Di Redazione Nena News
Beit Sahour (Cisgiordania), 15 aprile 2012, Nena News – Bilancio
provvisorio di 35 internazionali e sei attivisti israeliani arrestati
dalle forze di sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Da
questa mattina, lo Stato di Israele sta cercando, con modalità diverse,
di impedire l’ingresso dei circa 1500 attivisti internazionali
pro-palestinesi della campagna globale “Welcome to Palestine 2012”.
Attivisti bloccati negli aeroporti europei
Tentando di mantenere un basso profilo: la stragrande maggioranza degli
internazionali (intenzionati ad entrare in Israele attraverso
l’aeroporto Ben Gurion dichiarando apertamente di voler visitare i
Territori Occupati Palestinesi) sono stati bloccati nei rispettivi
aeroporti di partenza: Roma, Londra, Manchester, Parigi, Istanbul,
Bruxelles, Ginevra. Le compagnie aeree europee, da Alitalia a British
Airlines e Lufthansa, da EasyJet a AirFrance, hanno impedito a centinaia
di internazionali di imbarcarsi nei voli verso Tel Aviv.
A Ginevra, bloccati circa 50 attivisti a cui è stato impedito di sedersi in aereo: alla domanda “Perché ci state impedendo di partire?”, il rappresentante della compagnia aerea EasyJet ha risposto che i loro nomi erano stati segnalati come presenti nella famigerata “lista nera” israeliana. Ad uno di loro è stato confiscato il passaporto. Altri venti sono riusciti a salire, ma sono stati subito fermati a Ben Gurion. A Istanbul, le autorità aeroportuali hanno impedito agli attivisti di imbarcarsi e hanno portato le loro valige fuori dall’aereo.
All’aeroporto Charles De Gaulle, corteo di protesta contro i mancati imbarchi: gli attivisti francesi hanno intonato lo slogan “Oggi il checkpoint è a Parigi”.
A Ginevra, bloccati circa 50 attivisti a cui è stato impedito di sedersi in aereo: alla domanda “Perché ci state impedendo di partire?”, il rappresentante della compagnia aerea EasyJet ha risposto che i loro nomi erano stati segnalati come presenti nella famigerata “lista nera” israeliana. Ad uno di loro è stato confiscato il passaporto. Altri venti sono riusciti a salire, ma sono stati subito fermati a Ben Gurion. A Istanbul, le autorità aeroportuali hanno impedito agli attivisti di imbarcarsi e hanno portato le loro valige fuori dall’aereo.
All’aeroporto Charles De Gaulle, corteo di protesta contro i mancati imbarchi: gli attivisti francesi hanno intonato lo slogan “Oggi il checkpoint è a Parigi”.
Arresti e deportazioni a Tel Aviv
Intanto, al Ben Gurion, la polizia israeliana ha proceduto a
interrogatori, arresti e conseguenti deportazioni. Al momento sarebbero
trentacinque gli arrestati, tra cui quindici francesi, un canadese, sei
svizzeri e un portoghese. Tra loro, sei francesi subito deportati e il
canadese Ted McLaren, delegato del Construction Worker Federation:
l’uomo è stato messo immediatamente su un aereo diretto in Canada dopo
essersi rifiutato di firmare l’ordine di deportazione.
In giornata si sono susseguite voci che riferiscono che tre attivisti pro-palestinesi sarebbero riusciti ad entrare nel Paese e a superare il Muro di Separazione. In questo momento sarebbero arrivati a Betlemme, ma le fonti non sono state ancora confermate.
Roma: Alitalia applica legge israeliana del 1952In giornata si sono susseguite voci che riferiscono che tre attivisti pro-palestinesi sarebbero riusciti ad entrare nel Paese e a superare il Muro di Separazione. In questo momento sarebbero arrivati a Betlemme, ma le fonti non sono state ancora confermate.
A Fiumicino, sette attivisti italiani sono stati bloccati da Alitalia e
non sono riusciti ad imbarcarsi per Tel Aviv. I sette hanno chiesto di
parlare con il responsabile della sicurezza che si è rifiutato di dare
loro le sue generalità. “Marco” si è limitato a consegnare loro “un
pezzo di carta prestampata – come spiega Patrizia, una delle attiviste
intervistate da Nena News, responsabile dell’associazione umanitaria
Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese – che, con riferimento alla
legge d’ingresso israeliana del 1952, dichiara che la compagnia Alitalia
non si assume alcuna responsabilità per l’applicazione della legge
israeliana. Il dirigente della sicurezza ha rifiutato di incontrarci”.
“Più tardi un portavoce di Alitalia – continua Patrizia – l’unico ad essersi presentato con nome e cognome, ci ha girato la ‘proposta’ delle autorità israeliane, una sorta di accordo per poter entrare in Israele: avremmo dovuto fornire allo Stato di Israele nome, cognome, indirizzo e-mail e numero di passaporto e comunicare dove avremmo alloggiato una volta nel Paese”.
“Solo una provocazione, un modo per farci perdere tempo e per lasciarci in attesa – ha spiegato la donna – visto che Israele conosceva già tutte queste informazioni. Abbiamo rifiutato e abbiamo organizzato un corteo di protesta a Fiumicino, prima di lasciare l’aeroporto”.
Per ore è girata la voce che anche il noto vignettista Vauro Senesi fosse stato bloccato a Fiumicino questa mattina. In realtà, interpellato dal sito Globalist, Vauro ha raccontato che ieri, aggirando i controlli a Roma e mescolandosi ad un gruppo di pellegrini, è riuscito ad imbarcarsi e in questo momento sarebbe a Gerusalemme.
“Più tardi un portavoce di Alitalia – continua Patrizia – l’unico ad essersi presentato con nome e cognome, ci ha girato la ‘proposta’ delle autorità israeliane, una sorta di accordo per poter entrare in Israele: avremmo dovuto fornire allo Stato di Israele nome, cognome, indirizzo e-mail e numero di passaporto e comunicare dove avremmo alloggiato una volta nel Paese”.
“Solo una provocazione, un modo per farci perdere tempo e per lasciarci in attesa – ha spiegato la donna – visto che Israele conosceva già tutte queste informazioni. Abbiamo rifiutato e abbiamo organizzato un corteo di protesta a Fiumicino, prima di lasciare l’aeroporto”.
Per ore è girata la voce che anche il noto vignettista Vauro Senesi fosse stato bloccato a Fiumicino questa mattina. In realtà, interpellato dal sito Globalist, Vauro ha raccontato che ieri, aggirando i controlli a Roma e mescolandosi ad un gruppo di pellegrini, è riuscito ad imbarcarsi e in questo momento sarebbe a Gerusalemme.
Attivisti israeliani arrestati a Ben Gurion
Agli attivisti internazionali arrestati a
Tel Aviv, vanno aggiunti sei attivisti israeliani pro-palestinesi: uno
di loro, Yonathan Shapira del movimento Boycott from Within si è
presentato all’aeroporto con disegni dei bambini palestinesi di
Betlemme. Ma le voci sono discordanti: secondo alcuni testimoni, Shapira
sarebbe stato arrestato, secondo altri sarebbe stato allontanato perché
circondato da fanatici israeliani. Numerosi i membri del National Unit
Party israeliano e rappresentanti dei coloni di Hebron presenti in
aeroporto, che stanno cantando e ballando indisturbati nelle sale di Ben
Gurion.
Lettera di Israele ai “cari attivisti”: andate in Siria
Le autorità israeliane hanno preparato una “lettera di benvenuto” per
gli attivisti pro-palestinesi in arrivo oggi all’aeroporto Ben Gurion di
Tel Aviv. Nella lettera al “caro attivista”, Israele chiede agli
internazionali intenzionati ad entrare in Palestina di convogliare le
loro battaglie per i diritti umani non verso “l’unica democrazia del
Medio Oriente”, dove si rispetta la libertà di espressione, ma verso
altri target: il regime siriano, quello iraniano e quello di Hamas a
Gaza.
“Apprezziamo la vostra scelta di fare di Israele l’oggetto delle vostre preoccupazioni umanitarie – si legge nella lettera di Israele – Sappiamo che ci sono altre scelte migliori. Avreste potuto scegliere di protestare contro le violenze quotidiane del regime siriano contro il suo stesso popolo. O di protestare contro la brutale repressione del regime iraniano verso i dissidenti. Avreste potuto protestare contro il regime di Hamas a Gaza, dove le organizzazioni terroristiche commettono un doppio crimine di guerra, lanciando razzi contro i civili e usando civili come scudi umani”.
Dimenticando che un Paese che pretende di chiamarsi “democrazia” rispetta e non mette sotto silenzio le voci di protesta. Non deporta cittadini europei, non li arresta e non usa il suo potere per obbligare compagnie aeree straniere a impedire la libertà di movimento. Un potere che gli deriva unilateralmente dall’occupazione illegale e in violazione del diritto internazionale della Cisgiordania e di Gaza, dove i veri crimini di guerra sono compiuti dall’esercito, dalla marina e dell’aviazione israeliani.
“Apprezziamo la vostra scelta di fare di Israele l’oggetto delle vostre preoccupazioni umanitarie – si legge nella lettera di Israele – Sappiamo che ci sono altre scelte migliori. Avreste potuto scegliere di protestare contro le violenze quotidiane del regime siriano contro il suo stesso popolo. O di protestare contro la brutale repressione del regime iraniano verso i dissidenti. Avreste potuto protestare contro il regime di Hamas a Gaza, dove le organizzazioni terroristiche commettono un doppio crimine di guerra, lanciando razzi contro i civili e usando civili come scudi umani”.
Dimenticando che un Paese che pretende di chiamarsi “democrazia” rispetta e non mette sotto silenzio le voci di protesta. Non deporta cittadini europei, non li arresta e non usa il suo potere per obbligare compagnie aeree straniere a impedire la libertà di movimento. Un potere che gli deriva unilateralmente dall’occupazione illegale e in violazione del diritto internazionale della Cisgiordania e di Gaza, dove i veri crimini di guerra sono compiuti dall’esercito, dalla marina e dell’aviazione israeliani.
Fonte: Nena News
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