Il 27 gennaio si ricorderanno, giustamente, le atrocità commesse dal nazi-fascismo nei campi di concentramento, e le leggi razziali che, anche se molti non lo vogliono ricordare, non furono fatte solo in Germania ma anche in Italia. Si ricorda in definitiva cosa è capace di fare l'uomo ai suoi fratelli quando si crede superiore. Ma da dove viene questo antico pensiero del “popolo superiore”? La risposta vi potrebbe stupire…
Come diceva il filosofo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno: "Dopo Auschwitz non si può più fare poesia". E probabilmente aveva ragione e sarebbe stato così se solo questa giornata fosse ricordata come meriterebbe. Perché ormai da parecchi anni sembra che non si possa dire quello che è successo perché “bisogna proteggere i bambini” o “fa troppa impressione”.
Con questo atteggiamento si uccidono per la seconda volta i sei milioni di ebrei, zingari, omosessuali e prigionieri politici che persero la vita nei campi di concentramento. Di conseguenza non si sa bene cosa successe, per esempio, a Birkenau. Nessuno parla della massa enorme di capelli tagliati alle prigioniere, degli occhiali ammucchiati e delle foto che ritraggono i volti dei prigionieri, coscienti di quella che sarà la loro fine, tutto materiale che oggi custodisce il museo di Auschwitz.
Se solo tutti quanti vedessimo queste cose, ci sorgerebbe spontaneamente una domanda:perché?
Perché c'era chi pensava che la propria razza, la propria cultura, fosse superiore. Questo tipo di discorso è incredibilmente moderno, si pensi per esempio alla pretesa dell'occidente di occidentalizzare i paesi islamici, come se non avessero una propria antichissima cultura anche loro. Ma quand'è che un popolo disse per la prima volta di essere superiore rispetto gli altri cioè cominciò quella lunga strada che porterà ai campi di concentramento?
Può essere paradossale, ma è stato proprio il popolo ebreo. Sono gli ebrei i primi a definirsi “il popolo eletto da Dio” loro e loro soltanto. Appare chiaro allora come a questo punto possa partire il discorso ”Se il mio popolo è l'unico eletto da Dio, allora il tuo che è diverso è inferiore al mio”. In un certo senso si può dire che a fondare il razzismo è lo stesso popolo di Israele.
Non è molto diverso il discorso per le altre due grandi religioni monoteistiche: il cristianesimo e l'islam. A differenza del giudaismo, queste due hanno sempre cercato di espandere il proprio credo a un numero più amplio possibile di credenti. Ma in che modo?
Convertendo gli altri popoli, e non solo con le preghiere ma anche con la forza. Si pensi per esempio alla “notte di San Bartolomeo” cioè la notte fra il 23 e il 24 agosto 1572 in cui i cattolici uccisero fra i cinque mila e i trenta mila ugonotti. Nascono così le guerre di religione, combattute fra due fazioni che si fanno portatrici di valori che credono giusti per tutti e, di conseguenza, il nemico che ha un altro codice di valori non è considerato neanche una persona ma un infedele, un essere inferiore.
Ma sbagliano, ebrei, cattolici e mussulmani che siano. Perché nessuno dei tre riesce a capire che i cosiddetti valori “universali” non esistono. Ogni persona e, qualche volta, ogni popolo ha dei propri valori che può condividere al suo interno. Ma ritenerli i “valori giusti” è quanto di più totalitario si possa pensare. Ogni persona, ogni cultura ha la propria sensibilità, la propria storia, il proprio modo di vedere la vita e la morte, le proprie istituzioni, le proprie tradizioni.
Ma nessuna è quella “giusta”, sono tutti orientamenti diversi ed ugualmente legittimi. Non esistono culture inferiori e culture superiori, ieri come oggi: il popoli di Israele non era superiore in quanto “eletto da Dio”, gli ugonotti non erano inferiori rispetto ai cattolici, gli ebrei non erano inferiori rispetti agli “ariani”, l'occidente non è superiore rispetto all'islam.
Se solo avessimo imparato a vedere e rispettare tutto ciò che è diverso dal nostro e dargli la stessa dignità, si sarebbero evitati milioni di morti. Invece siamo ancora qui a pensare che il nostro sia “il migliore dei mondi possibili” e a fare la guerra a chi per sesso, etnia, credo, orientamento sessuale, sensibilità e modo di vedere il modo è diverso da noi. Evidentemente i campi di concentramento non ci hanno insegnato un bel niente.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione