Di Bruno Giorgini
Marsiglia.I
candidati alla presidenza parlano di eutanasia, con prudenza, tanto
quanto di patenti per i giovani con molto maggiore agio, passando per il
debito, la situazione europea, e quant’altro, ma mai o quasi di
ecologia, di rapporto tra esseri umani e natura. Intanto le coste
bretoni sono invase dalle alghe verdi che crescono a dismisura per
l’inquinamento dell’acqua marina dovuto anche all’azione degli
allevamenti di cozze, ostriche eccetera straripanti; la piattaforma di
Total nel mare del Nord sta ancora rilasciando gas e a quanto pare la
magistratura sta decidendo in appello di annullare la condanna della
Total per il naufragio della superpetroliera Erika avvenuto il 12
dicembre 1999 che provocò una marea nera i cui effetti ancora oggi si
sentono mentre la siccità mette a serio rischio molte culture in tutto
il paese, l’acqua una volta potabile in molti comuni è densa di metalli
pesanti a cominciare dal piombo dovuti all’eccesso di pesticidi, gli
stessi pesticidi che secondo uno studio recentemente pubblicato su
Science sconvolgono l’impollinazione e il volo delle api che non
riescono più a ritrovare la strada dell’alveare, perdendosi fino a
morire. Dulcis in fundo, l’incidente della centrale nucleare di Penly di
pochi giorni fa, con perdita d’olio, incendio e fuoriuscita di liquido
radioattivo, rimasto confinato dice EDF dentro il circuito di
raffreddamento. Insomma ci sarebbe da dire da strepitare e da fare, ma
nessuno sembra prendere la questione sul serio. Intendiamoci, un grano
di ecologia e di buoni sentimenti c’è in tutti i programmi o quasi, ma
l’argomento non irrompe, anzi nemmeno fa capolino. A sinistra come a
destra.
Se come è dovuto
cominciamo dai verdi, ebbene seppure la voce di Eva Joly sia flebile su
tutto, paradossalmente è quasi inudibile sui temi ecologici. E’ molto
più forte per esempio sulla corruzione, madame Joly è stata magistrato.
Per Mélenchon il discorso è semplice: il PCF è nuclearista, e è anche
uno dei pilastri della sua campagna elettorale e delle mobilitazioni di
piazza. Più in generale tutta la sinistra francese, per motivi anche
nazional – nazionalisti, l’autonomia energetica tanto più oggi quando il
petrolio costa una fortuna e diminuisce a vista d’occhio, fa una fatica
tremenda a spostarsi dalla scelta nucleare alle energie rinnovabili,
specie il solare. Per di più la sua industria in questo campo barcolla
assai. Quella che pareva la punta di diamante, Photowatt, è sotto
amministrazione controllata, mentre la Cina invade il mercato con celle
fotovoltaiche più performanti e meno costose di quelle prodotte in
Europa, per cui anche la tedesca Q – cells comincia a trovarsi in
cattive acque. Pure i sondaggi parlano di un debole interesse, rispetto
per esempio alla disoccupazione. Per tornare ai verdi, questo dipende
anche dal fatto che, molto invischiati in beghe interne, non sono
riusciti a sviluppare un discorso che leghi l’ecologia, cioè un nuovo
contratto di equità tra uomo e natura, alla riconversione ecologica
dell’industria e più in generale del modello economico. Né giova la
presenza ingombrante di Cohn Bendit, visto in Francia molto più come una
icona ancora molto popolare del maggio 68, che come un militante
ecologista. Per concludere, ormai il primo turno incombe e pare del
tutto improbabile che uno qualunque dei candidati prenda questo toro,
l’ecologia, per le corna, nonostante qua e là appaiano prese di
posizione molto preoccupate per esempio sul riscaldamento globale, ma si
tratta di scienziati, ascoltati con riverente rispetto come se
parlassero della CTA 102, radiogalassia lontana milioni e milioni di
anni luce.
PS Sarkozy ha
due bestie nere, gli operai di Arcelor che non ha voluto incontrare, e
gli studenti di Science-Po, tempio mondale degli studi in scienze
politiche, che lo avevano invitato assieme agli altri candidati per
intervenire e essere interrogato sulla condizione femminile. Ma il
candidato presidente ha mandato a dire che non poteva per questioni di
sicurezza, in realtà temendo domande acuminate, contestazioni larghe,
forse fischi. Invece Marine Le Pen ha affrontato critiche piuttosto
energiche persino con humour, forte di un sondaggio che dà il FN in
progressione- potrebbe addirittura arrivare primo- tra i giovani dai 18
ai 24 anni, in molti casi essendo ritenuto una forza antisistema.
Da E-il Mensile
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