Di Tavola per la Pace *
Un preoccupante incremento di autorizzazioni
all’esportazione di armamenti verso le zone di maggior tensione del
pianeta – dal Nord Africa al Medio Oriente fino al sub-continente
indiano, un’inspiegabile sottrazione di informazioni riguardo alla
tipologia dei materiali esportati e una serie di cifre che sono smentite
dalle stesse tabelle allegate ai documenti ufficiali. E’ quanto
denunciano la Rete italiana per il disarmo e la Tavola della pace a commento del “Rapporto
del Presidente del Consiglio sui lineamenti di politica del Governo in
materia di esportazione, importazione e transito dei materiali
d’armamento” per l'anno 2011, pubblicato nei giorni scorsi
dall’Ufficio del consigliere militare del governo. Le due reti, che
rappresentano oltre un centinaio di associazioni nazionali, chiedono al Governo Monti un “incontro urgente”
sulle politiche delle esportazioni militari del nostro paese in
ottemperanza all’impegno – ribadito nel Rapporto – di “continuare il
dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni non governative (ONG)
interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei
materiali d’armamento con la finalità di favorire una più puntuale e
trasparente informazione nei temi d’interesse” .
“Un rapporto reso noto con un forte ritardo
che si caratterizza per un’ingiustificata mancanza di documentazione
rispetto a quella fornita dagli ultimi Governi sulle tipologie di
armamenti esportati e per diverse informazioni contraddittorie e
inconsistenti” – commenta Francesco Vignarca, coordinatore della
Rete italiana per il disarmo. “Solo una parte minore delle
autorizzazioni all’esportazione per l’anno 2011 è attribuibile al
governo Monti, ma la responsabilità delle mancanze e degli errori nei
documenti presentati deve invece essere attribuita all’attuale
presidenza del Consiglio. Dal ‘governo tecnico’ ci aspettavamo maggior
trasparenza e informazioni complete e precise in un rapporto di
fondamentale importanza per le implicazioni sulla politica estera e di
difesa del nostro paese” – conclude Vignarca.
Dal Rapporto – denunciano Rete disarmo e Tavola della pace – è scomparsa la Tabella 15 (si veda un esempio qui)
che negli ultimi anni, documentando i valori e le tipologie dei sistemi
militari autorizzati verso i singoli paesi, forniva informazioni
preziose per il controllo e la trasparenza delle politiche di
esportazione militare. Il Rapporto segnala che nel 2011 “si è avuto un
incremento, pari a 5,28%, del valore delle autorizzazioni alle
esportazioni, al netto delle autorizzazioni per i programmi
intergovernativi, e si è riscontrato un significativo aumento delle
autorizzazioni per i programmi intergovernativi di cooperazione rispetto
all’anno precedente che di fatto ha riportato i valori ai livelli del
2009”.
Ma le operazioni più consistenti riguardano principalmente le aree al di fuori delle tradizionali alleanze del nostro paese:
solo il 36% delle autorizzazioni all’esportazione è verso i Paesi della
Nato/Ue ed europei Osce (per un valore di 1,1 miliardi di euro), mentre
oltre il 64% (per un valore di 1,959 miliardi di euro) è diretto verso
paesi non inseriti in queste alleanze.
“L’esportazione di armi italiane verso zone
cariche di conflitti e di tensioni è inaccettabile, alimenta le guerre,
accresce l’instabilità e minaccia la nostra stessa sicurezza. Governo e
Parlamento devono intervenire per fermare questa vera e propria follia
invertendo la tendenza degli ultimi anni” - sottolinea Flavio Lotti,
coordinatore nazionale della Tavola della pace, che aggiunge: “Com’è
possibile che il Parlamento non abbia ancora trovato il tempo per
esaminare le Relazioni governative sulle esportazioni militari? Parliamo
di armi che - come abbiamo visto nel caso della Libia e adesso in Siria
(due paesi verso cui l'Italia ha esportato sistemi militari più di ogni
altro paese europeo) - vengono poi impiegate dai vari regimi per
reprimere le popolazioni. A questa intollerabile “disattenzione“,
conclude Lotti, si deve porre rimedio scongiurando innanzitutto che il
decreto governativo in discussione proprio in questi giorni alla Camera e
al Senato finisca per semplificare ulteriormente i trasferimenti
internazionali di materiali militari”.”.
Da una meticolosa ricerca svolta da Giorgio Beretta di prossima pubblicazione per l’annuario dell’Osservatorio sul Commercio delle armi (Os.C.Ar.)
di Ires Toscana emerge che, mentre nel triennio 2006-8 (cioè in gran
parte durante il Governo Prodi II) oltre il 62% delle autorizzazioni
all’esportazione di materiali militari italiani era stata diretta ai
paesi alleati della Nato e dell’Unione europea, nell’ultimo triennio
(cioè durante il Governo Berlusconi IV) il rapporto si è invertito e, con il 61% del totale, sono stati i paesi al fuori delle alleanze Nato/Ue
i principali destinatari di armamenti italiani. Le direttrici delle
nostre attuali esportazioni sembrano quindi nuovamente indirizzarsi
verso aree e paesi in via di sviluppo, analogamente a quanto avveniva
nel corso degli anni '70 e '80, durante i quali contribuimmo
all'incremento delle tensioni e dei conflitti nel mondo, di fatto
bypassando lo spirito della 185 stessa.
“Il rapporto della Presidenza del Consiglio
presenta inoltre una serie di imprecisioni che è difficile attribuire a
meri errori tecnici” – commenta Giorgio Beretta, analista della
Rete Disarmo. “L’elenco dei Paesi principali destinatari delle
autorizzazioni alle esportazioni definitive di prodotti per la difesa
riporta nell’ordine, l’Algeria (477,5 mln di €), seguita da Singapore (395,28 mln. di €) e Turchia
(170,8 mln. di €) mentre la Tabella n. 4 allegata a fine rapporto – tra
l’altro incompleta – che visualizza graficamente le medesime
autorizzazioni segnala al terzo posto l’India (259,41 mln di €):
un paese dove – proprio durante la prigionia dei due marò italiani – il
governo Monti ha autorizzato la partecipazione delle aziende di
Finmeccanica al salone di prodotti militari Defexpo (New Delhi 29 marzo –
1 aprile). Sempre a p. 27 del Rapporto si legge che “i principali
acquirenti dei Paesi Ue/Nato sono stati: Francia, Stati Uniti d’America,
Germania e Regno Unito”, escludendo la Turchia che è stata il
principale acquirente di armamenti italiani tra i paesi Nato. Proprio
queste contraddizioni tra i dati rendono ancor più necessaria la
pubblicazione di quella tabella di dettaglio, introdotta dal Governo
Prodi, per illustrare valori e le tipologie dei sistemi militari di cui
era stata rilasciata l’esportazione” – conclude Beretta.
Nel Rapporto, inoltre, manca anche quest’anno la Tabella generale
dei valori delle operazioni autorizzate agli Istituti di credito e non
vi sono indicazioni che il Governo Monti abbia ripristinato nella più
ampia Relazione al parlamento anche la tabella di “Riepilogo in dettaglio per Istituti di credito” che per anni ha riportato tutte le singole operazioni autorizzate alle banche: tabella che però è completamente sparita dalle Relazioni governative presentate al Parlamento dall’inizio di questa legislatura. “Sono
documenti della massima importanza che hanno caratterizzato la
Relazione italiana sulle esportazioni militari come una delle migliori
in Europa per il livello di trasparenza” – commenta Chiara Bonaiuti,
direttrice dell’Osservatorio sul commercio delle armi (Os.C.Ar.). In un
momento in cui la magistratura indaga su diverse operazioni di
compravendita di materiali militari e appaiono notizie di fondi illeciti
e tangenti che coinvolgono i vertici delle maggiori aziende italiane,
Bonaiuti sottolinea che “trasparenza, tracciabilità e collegialità nei
controlli sono strumenti essenziali per prevenire casi di triangolazioni
e di corruzione”. Rete Disarmo chiede perciò che il governo ripristini
tutte le informazioni sulle transazioni bancarie che ai sensi della
legge 185/1990 devono essere rese pubbliche.
Il Rapporto, infine, non documenta le esportazioni di armi comuni da sparo,
di cui l’Italia è uno dei maggiori produttori e esportatori mondiali,
che sono vendute per uso “civile, sportivo, per la difesa personale e
per corpi di polizia e di sicurezza” cioè non specificamente dirette
all’uso delle forze armate di altri paesi. “Una grave mancanza che negli
anni scorsi ha favorito l’esportazione di armi italiane finite in Iraq o
consegnate alla Pubblica sicurezza del colonnello Gheddafi” –
sottolinea Carlo Tombola di Opal, l’Osservatorio sulle armi
leggere di Brescia. “E lo scorso anno, anche nel periodo delle rivolte
della cosiddetta ‘Primavera araba’, dalla Provincia di Brescia sono
state esportate “armi e munizioni” per un valore complessivo di 6,8
milioni di euro ai paesi del Nord Africa, e oltre 11 milioni di euro ai
paesi del Medio Oriente. Il governo dovrebbe inoltre spiegare chi sia il
destinatario di oltre 1 milione di euro di armi esportate da qualche
azienda bresciana in Bielorussia tra aprile e giugno 2011, cioè pochi
giorni prima che l’Unione Europea decretasse un embargo di armi verso il
paese ex-sovietico a causa delle violazioni dei diritti umani e della
repressione messa in atto dal regime del presidente Lukashenko” -
conclude Tombola.
Rete italiana per il disarmo e la Tavola della pace invieranno perciò oggi al Presidente del Consiglio, Mario Monti, e agli uffici governativi compenti una richiesta formale per un “incontro urgente” sulle politiche delle esportazioni militari del nostro paese. “Riteniamo necessario – concludono Vignarca e Lotti
- che il Governo, se davvero intende mantenere l’impegno espresso di
favorire una più puntuale e trasparente informazione su questi temi, non
deleghi questo compito agli uffici tecnici, ma si assuma la
responsabilità politica di un confronto con le associazioni della
società civile che rappresentiamo e che fin dagli anni Novanta sono
state in primissima fila nel controllare e documentare le esportazioni
di armamenti italiani”.
*Rete Disarmo e Tavola della Pace analizzano il Rapporto 2012 del Governo
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