E' inutile annullare la parata del due giugno, è l'alibi, perchè la maggior parte delle spese sono già state fatte. Ma non è vero. E anche se lo fosse la sfilata militarista che invece della Repubblica celebra le forze armate e la guerra andrebbe abolita lo stesso, ques'tanno e per sempre.
Che cos’è una ‘parata militare sobria’? Nessuno lo sa. Ma è ciò che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto, senza neanche citarle, a centinaia di migliaia di persone che in poche ore si erano rivolte a lui chiedendo di annullare la parata militare che sabato sfilerà su Via dei Fori Imperiali. Re Giorgio non ascolta, decide e va avanti come un panzer (a proposito di parate militari...). Monti neanche si esprime, e neppure il suo ministro della Difesa, che d’altra parte è un ammiraglio e non è abituato a discutere coi subalterni.
In rete però gli appelli ad annullare la sfilata di sabato e anche il costosissimo viaggio del Papa a Milano – pagato dai contribuenti italiani – continuano ad impazzare, così come le citazioni dell’annuncio dell’allora ministro della Difesa Arnaldo Forlani che nel 1976 annullò la cerimonia dopo il sisma che distrusse alcune zone del Friuli. A dimostrazione che si può fare, visto che è già stato fatto.
In rete si possono naturalmente leggere anche molte reazioni contrarie alla richiesta di annullare la parata: in fondo, dicono in molti, la maggior parte delle spese sono state già sostenute, e comunque i soldi risparmiati non andrebbero certo ai terremotati.
A confutare questo comodo alibi – usato ampiamente dai rappresentanti del governo – questa mattina ci ha pensato Adele Palazzo sul ‘violapost’. Alla parata è previsto –spiega l’articolo – che partecipino 2.584 militari e 738 unità di altre amministrazioni. Inoltre: 10 bande, 93 mezzi e 98 cavalli e vari velivoli, comprese le costosissime frecce tricolori. Per un costo complessivo dichiarato di circa tre milioni di euro di costi diretti (con i costi indiretti si arriverebbe a 4 di milioni buttati). Per farli affluire a Roma 3300 persone verranno sottratti alle loro ordinarie funzioni operative con la conseguenza che quelli impegnati in operazioni connesse con il terremoto o comunque la protezione della popolazione in altre zone dovranno essere sostituiti da altri colleghi. A questi ultimi – spiega ancora la Palazzo – “andrà quindi garantito il giusto supplemento per il lavoro straordinario e l’indennità festiva, così come prevede, per esempio, l’accordo quadro della Polizia di Stato. Inoltre, per quanto riguarda il personale proveniente da fuori Roma, verrà considerato orario di servizio effettivo tutto quell’arco temporale che va dal viaggio di trasferimento di andata fino a quello di ritorno, compresa la permanenza a Roma, più vitto e alloggio”. Tutti costi che abolendo la parata ora si potrebbero azzerare. E non sono indifferenti.
Ci sono poi i costi del cerimoniale, dell’imponente dispositivo di sicurezza – diciamo blindatura – organizzato per tutta la durata della sfilata, il trasporto dei mezzi e dei cavalli che non è stato ancora ultimato, quelli per il carburante dei velivoli ecc. Tutti soldi non ancora spesi, fa notare giustamente l’articolo. Così come non sono stati ancora spesi i soldi che toccherebbero a tutti i militari coinvolti nelle prove generali della sfilata la notte precedente al 2 giugno: straordinari, indennità, ecc. Inoltre, ognuna della dieci Frecce Tricolori che sorvolano il cielo della capitale durante la sfilata costano circa 20 mila euro l'ora. Diciamo che le uniche spese già sostenute veramente sono quelle per il trasporto e il montaggio dei palchi e delle gradinate sistemate come di consueto su Via dei Fori Imperiali: circa un milione di euro.
Che i fondi stanziati ricadano tutti sotto la supervisione del Ministero della Difesa e che quindi non possano essere stornati per altri scopi – il soccorso della popolazione terremotata – è anche dubbio, visto che sono numerosi i settori dell’amministrazione, e quindi anche i dicasteri, impegnati in vari aspetti della sfilata e della sua preparazione.
Una cosa va detta: l’annullamento della parata avrebbe ripercussioni più simboliche che pratiche: non è risparmiando due milioni di euro che si risolve il problema dell’assistenza ai terremotati o della ricostruzione. Sono ben altre le spese che andrebbero tagliate: i miliardi per la Tav e quelli per l’acquisto di decine di caccia bombardieri ad esempio. Oppure quelle sostenute ogni giorno per tenere migliaia di militari in Afghanistan o in altri terreni di conquista.
Ma a volte le scelte simboliche sono più importanti di quelle pratiche, soprattutto in un paese nel quale si chiede – si impone - ogni giorno ai propri cittadini si sacrificarsi in nome di una ‘ripresa’ che non arriva mai. Celebrando i militari sulla ‘via dell’Impero - le autorità politiche del paese celebrano se stesse, il proprio dominio e gli strumenti che quel dominio rendono possibile. E la Festa della Repubblica va a farsi benedire, trasformandosi ogni anno in festa delle forze armate e dei loro privilegi.
E’ chiedere troppo che Napolitano, Monti, Di Paola e chi per loro rinuncino a pavoneggiarsi a reti unificate almeno per un giorno?
Gli appelli si rivelano spesso inefficaci quando si rivolgono a esponenti politici insensibili alle più basilari istanze della popolazione che amministrano. Nel caso di un governo di tecnocrati-banchieri ciechi e sordi era ancora più scontato che gli appelli di queste ore non facessero breccia. In particolare se si pensa al ruolo fondamentale di puntello ideologico e politico che il Presidente della Repubblica svolge rispetto a Monti e ai suoi.
Ciò non vuol dire che gli appelli siano inutili, tutt’altro. Il rischio è che lo divengano nel momento in cui coloro che li hanno promossi e diffusi rinunciano a farli valere e si accontentano di qualche slogan su un blog o un social network.
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