Di Michele Giorgio
Gerusalemme, 12 aprile 2012, Nena News (nella foto la centrale
atomica israeliana di Dimona) – Jaakko Laajava. Un nome e un cognome
finlandesi che non dicono molto. E sarebbero passati del tutto
inosservati se non ci fosse stato il forte clamore suscitato dal premio
Nobel tedesco Günter Grass che, in un suo recente poema, ha denunciato
la pericolosità dell’arsenale nucleare israeliano provocando le reazioni
irritate dello Stato ebraico. Si parla da anni dei sospetti programmi
nucleari iraniani ma il caso Grass ha finito per spostare l’attenzione
anche sulle armi atomiche di cui è in possesso Israele (in segreto, ma
tutti ne sono a conoscenza). Così le agenzie di stampa e i media locali
si sono improvvisamente interessati alla visita segreta che Jaakko
Laajava, sottosegretario agli affari esteri della Finlandia, ha fatto la
scorsa settimana a Gerusalemme allo scopo di parlare del Trattato di
non proliferazione nucleare (Tnp) con Jeremy Issacharoff, direttore
generale del ministero degli esteri israeliano, e diversi rappresentanti
del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e della Commissione per
l’Energia Atomica. Un’attenzione che ha costretto le autorità israeliane
ad uscire allo scoperto. «Non si è trattato di un incontro segreto ma
di routine con il rappresentante finlandese», ha provato a spiegare ieri
Yigal Palmor, il portavoce del ministero degli esteri israeliano. Pochi
gli hanno creduto. Sul tavolo dei colloqui c’era una questione centrale
per gli interessi militari israeliani.
Israele vuole rinvio della conferenza di Helsinki sul disarmo nucleare
Laajava e i suoi interlocutori hanno discusso di un possibile
coinvolgimento di Israele alla conferenza sul Tnp – mai firmato dallo
Stato ebraico – che si terrà a fine anno a Helsinki. È nota l’intenzione
di diversi paesi arabi e dell’Iran (che invece ha sottoscritto il Tnp,
in vigore dal marzo 1970 e al quale aderiscono 189 paesi) di mettere sul
tavolo la questione delle testate atomiche (pare 200) che Israele ha
nei suoi arsenali, mai ispezionati seriamente dalle autorità
internazionali competenti (Aiea). Israele boicotta sistematicamente
questo tipo di incontri – sostiene che solo dopo la pacificazione del
Medio oriente si potranno avviare colloqui sul disarmo nucleare – e
cerca di allineare le sue posizioni a quelle degli Stati Uniti. Le cose
stavolta sono più complicate perché, come ha scritto il quotidiano di
Tel Aviv Haaretz, gli Stati Uniti non sono contrari alla conferenza sul
disarmo e temono che un suo annullamento indebolisca ulteriormente gli
sforzi per promuovere il Tnp, a tutto svantaggio dell’immagine di Barack
Obama.
Issacharoff ha chiesto con forza al finlandese Laajava di rinviare al
2013 la conferenza di Helsinki, di fronte alla instabilità in Egitto e
Siria. Tuttavia per Israele non sarà facile raggiungere lo scopo perché
la scadenza del 2012 venne decisa ufficialmente all’ultima conferenza su
disarmo nucleare tenuta a New York nel 2010. Obama è riuscito solo a
spostarla a fine anno, quindi a dopo le presidenziali americane. Preme
per una soluzione «nuclear free zone» in Medio Oriente anche l’Arabia
saudita alleata degli Usa, non tanto per disarmare Israele quanto per
contenere le ambizioni atomiche del nemico Iran.
Spingono per una soluzione anche i sauditi che pero’ guardano piu’ al “nemico” Iran
Il principe Turki al-Faysal, ex ambasciatore saudita a Washington e
indicato come futuro ministro degli esteri, è stato chiaro: i cinque
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu devono garantire
un Medio Oriente senza il nucleare altrimenti partirà una corsa
all’atomica che potrebbe includere oltre all’Arabia Saudita, anche
l’Iraq, l’Egitto e la Turchia. Al-Faysal pensa ad uno «scudo di
sicurezza nucleare» sotto il controllo del Consiglio di Sicurezza e a
«sanzioni militari» per tutti i paesi sospettati di lavorare a un
programma nucleare segreto.
Il bersaglio vero di questa no nukes campaign è il potente vicino
iraniano ma riguarda anche Israele che al momento è l’unico paese della
regione a possedere ordigni atomici. L’Arabia saudita si è già da tempo
organizzata con l’alleato Pakistan per assistenza e forniture nucleari.
L’Egitto sembrava intenzionato a costruire centrali prima della
rivoluzione anti-Mubarak dello scorso anno. La Turchia potrebbe optare
per la tecnologia russa mentre restano oscuri i programmi dell’Iraq,
paese che nel 1981 subì il bombardamento aereo israeliano della sua
centrale a Osirak. Attacco che potrebbe ripetersi trent’anni dopo,
stavolta contro gli impianti atomici iraniani.
Da Nena News
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