Di Gianluca Marchi
Ci era stata spacciata come una riforma lampo. Una roba sulla quale
il governo si era detto pronto a intervenire per decreto. Parliamo della
nuova normativa sui rimborsi elettorali e sulla trasparenza dei bilanci
dei partiti, dopo gli scandali che hanno travolto Lega e Margherita e
messo in imbarazzo l’intera casta della politica, ammesso che ce ne
fosse ulteriormente bisogno, visto che la fiducia nei partiti in questi
giorni è sprofondata intorno al 2 per cento. Poi i partiti hanno
incominciato a dire che il governo doveva tenersi alla larga, che
insomma ci avrebbero pensato loro con una legge di iniziativa
parlamentare. Poi, quando l’ABC della politica italica, il nuovo Trio
Lescano formato da Alfano, Bersani e Casini hanno strombazzato al mondo
intero che avevano trovato un accordo è apparso chiaro che esso verteva
solo su misure di trasparenza, non prevedendo alcun taglio alla cascata
di quattrini che ogni anno ricade sui partiti appunto, ben 503 milioni
di euro per le sole elezioni politiche del 2008 a fronte di spere reali
documentate per poco più di 150 milioni di euro. Il Paese si sta sempre
più impoverendo, ma loro di tirare la cinghia proprio non ne vogliono
sapere.
Alla fine anche questa legge minore sembra già finito su un binario
morto. D’altra parte era difficile credere che Alfano Bersani Casini
& Co. avrebbero risolto in tempi rapidi una questione che dura ormai
da quasi vent’anni e che i partiti si sarebbero negati da soli l’ultima
tranche di rimborsi che devono incassare entro il 31 luglio. E infatti
il disegno di legge si è già impantanato nelle secche delle commissioni e
se va bene richiederà almeno un anno per essere approvato. E nel
frattempo sarà sempre più annacquato per concludersi con l’ennesima
presa per i fondelli nei confronti dei cittadini.
Figurarsi se la Casta si sarebbe data la zappa sui piedi, troncando
di netto e nel giro di qualche settimana la sua fonte di finanziamento
privilegiata: i soldi di tutti i cittadini. Ma c’è anche di peggio: ci è
stato fatto credere che la quota di rimborso elettorale che i partiti
devono ancora incassare quest’anno sarebbe di “soli” cento milioni di
euro. E invece non è nemmeno così, ma in realtà sono molti di più.
Perché non c’è da rimborsare solo la quota annua per le elezioni
politiche del 2008, ma ci sono anche le frazioni per le elezioni
europee del 2009, le regionali del 2010, più altre varie consultazioni
elettorali in regioni autonome. Il totale fa circa 200 milioni di euro.
La Casta dei palazzi romani non ci pensa proprio a rinunciare a 100
milioni di euro, figuriamoci se è disposta a fare a meno del doppio.
Salvo la Lega, per il momento, che ieri attraverso il capogruppo alla
Camera Giampaolo Dozzo ha annunciato di rinunciare alla tranche e ha
invitato gli altri a devolvere la rispettiva quota in beneficienza,
cercando di recuperare qualcosa dopo la tremenda caduta di immagine
delle ultime settimane.
Fonte:L'Indipendenza
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