Di Guido Scorza
E’ un autentico golpe contro la libertà di informazione in Rete quello che il Governo dei professori si avvierebbe a realizzare, almeno stando alle dichiarazioni rese, ieri mattina, dal Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel corso di un’audizione dinanzi alle Commissioni VII e VIII.
Ma stiamo ai fatti.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha annunciato, ormai da oltre un anno, l’intenzione di varare un Regolamento attraverso il quale mirerebbe a disciplinare l’intera materia dellacircolazione dei contenuti nello spazio pubblico telematico.
L’occasione – ma forse sarebbe il caso di dire l’alibi -dell’iniziativa regolamentare dell’Autorità è stata offerta dall’ormai famigerato decreto Romani che, a suo tempo, delegò all’Authority il compito di dettare le regole per il rispetto del diritto d’autore da parte dei c.d. fornitori di servizi media audiovisivi ovvero le televisioni dell’era di Internet.
Strada facendo, l’Autorità, si è lasciata tirare per la giacchetta dalle lobby dell’industria dell’audiovisivo le quali hanno chiesto ed ottenuto che le nuove norme che l’Autorità avrebbe dovuto varare, fossero applicabili non già ai soli fornitori di servizio media audiovisivi ma a tutti i “gestori di siti internet”.
Il risultato è che nel luglio dello scorso anno, l’Autorità ha messo a punto uno schema di regolamento attraverso il quale si riserva il potere di vita e di morte su ogni contenuto – non solo audiovisivo – reso disponibile nello spazio pubblico telematico da chicchessia.
All’esito di un procedimento sommario – stando a quanto previsto nel regolamento – su istanza di chi si qualifichi come titolare di diritti d’autore su qualsivoglia contenuto, l’Agcom potrebbe ordinare a qualsivoglia gestore di sito internet di disporre la rimozione del contenuto medesimo anche ove pubblicato da un terzo e, in caso di difficoltà a raggiungere il gestore del sito, potrebbe indirizzare analogo ordine agli internet service provider che rendono possibile la pubblicazione e/o l’accesso al contenuto incriminato online.
Si tratta di norme censoree – nonostante il contrario avviso del Presidente Calabrò – e da Stato di polizia.
Il punto, però, è un altro.
La prima e la più importante critica che in molti, all’indomani della pubblicazione del Regolamento hanno mosso all’Agcom è quella di non disporre del necessario potere per dettare le regole in una materia tanto delicata e complessa, teatro di scontro e confronto di diritti e interessi egualmente importanti e rilevanti: diritti d’autore e libertà di manifestazione del pensiero solo per citare i principali.
E’ un’obiezione insuperabile ed insuperata che, peraltro, renderebbe illegittimo il regolamento Agcom in quanto varato da un’Autorità priva del necessario potere.
Nessuna norma di legge riconosce all’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni tale potere.
E’, d’altra parte, una conclusione che trova una giustificazione nella circostanza che un tema tanto delicato è necessario che venga disciplinato all’esito di un dibattito parlamentare ampio edapprofondito.
Decidere se l’esigenza di tutelare il portafoglio di un titolare dei diritti d’autore giustifichi o meno il rischio di privare un cittadino della libertà di esprimere o leggere un pensiero lecito rappresenta una scelta politica complessa che, in uno Stato di diritto, compete esclusivamente al Parlamento.
E’ per questo che se, effettivamente, il Governo ha deciso – peraltro nelle segrete stanze di Palazzo Chigi – di esautorare il Parlamento del suo ruolo in relazione a questa scelta, demandandola ad un Autorità amministrativa semi-indipendente come l’Agcom, ci troviamo, tecnicamente, dinanzi a quello che nel diritto internazionale, verrebbe definito un golpe: si sta procedendo all’esautoramento del legittimo titolare di un potere – quello legislativo – e lo si sta affidando ad un soggetto cui non solo non compete ma che, per di più, si ritroverà a scrivere regole che sarà esso stesso chiamato ad applicare.
Ma non basta.
Il Governo dei professori, infatti, starebbe “sanando” una situazione di illegalità nella quale ha, sin qui, annunciato di essere intenzionata a muoversi l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riconoscendole, in corsa, un potere che quest’ultima ha manifestato l’intenzione di azionare pur essendone sprovvista.
E’ in corso un autentico sovvertimento delle regole costituzionali ed a farne le spese sarà inesorabilmente la libertà di informazione sul web.
Se questo è questa la strada attraverso la quale il Governo dei professori intende garantire il futuro al nostro Paese, c’è da chiedersi se il futuro che ci attende in fondo a questa strada è quello che vogliamo davvero.
Un Paese meno povero ma meno libero non è quello che sogno per i miei figli.
Da il Fatto Quotidiano
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