cose che sta piegando la democrazia europea alle ragioni della finanza. Il suo governo, in quanto tale, si sta rivelando una compagine raccogliticcia di figure di mezza tacca. Si immagina che “tecnico” voglia dire competente nel ramo in cui esplica la sua attività e le note trionfalistiche che accompagnarono l’insediamento del governo Monti ci narravano che questi erano i più bravi fra i tecnici, la “creme del la creme”, il meglio della nostra intellighentzja economica, amministrativa, militare ecc.
E si comprese subito che in tutto questo
c’era sia una buona dose di piaggeria, sia il bisogno di dare coraggio
ad una opinione pubblica sgomentata dal rischio di un vicino default
(“arrivano i nostri!”). E tutto questo ci può stare, ma, fatta pure la
tara, si poteva comunque sperare che comunque fossimo in presenza di un
governo fatto da personalità con competenze professionali di livello
superiore alla media.
Dopo sei mesi di governo dobbiamo
prendere atto di aver a che fare con personaggi men che mediocri e di
imbarazzante incompetenza.
Lasciamo da parte le questioni
economiche sulle quali abbiamo già detto e diremo ancora, e scegliamo
altri esempi: Ministero degli Esteri, quello dell’Interno, quello della
Giustizia e quello della Pubblica istruzione-Università.
Di fatto la Farnesina è in sede vacante:
il suo titolare formale (di cui facciamo fatica a ricordare nome, ci
pare tal Giulio Terzi di Sant’Agata) è un Ambasciatore che tale è
rimasto, ignorando che un Ministro non è un super Ambasciatore, ma
qualcosa di qualitativamente diverso. Si pensi alla vicenda dei marò
arrestati in India. Come connazionale posso anche fare il tifo per loro e
sperare che riescano a dimostrare convincentemente che il loro errore è
stato una tragica fatalità, ma non c’è dubbio che a stabilire il grado
di responsabilità penale deve essere una regolare corte penale. Ci sono
ottimi argomenti di diritto internazionale per sostenere che la
competenza è della giurisdizione italiana. Il fatto è che qui non si
parla di questo ma di “riportare a casa i nostri soldati”, come se
fossero stati sequestrati da una banda di pirati o di terroristi e non
arrestati dalla polizia di uno stato sovrano. E’ del 28 maggio una
lettera delirante di un caporal maggiore reduce dell’Afghanistan che
vorrebbe andare “personalmente a liberare” i suoi colleghi (Corriere
della Sera ), come se potessimo risolvere la cosa con una azione di
commando (ed il “Corriere” gliela pubblica e pure senza nemmeno un
commento). Il sindaco di Roma (con decenza parlando) guida fiaccolate
con lo stesso obiettivo, in tutte le città compaiono manifesti con
slogan incendiari: siamo usciti tutti matti?
Vogliamo metterci in testa che l’India è
un paese di primo piano e non un aggregato tribale semi-selvaggio?
L’arresto è stato eseguito nel rispetto delle norme di procedura penale
di uno stato di diritto, dopo possiamo anche discutere se processarli
spetti all’Italia o all’India, ma la cosa va risolta per via
diplomatica, ricordando che gli Indiani sono la parte lesa, non una
banda di malfattori. Che facciamo, gli mandiamo le cannoniere con non
abbiamo più? Qui la figura dei selvaggi la stiamo facendo noi, inclusa
la sinistra che non dice niente, come se la cosa non la riguardasse.
E’ ovvio che, se gli Indiani
percepiscono che l’Italia non vuole processare i suoi soldati, ma solo
sottrarli ad ogni processo (o, magari, allestire un processo farsa) non
mollano e procedono con i propri tribunali. E fanno benissimo, anche se
mi duole molto scriverlo.
Ora, un ministro degli Esteri che ha una
gestione così debole, di un caso del genere, da non riuscire a farsi
capire nel suo paese, volete che sia preso sul serio ad di fuori? E
infatti, pensate alla sciagurata azione degli inglesi per liberare gli
ostaggi in Nigeria ed a come è stata trattata l’Italia e traetene le
conseguenze.
Della Cancellieri abbiamo detto e non ci ripetiamo.
Veniamo alla Giustizia: lasciamo perdere
la debolezza delle proposte balbettate dalla signora Paola Severino in
questi mesi, ma dove mai avete visto che un sottosegretario della
Presidenza del Consiglio tira fuori una proposta di riforma della
commissione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura (per
di più, come emendamento all’interno di un disegno di legge che parla
di tutt’altro) ed il ministro Guardasigilli non ne sa nulla?
E veniamo all’Università che finalmente
ha un ministro-rettore, uno dell’ambiente che finalmente capisce di cosa
si sta parlando! A parte qualche infortunio su doppie cariche ed
incompatibilità su cui passiamo la mano leggera, tutto quello che ha
fatto sono state essenzialmente due cose: indire un referendum on line
sul valore legale della laurea (che ha clamorosamente perso con il 73%
di contrari all’abolizione) e fatto campagna a favore di quella solenne
bestialità che sono le lezioni universitarie in Inglese (ma di questo
diremo). Per il resto si limita a far andare l’università alla deriva
lungo i dettami della sciagurata riforma Gelmini, nella quale nessuno si
raccapezza e per la cui applicazione dilaga un catastrofico “fai da
te” al termine del quale non capiremo come deve funzionare il tutto.
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