Le elezioni francesi: il buco nero dell’ecologia

apr 13, 2012 0 comments
Di Bruno Giorgini
Marsiglia.I candidati alla presidenza parlano di eutanasia, con prudenza, tanto quanto di patenti per i giovani con molto maggiore agio, passando per il debito, la situazione europea, e quant’altro, ma mai o quasi di ecologia, di rapporto tra esseri umani e natura. Intanto le coste bretoni sono invase dalle alghe verdi che crescono a dismisura per l’inquinamento dell’acqua marina dovuto anche all’azione degli allevamenti di cozze, ostriche eccetera straripanti; la piattaforma di Total nel mare del Nord sta ancora rilasciando gas e a quanto pare la magistratura sta decidendo in appello di annullare la condanna della Total per il naufragio della superpetroliera Erika avvenuto il 12 dicembre 1999 che provocò una marea nera i cui effetti ancora oggi si sentono mentre la siccità mette a serio rischio molte culture in tutto il paese, l’acqua una volta potabile in molti comuni è densa di metalli pesanti a cominciare dal piombo dovuti all’eccesso di pesticidi, gli stessi pesticidi che secondo uno studio recentemente pubblicato su Science sconvolgono l’impollinazione e il volo delle api che non riescono più a ritrovare la strada dell’alveare, perdendosi fino a morire. Dulcis in fundo, l’incidente della centrale nucleare di Penly di pochi giorni fa, con perdita d’olio, incendio e fuoriuscita di liquido radioattivo, rimasto confinato dice EDF dentro il circuito di raffreddamento. Insomma ci sarebbe da dire da strepitare e da fare, ma nessuno sembra prendere la questione sul serio. Intendiamoci, un grano di ecologia e di buoni sentimenti c’è in tutti i programmi o quasi, ma l’argomento non irrompe, anzi nemmeno fa capolino. A sinistra come a destra.
Se come è dovuto cominciamo dai verdi, ebbene seppure la voce di Eva Joly sia flebile su tutto, paradossalmente è quasi inudibile sui temi ecologici. E’ molto più forte per esempio sulla corruzione, madame Joly è stata magistrato. Per Mélenchon il discorso è semplice: il PCF è nuclearista, e è anche uno dei pilastri della sua campagna elettorale e delle mobilitazioni di piazza. Più in generale tutta la sinistra francese, per motivi anche nazional – nazionalisti, l’autonomia energetica tanto più oggi quando il petrolio costa una fortuna e diminuisce a vista d’occhio, fa una fatica tremenda a spostarsi dalla scelta nucleare alle energie rinnovabili, specie il solare. Per di più la sua industria in questo campo barcolla assai. Quella che pareva la punta di diamante, Photowatt, è sotto amministrazione controllata, mentre la Cina invade il mercato con celle fotovoltaiche più performanti e meno costose di quelle prodotte in Europa, per cui anche la tedesca Q – cells comincia a trovarsi in cattive acque. Pure i sondaggi parlano di un debole interesse, rispetto per esempio alla disoccupazione. Per tornare ai verdi, questo dipende anche dal fatto che, molto invischiati in beghe interne, non sono riusciti a sviluppare un discorso che leghi l’ecologia, cioè un nuovo contratto di equità tra uomo e natura, alla riconversione ecologica dell’industria e più in generale del modello economico. Né giova la presenza ingombrante di Cohn Bendit, visto in Francia molto più come una icona ancora molto popolare del maggio 68, che come un militante ecologista. Per concludere, ormai il primo turno incombe e pare del tutto improbabile che uno qualunque dei candidati prenda questo toro, l’ecologia, per le corna, nonostante qua e là appaiano prese di posizione molto preoccupate per esempio sul riscaldamento globale, ma si tratta di scienziati, ascoltati con riverente rispetto come se parlassero della CTA 102, radiogalassia lontana milioni e milioni di anni luce.
PS Sarkozy ha due bestie nere, gli operai di Arcelor che non ha voluto incontrare, e gli studenti di Science-Po, tempio mondale degli studi in scienze politiche, che lo avevano invitato assieme agli altri candidati per intervenire e essere interrogato sulla condizione femminile. Ma il candidato presidente ha mandato a dire che non poteva per questioni di sicurezza, in realtà temendo domande acuminate, contestazioni larghe, forse fischi. Invece Marine Le Pen ha affrontato critiche piuttosto energiche persino con humour, forte di un sondaggio che dà il FN in progressione- potrebbe addirittura arrivare primo- tra i giovani dai 18 ai 24 anni, in molti casi essendo ritenuto una forza antisistema.

Da  E-il Mensile

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