Di Alessandro Montesi
Negli Usa si diffondono smpre di più nuove monete locali. Lo scopo è creare un mezzo di scambio alternativo al dollaro con cui fornire accesso al credito e promuovere lo sviluppo sociale. Ma qual è la storia della moneta? Perché vengono create monete alternative? Dalla sua nascita alla fine della convertibilità oro-dollaro, un viaggio nella storia del denaro, di cui Keynes ha detto: «Ha importanza solo per quello che può procurare».
Gli americani credono ancora nel dollaro? A giudicare da quello che sta succedendo all’interno del loro sistema monetario, sembrerebbe di no. Nonostante il forte orgoglio patriottico made in Usa, intorno al dollaro si stanno verificando novità di non poco conto. Preoccupati per il destino della propria moneta – anche a seguito alla sua svalutazione dopo l’introduzione dell’euro – alcuni stati americani hanno deciso di sfidare la Federal Reserve, la banca centrale Usa, proponendo l’introduzione di monete locali. Una “rivoluzione monetaria” che attraversa tutti gli States, partendo dal Minnesota e Georgia, passando per Iowa Tennessee, South Carolina per arrivare in Indiana, Utah nell’estremo Nordest di Washington State.
Perché si stanno diffondendo monete alternative al dollaro? Per rispondere, occorre ripensare il concetto di moneta, come istituzione, funzione e soprattutto come fonte di valore. La moneta è una merce, dato che è scambiabile nei mercati valutari. Rappresenta tutte le altre merci, essendo usata per acquistare altri beni e può essere conservata indefinitamente e all’infinito senza costi, cioè senza perdere la sua capacità di scambio nel tempo (tutti i beni normali, ad esempio frutta e verdura, sono soggetti a deterioramento). Un’altra caratteristica della moneta è quella di poter essere sottratta dal mercato: risparmiare moneta in periodi di crisi, può convenire rispetto a investimenti poco sicuri, nei mercati azionari o immobiliari. La moneta emessa da ogni Banca centrale, cioè la moneta che ha corso legale, riveste tre funzioni: unità di conto (come misura di valore, cioè il prezzo), riserva di valore (appunto perché se accantonata-risparmiata, accresce il valore di risorse del suo possessore) e mezzo di scambio.
E la stessa storia della moneta coincide con la storia dell’uomo. Un possibile racconto potrebbe partire da due testi di Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), l’Etica e la Politica. Se nell’Etica la nascita della moneta come misura di valore coincide con la creazione della comunità, è nella Politica che la moneta diventa mezzo di scambio. Nasce insomma il commercio tra comunità diverse. Manca la terza funzione che ha la moneta oggi, l’essere riserva di valore, cioè una possibile fonte di risparmio. Infatti, essendo le monete coniate con metalli preziosi, ad avere valore non erano le monete stesse ma il materiale con cui erano coniate (oro, argento, bronzo).
Dall’Impero romano passando al Medioevo per arrivare alle grandi monarchie tra ‘800 e ‘900, si può ritenere che la moneta sia stata sempre res principis: spettava, infatti, all’autorità sovrana (il re o lo stato) e non al mercato come accade oggi, definire le caratteristiche legali dei prezzi e il loro valore. La contraffazione delle monete era ritenuto un reato di lesa maestà, dato che ritraevano sovrani e re. Per secoli, fino all’istituzione del primo gold standard (regime aureo) 1717 da parte di Isacc Newton – che fissò la parità della sterlina inglese all’oro – la moneta è stata sempre associata ad un valore metallico. La novità storica del gold standard, rispetto all’antico regime monetario, risiede nella possibilità di pagare i debiti non più in monete (coniate con metalli diversi) ma con una quantità d’oro equivalente al debito, secondo la parità prefissata. Come scrive il professor Luca Fantacci nel libro La moneta, storia di un’istituzione mancata «dalle prime coniazioni auree del re Creso nel VI a.C. fino alla sospensione della convertibilità del dollaro da parte del presidente Nixon nel 1971, l’oro è stata moneta».
Il 1971 rappresenta un punto di svolta nella storia della moneta. Il 25 agosto, il presidente Richard Nixon, minacciato dalle richieste degli ex-alleati di convertire i dollari accumulati durante la fase di ricostruzione europea, spezza il “sacro legame” tra metallo e moneta. Le casse americane infatti non avevano abbastanza oro da coprire tutte le richieste di conversione. In quel momento nacque la moneta com’è intesa oggi, cioè con la caratteristica di riserva di valore. Questa, con le sue tre funzioni, fu denominata Fiat money. Letteralmente significa “lascia che sia fatto”, permette al mercato e non allo stato di attribuire il valore alla moneta senza un sottostante reale che in passato era appunto rappresentato dall’oro. Insomma venne creata la moneta-merce non convertibile, puramente e solamente cartacea, senza alcune sottostante. Con quest’atto, ciò che era la moneta per eccellenza cioè l’oro, perde la sua caratteristica principale: quella di pagare i debiti.
Le monete locali americane che nascono oggi hanno l’intento di ricreare un valore reale sottostante alla moneta cartacea. Infatti, la moneta locale è un accordo per usare un altro mezzo di scambio o unità di conto (ma non riserva di valore) alternativo rispetto al dollaro. Lo scopo è collegare l’accesso al credito con le risorse inutilizzate. Insomma associare un valore reale alla moneta cartacea, promuovere lo sviluppo economico-sociale e costruire un capitale sociale all’interno della comunità. La moneta comunitaria non può essere accumulata o risparmiata, dato che ciò che viene accumulato è oro, argento, cibo (food stamp) o persino tempo (come alla banca del tempo presente anche qui in Italia). Tutto questo accade anche se la costituzione americana, con l’articolo 18, vieta ai singoli stati di emettere o stampare le proprie monete, ma permette la possibilità di creare «monete complementari metalliche di argento e oro come legal tender, come mezzo di pagamento per i debiti».
Una ricerca del professor Ed Collom del dipartimento di sociologia dell’università Southern Maine (Portland, Maine) ha cercato di individuare cosa favorisca l’introduzione delle monete locali. Nascono e si trovano nella città “più giovani”, dove l’età è in media di trentatré anni e dove si verificano alti indici di povertà e la presenza di famiglie povere. Non solo, le monete locali vivono e si diffondono dove è alta diffusione di lavori autonomi e si registrano alti tassi di disoccupazione. La grande diffusione delle monete locali e i suo relativi vantaggi sono confermati dalla grande diffusione che hanno raggiunto. Oltre queste monete ve ne sono 65 dichiarate non ufficialmente attive.
La moneta locale più diffusa si chiama Ithaca hours. È una banconota cartacea collegata al valore del dollaro: al valore di un’ora corrispondono 10 dollari. La risorsa scambiata con questa moneta è il tempo dei residenti della comunità. Creata da Paul Glover nel 1991, la moneta ha raggiunto una grande diffusione, scambiata da una comunità di migliaia di persone, tra cui 400 imprenditori per un giro d’affari di 105mila dollari. Quella che ha creato invece più problemi agli Usa è stata il Liberty Dollar. Coniato in oro e argento, è stato eliminato a seguito ad un’operazione del Fbi (qui il documento che ne attesta l’irregolarità). Questa moneta complementare, creata da Bernand von Nothaus nel1998, aveva un sottostante di metallo che ne garantiva il valore: 10$ erano scambiati per esempio con un’oncia di argento mentre 500$ corrispondeva a un’oncia d’oro. Secondo il suo fondatore, il liberty dollar che aveva raggiunto, nella comunità dove era adottato, un giro d’affari maggiore del 50% rispetto ai dollari. È stato bandito dalle autorità dato che rischiava di minacciare il funzionamento della moneta nazionale.
La grande distinzione tra moneta merce (la fiat money, la moneta che noi utilizziamo quotidianamente), e la moneta non merce (cioè le monete locali) sta nell’estinzione del debito. Con un regime di parità aurea, una banca centrale che vuole emettere moneta e che si indebita verso il circuito interbancario è poi costretta a ripagare il debito con una quantità d’oro prefissata (la moneta quindi coincide con un debito ripagato in oro). In un sistema di fiat money, come quello di oggi, se la banca centrale vuole emettere monete (espansione monetaria) comprando titoli, non deve accantonare niente e basta che stampi semplicemente i “bigliettoni verdi”. Sarà sempre debito che verrà ripagato con l’emissione di un altro debito, cioè moneta che a scadenza sarà pagato con l’emissione di altra moneta che sarà ripagata con l’acquisto di altri titoli e quindi l’emissione di moneta… Insomma, una moneta che rappresenta un indebitamento infinito che non sarà mai effettivamente ripagato dalle banche centrali.
Ma la storia della moneta post 1971 è anche la storia delle sue crisi. Tra il 1973 e il 1975 c’è stata la secondary crisis collegata allo shock petrolifero, seguita dal lunedì nero del ‘87 quando la borsa di New York perse il 23%, fino a quella argentina tra il ‘99 e il 2000. Dopo l’Argentina, ci sono stati i “sei anni di grande pace” alla crisi dei mutui subprime che ha portato alle crisi (e alle recessioni) prima di Irlanda, poi di Grecia e Portogallo, Spagna e Italia, fino a colpire l’intera eurozona. Prima della creazione della moneta merce, tra il XIV secolo e il XIX secolo, sono intercorse un decina di gravi crisi economiche: la crisi del 1375 che porto alla bancarotta la grande famiglia banchiera di Firenze dei Bardi, quella che porto allo scoppio della bolla dei tulipani in Olanda (1637), la depressione post-napoleonica a metà del ’800 e la prima grande depressione tra il (1873-76).
Quindi sembra che la moneta attuale non abbia funzionato molto bene. È difficile pensare che dei fogli di carta così facilmente riproducibili (diversamente dall’oro che è prezioso proprio perché raro) abbiano un cosi alto valore. La moneta non va risparmiata, ma essendo nata come mezzo di scambio va scambiata, come cercano di fare le persone che coniano e utilizzano monete locali. D’altra parte, J.M. Keynes l’aveva ben presente: «Il denaro ha importanza solo per quello che può procurare».
Fonte:Ciacci Magazine
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