Fonte: Comidad
Con tipica tecnica ritorsiva, la propaganda dei media occidentali sta
attribuendo all'Iran tattiche di guerra psicologica in relazione alle
manovre della Marina iraniana nel Golfo Persico. Si può parlare in
effetti di contro-guerra psicologica, dal momento che la spirale delle
minacce di attacco è stata iniziata da Israele molto tempo fa, come
viene sottolineato dalla stampa mondiale non legata alla NATO. [1]
L'Iran è infatti l'unico tra i tanti Paesi attualmente bersaglio del
sedicente Occidente, ad aver assunto la categoria di guerra psicologica
come fondamento della sua strategia anticoloniale, dato che il
disarmare psicologicamente l'avversario è alla base della strategia
della NATO. Le minacce di attacco e le sanzioni economiche hanno lo
scopo di indurre l'Iran ad accettare quel calvario di compromessi,
mediazioni ed ispezioni che hanno come diretta conseguenza non solo di
lasciarsi invadere da spie, ma soprattutto di consentire alle agenzie
dell'ONU, falsamente neutrali, di "lavorarsi" il gruppo dirigente
iraniano, favorendo doppi giochi e defezioni.
Vista l'esperienza dell'Iraq e della Libia, la leadership iraniana
(la diarchia Ahmadinejad-Khamenei), sta quindi cercando di evitare la
trappola delle mediazioni, poiché ormai vi è la convinzione che la NATO
sia determinata ad attaccare, e stia operando di psywar, con sanzioni e
continue accuse, solo per potere arrivare a ridurre al minimo i costi ed
i rischi dell'attacco. Del resto, cercare di ragionare con un Occidente
che lo descrive come il pazzo che vuole l'atomica per cancellare
Israele dalla carta geografica, sarebbe per Ahmadinejad del tutto
irragionevole.
Ma nessun gruppo dirigente è compatto ed il grado di corruttibilità è
sempre molto elevato, tanto più che le sanzioni possono allontanare la
prospettiva di affari a lungo vagheggiati. Anche l'Iran ha infatti in
corso le sue brave compromissioni affaristiche, ed il suo principale
partner di affari è la British Petroleum, proprio la multinazionale che
era dietro il colpo di Stato che rovesciò il primo ministro iraniano
Mossadeq ed insediò il regime dello Scià . La partnership riguarda affari
esterni all'Iran, dato che le sanzioni non consentono alla British
Petroleum di operare direttamente in Iran. Si tratta di sfruttamento di
giacimenti in Azerbaijan e nel Mare del Nord. Quest'ultimo affare
potrebbe essere vittima delle imminenti sanzioni.[2]
Ad avvantaggiarsi di una eventuale ricolonizzazione dell'Iran
sarebbe soprattutto la British Petroleum. In Gran Bretagna vari giornali
hanno fatto circolare documenti ufficiali che dimostrano il diretto
coinvolgimento di questa multinazionale nell'organizzazione della guerra
contro l'Irak del 2003, ed il suo ruolo di predominio nello
sfruttamento del petrolio irakeno.[3]
Il fatto che la British Petroleum intrattenga queste relazioni
d'affari con l'Iran, non va quindi inteso come una sua disobbedienza
alla disciplina NATO. Anzitutto la NATO opera da sempre come una sorta
di agenzia di lobbying della British Petroleum, ed il supremo organo
dirigente della stessa NATO, il Consiglio Atlantico, arriva a diffondere
informative in cui le proposte di "pipeline" della British Petroleum
vengono magnificate come ancore di salvezza per l'Occidente.[4]
La British Petroleum è inoltre in rapporto diretto con i servizi
segreti statunitensi e britannici, perciò gli agenti di questi servizi
beneficiano di una cordiale accoglienza nella multinazionale, dove
vengono immediatamente assunti in qualità di lobbisti non appena lascino
le loro agenzie. La stampa statunitense e quella britannica hanno
segnalato vari di questi casi di "porta girevole" tra servizi segreti e
British Petroleum, che riguardano la CIA ed il MI6.[5]
Quindi, la NATO fa da agenzia di lobbying per la British Petroleum,
ma questa a sua volta fa da cavallo di Troia per i servizi segreti della
NATO. Il lobbying in questa versione hard extreme è attualmente del
tutto legalizzato, tanto che viene da chiedersi quale sia l'effettivo
grado di commistione tra strutture militari e di intelligence con il
sistema delle imprese.
Su istruzioni della NATO, anche il governo italiano, con la Legge
124/2007, ha conferito ai rapporti tra imprese private e servizi segreti
una veste istituzionale. L'articolo 25 della Legge 124/2007 consente
inoltre ai servizi segreti di costituire proprie imprese private a
carattere "simulato", mettendole a carico dei propri fondi riservati; un
articolo che sa di sanatoria per il passato, più ancora che di
indicazione per il futuro.[6]
In più, il Consiglio Atlantico può permettersi di pubblicare senza
pudore un elenco delle multinazionali che lo sponsorizzano; un elenco
reperibile sul suo sito ufficiale. Chissà quante di queste
multinazionali erano nate a loro tempo come "imprese a carattere
simulato". C'è anche da rilevare che attualmente un'istituzione
ufficiale - come è il Consiglio Atlantico - viene citata talmente di
rado dai media, che risulta molto più segreta alle masse dell'ormai
sputtanatissimo gruppo Bilderberg. [7]
La prospettiva di perdere degli affari potrebbe aprire delle brecce
nel regime iraniano, e le attuali relazioni con la British Petroleum
comportano il trovarsi costantemente a rischio di essere infiltrati dai
servizi segreti della NATO. Ma se qualcuno gli affari rischia di
perderli, qualcun altro li sta già perdendo, come nel caso dell'Italia.
Mentre il Presidente del Consiglio Monti, in pura malafede, blatera
di "crescita", intanto l'effetto deprimente delle sanzioni contro l'Iran
si fa sentire sull'economia italiana, tanto che persino il quotidiano
confindustriale "Il Sole -24 ore" ha segnalato che i pagamenti iraniani
alle aziende italiane non possono pervenire a causa del blocco delle
banche occidentali. In questa guerra del lobbying, molte imprese
esportatrici italiane stanno soccombendo. Si vede che non sono nelle
grazie del Consiglio Atlantico.[8
[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.srilankaguardian.org/2011/11/iran-israeli-psywar-indicates-lack-of.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.time.com/time/nation/article/
[3] html&ei=0vH2ToHPGYfk4QTI5M2NCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q7gEwATgo&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Billegal%2Blobbying
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://acus.org/new_atlanticist/bp-pipeline-late-good
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.cbsnews.com/
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dailymail.co.uk/news/
[6] http://www.camera.it/parlam/leggi/07124l.htm
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.acus.org/about/sponsors
[8] http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-12-18/freno-banche-iran-081543.shtml?uuid=AYwmxnsC
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