Da Comidad
Molti commentatori hanno notato l'eccessiva tempestività dell'inchiesta
giudiziaria che ha colpito il vertice della Lega Nord. L'aspetto
grottesco di alcuni dei commenti più "autorevoli" ha riguardato invece
la rievocazione del "ruolo storico" svolto dalla Lega nel porre al
centro la "questione settentrionale" e nel rappresentare le "ragioni del
profondo Nord". A tutt'oggi però non si comprende quali istanze sociali
ed economiche siano rappresentate - o siano state rappresentate - dalla
Lega, che si è sempre manifestata come un fenomeno di mestierantismo
politico artificiosamente gonfiato dai media.
Se è vero che l'attuale inchiesta giudiziaria va ad indebolire una
componente della sparuta "opposizione" al governo Monti, è vero anche
che sino a pochi giorni fa si trovava sulla graticola giudiziaria e
mediatica un lacchè del governo come Rutelli. Appena ieri persino
Vendola è finito nell'elenco degli indagati.
In questi ultimi mesi le inchieste giudiziarie hanno bombardato il
sistema politico nel suo insieme, e non solo per la questione dei
rimborsi elettorali. Ed anche ora i moventi "concreti" per lasciar via
libera alle inchieste giudiziarie non mancano.
Venti anni fa, all'epoca di "Mani Pulite", il sistema dei partiti
controllava ancora banche e partecipazioni statali. Oggi la politica
controlla al massimo gli appalti locali, le municipalizzate e le casse
di risparmio; ma per le privatizzazioni anche questi avanzi non sono da
buttare. Nell'affarismo locale la Lega si era ritagliato la sua fetta
praticamente dall'inizio, perciò non si possono presentare le sue
magagne attuali come una degenerazione rispetto ai passati ideali.
Proprio la stampa ufficialmente "avversa" al leghismo, come il
quotidiano "La Repubblica", ha più contribuito a consacrare i falsi miti
della "buona amministrazione" e della "diversità " della Lega. Le
narrazioni giornalistiche sul fenomeno Lega di questi ultimi due decenni
hanno avuto la stessa pretenziosa ed elucubrata pretestuosità dei
dilemmi esistenziali di Batman. Neppure i testi biblici hanno avuto
altrettante esegesi dei rutti di Bossi. All'inizio degli anni '90
giornalisti "insospettabili" come Gad Lerner e Giorgio Bocca si sono
fatti carico di garantire personalmente sull'autenticità del fenomeno
Lega. La malafede e la faccia tosta di un Giuliano Ferrara o di un Luca
Ricolfi si sono poi adoperate per far passare i leghisti come dei
pensatori politici.
L'ideologia della Lega però non è mai andata oltre l'antimeridionalismo,
che non è certo una sua creazione originale. L'antimeridionalismo è
infatti un'invenzione delle classi dirigenti meridionali che così
giustificarono la propria collaborazione coloniale all'annessionismo
piemontese, appoggiato da due grandi potenze dell'epoca, la Gran
Bretagna e la Prussia. Infatti, se si guarda appena oltre l'etichetta,
ci si accorge che meridionalismo ed antimeridionalismo sono la stessa
cosa.
Tutto il discorso leghista si è sempre fondato sulla storica coppia
semantica che è in comune sia a meridionalismo che antimeridionalismo,
cioè "Sud-assistenzialismo". Una coppia semantica è un accostamento di
due parole che presuppongono una tesi non dimostrata, come:
Oriente-dispotismo, crimini-comunismo, Islam-terrorismo,
America-libertà , ecc.
La Lega è stata, ed è ancora, un movimento di supporto e di rinforzo
dell'ideologia dominante, che consiste nel dare per scontato che
l'assistenzialismo costituisca un'esigenza ed un problema dei poveri.
L'importante è che rimanga estraneo alla coscienza comune il dato di
fatto che l'assistenzialismo invece riguarda i ricchi. Anche
l'anti-banchierismo della Lega rimane fermo all'enunciazione retorica, e
non va mai al nocciolo del problema, cioè l'assistenzialismo per
banchieri che si dissimula sotto finte motivazioni ufficiali.
In una delle sue sortite mediatiche la ministra Cuornero ha sbottato
affermando che il governo attuale non è stato messo lì per distribuire
caramelle. Invece le caramelle vengono distribuite eccome, ma i
destinatari dei doni sono sempre le banche. Il welfare per banchieri si
sta dilatando a vista d'occhio.
Tutta la linea del governo mira a rendere obbligatori i servizi bancari:
conti correnti, carte di credito, ecc., aprendo forzosamente un mercato
"povero" che va dai pensionati ai precari; due categorie che
evidentemente costituiscono il nerbo del riciclaggio del denaro sporco. I
servizi "offerti" dalle banche non sono né utili, né competitivi; si
basano soltanto sull'artificioso disservizio creato in altri settori,
come nel caso della domiciliazione delle bollette. Le notizie ufficiali
sul crescente parassitismo bancario non mancano, solo che ci si guarda
bene dal collegare questi fatti a tutti i provvedimenti governativi che
stanno facendo terra bruciata di tutto quanto possa ostacolare
l'invadenza bancaria.[1]
Ora si prospetta persino la graduale scomparsa del denaro contante per
consentire la mitica "tracciabilità ". Il tutto viene spacciato come un
modo per sconfiggere l'evasione fiscale. Ma la scomparsa delle banconote
e l'avvento del dominio assoluto del denaro elettronico si risolvono
solo nell'onnipresente intermediazione parassitaria delle banche. Quando
un'intermediazione diventa un onnipotente passaggio obbligato, non si
capisce perché mai ciò dovrebbe preservare dall'evasione fiscale.
Anche l'evasione può diventare infatti un servizio bancario. Non si
tratta di un'ipotesi, ma di storia recente. La banca britannica Barclays
- una delle maggiori del mondo - si è specializzata nel fornire servizi
di evasione fiscale. Lo scandalo era scoppiato in Gran Bretagna nel
2009 con le rivelazioni del quotidiano "The Guardian", che coinvolgevano
persino due banche italiane, che si erano avvalse dei servizi di
consulenza pro-evasione della stessa Barclays. La Barclays risulta avere
centinaia di dipendenti addetti esclusivamente alla funzione di
escogitare espedienti per l'evasione fiscale. L'operazione illegale che è
stata scoperta ha il nome in codice "Brontos", e pare sia solo una
delle tante.[2]
Le indagini giudiziarie svoltesi successivamente in Italia sono giunte
alla incriminazione dei vertici di Unicredit ed al proscioglimento di
quelli di Intesa San Paolo, così che l'ex manager di quest'ultima - ed
attuale ministro delle Infrastrutture-, Corrado Passera, è uscito
indenne dalle indagini. [3]
Date queste premesse, si comprende come costituisca solo un'operazione
di lobbying bancario il presentare la tracciabilità come una garanzia
contro l'evasione fiscale; infatti il risultato è solo di costringere
gli evasori a versare una tangente alle banche.
[1]
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/12/consumatori-rincari-bollette-banche.shtml?uuid=bd9ec4f0-caa8-11dd-aea7-2c4d60adc688&DocRulesView=Libero
http://www.corriere.it/economia/12_marzo_12/puato-banche-cosi-si-evitano-supercommissioni_f0282086-6c41-11e1-bd93-2c78bee53b56.shtml
[2] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/04/barclays-fisco-banche-italiane.shtml
[3] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-10-19/unicredit-sotto-accusa-evasione-064320.shtml?uuid=AazFg9DE
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