Non molti giorni fa l'Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, lo Emcdda, ha diramato alcune graduatorie che confermano, una volta di più, il fallimento del proibizionismo. Pur essendo attualmente in vigore la legge più repressiva d'Europa, l'Italia è il paese con il maggior numero di consumatori di sostanze del continente. In particolare di droghe leggere - di cui i radicali chiedono la legalizzazione - per quanto si registri il boom della cocaina.
In Italia, dove la droga è libera ma
proibita, monopolio delle mafie foraggiate dal proibizionismo, i
consumatori – specialmente i giovani – fanno i conti anche con una
disinformazione che tende ad equiparare tutte le sostanze. Tale
stortura, prevista anche dalla legge Fini-Giovanardi, porta i giovani
non solo a trasgredire, ma anche a passare più agevolmente da una non
droga come la marijuana, a una droga vera e propria come la coca.
Basterebbe far passare il messaggio che "un tiro di canna" e un "tiro di
coca" sono cose molto diverse e che gli effetti sulla salute e in
termini di dipendenza sono assolutamente incomparabili. Ciò renderebbe
più consapevoli i consumatori, toglierebbe armi persuasive ai pusher e, principalmente, salverebbe molte vite.
Così come si salverebbero molte vite fornendo controlli di sicurezza
sulle sostanze togliendole dal mercato illegale o semplicemente
autorizzando la coltivazione di canapa. In una parola, legalizzando.
I
numeri resi noti dallo Emcdda, non fanno che rafforzare tale
convinzione. Secondo l'Osservatorio, il 14,3% degli italiani fra 15 e 64
anni fa uso di cannabis e suoi derivati, dato riferito allo scorso
anno. In Europa è il dato più alto, davanti a quello della Spagna, che
ci precede di poco nel dato dei consumatori dell'ultimo mese, altra
graduatoria nella quale siamo sul podio col 6,9%. Italia e Spagna
salgono sul podio anche in merito al numero di persone che, almeno una
volta nella vita, si sono approcciate alla cannabis – 32%, a quanto pare
anche lo stesso Fini, seppur in Giamaica... -. Al comando però c'è la
Danimarca, mentre noi siamo terzi, preceduti dalla Spagna. Gli
incrementi in tutte le graduatorie di settore sono una costante che ci
rende un caso quasi cronico agli occhi dell'Europa, infranta solo dal
calo nel consumo di droghe sintetiche ma resa particolarmente significativa dall'impennata nel consumo di cocaina in Italia.
Nel dettaglio, i consumatori di cocaina
tra i 15 e 34 anni, dunque i giovani, sono aumentati dell'1,2% negli
ultimi dieci anni. Incremento a due cifre nel consumo delle droghe
leggere, i cui assuntori sono saliti dell'11,1% nell'ultimo decennio.
Quanto alle sintetiche, il 6,2% della popolazione ha provato almeno una
volta, ma il consumo si attesta attualmente intorno all'1%. Se in Spagna
si stanno facendo passi importanti verso la coltivazione e la
regolamentazione del consumo di sostanze, ragione per la quale i
prossimi dati iberici non potranno che sorridere, da noi il
proibizionismo sembra andare bene a tutti. Destra, centro, sinistra, ma
soprattutto mafie che, naturalmente, non possono che benedire ogni
giorno quell'articolo del maxiemendamento sulle Olimpiadi di Torino del
2006, ovvero la Fini-Giovanardi, miniera d'oro del narcotraffico. Una
legge approvata senza neppure passare attraverso una discussione
parlamentare, travestita da misura antidoping per l'evento olimpico e imposta da ormai 6 anni agli italiani.
Anche dalle provincie meridionali dell'Olanda giungono segnali dei mali da proibizionismo. A Maastricht il turismo sta crollando e stanno spuntando le piazze di spaccio,
realtà a noi note ma a quelle latitudini pressoché inedite. Risultato,
polizia iperattiva, celle improvvisamente piene e vivibilità dei
quartieri scesa a livelli di quasi decadenza. Effetti, non collaterali,
del proibizionismo che più vieta più genera trasgressione e aumenti nel
consumo.
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